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PERCHÉ PER ALBERTO TRENTINI NESSUNO MUOVE UN DITO (MENTRE PER CECILIA SALA, FAMOSA E FIGLIA DI DUE RICCHI MANAGER, TUTTI SI SONO SCAPICOLLATI)? – L’APPELLO DELLA MADRE DEL COOPERANTE ITALIANO, IN CARCERE IN VENEZUELA DA 100 GIORNI: “MI ASPETTO CHE IL NOSTRO PAESE PRENDA LE DECISIONI URGENTI E NECESSARIE PER RIPORTARLO A CASA. SONO CON IL CUORE IN MANO A CHIEDERE A CIASCUNO DI FARE TUTTO IL NECESSARIO, CON LA MASSIMA URGENZA” – “ABBIAMO SCRITTO ANCHE ALLA PRESIDENTE MELONI. ASPETTO FIDUCIOSA UNA SUA RISPOSTA…”
Lettera di Armanda Colusso Trentini pubblicata da “la Repubblica”
Sono cento giorni che viviamo senza sentire la voce di Alberto. Un’eternità per noi e per lui. Il mio pensiero fisso, la mia preghiera costante è che Alberto esca dall’isolamento e abbia la possibilità di telefonarci.
Se potessi sentirlo, gli direi che lo pensiamo costantemente, di resistere, di non mollare mai e di avere fiducia nel nostro impegno a riportarlo a casa. Gli racconterei della vicinanza e della solerzia commuovente di amici vecchi e nuovi che si stanno adoperando per la sua liberazione.
Abbiamo scritto anche alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per chiederle di percorrere tutte le strade, domandando se necessario il contributo di istituzioni anche di altri Paesi per porre fine il prima possibile alla detenzione di nostro figlio.
Aspetto fiduciosa una sua risposta: aiuterebbe ad alleggerire la mia ansia, e renderebbe l’attesa per il ritorno di Alberto più sopportabile nella speranza che sia anche il più breve possibile.
Come ho scritto alla presidente, ogni sera, quando appoggio la testa sul cuscino, le lacrime arrivano inevitabili. Durante il giorno coltivo la speranza di ricevere una chiamata, una rassicurazione. Ma la notte, mentre tutti dormono, io resto sveglia (perché il dramma che sto vivendo è così grande che non mi fa dormire) e cerco di parlargli, sottovoce. Poi prego.
Anche se fuori è ancora buio, esco all’aria aperta, guardo l’orizzonte sulla laguna e mando un saluto ad Alberto, sperando che in quel preciso istante anche lui stia pensando a noi.
Da quando sono diventata madre ho sempre creduto che i figli, anche da adulti, restano nostri finché hanno bisogno di noi e ora Alberto ha bisogno di noi. Giorgia Meloni è una madre. E lo sa.
Comprendo la complessità della situazione, ma mi aspetto che il nostro Paese prenda le decisioni urgenti e necessarie per riportare Alberto a casa nel più breve tempo possibile.
Alberto è un cittadino italiano, un operatore umanitario che si trovava in Venezuela per svolgere, con professionalità e dedizione, il suo lavoro. Un’attività che, oltre a portare aiuto concreto, rappresenta uno degli strumenti più importanti nelle relazioni internazionali per costruire ponti di solidarietà e cooperazione tra i Paesi.
Dopo questi 100 giorni, sono con il cuore in mano a chiedere a ciascuno di fare tutto il necessario, con la massima urgenza, affinché Alberto possa tornare a casa prima che questa esperienza segni irrimediabilmente la sua vita nel corpo, nella mente e nello spirito.
Lui è il nostro unico figlio e la nostra ragione di vita.
Con speranza e fiducia