SPARATORIA DAVANTI PALAZZO CHIGI - LA PISTOLA DI PREITI NON HA ANCORA UN’IDENTITA’

Federica Angeli per "La Repubblica"

La 7 e 65 usata da Luigi Preiti nella sparatoria del 28 aprile davanti palazzo Chigi, in cui sono rimasti feriti i carabinieri Giuseppe Giangrande e Francesco Negri, non è mai stata utilizzata in altri fatti di sangue. O meglio: è impossibile provare che quella Beretta abbia fatto fuoco prima della tragedia che si è consumata nel giorno del giuramento del governo Letta.

I militari del Racis, cui è stata affidata l'arma per gli accertamenti tecnici, hanno infatti accertato che non è possibile ricostruire il numero di matricola della Beretta in quanto l'abrasione della sequenza di cifre è stata eseguita non solo superficialmente ma anche in
profondità.

A provocare la cancellazione del numero identificativo della pistola è stato uno strumento a percussione, un trapano. E non sarebbe stato Preiti a farlo, come inizialmente si era pensato dopo che nel suo zaino era stato trovato uno strumento scambiato appunto per la punta di un trapano.

Perché quello strumento che portava nella borsa era uno scovolino che serve a pulire la canna dell'arma. E con quello certo non avrebbe potuto rendere la matricola abrasa. Chi gli ha ceduto l'arma dunque si è impegnato per nascondere bene la vita e le ombre della 7,65.

Sempre nei laboratori dei carabinieri del Racis è stato verificato che i bossoli non hanno striature particolari tali da consentire una comparazione con altri episodi criminali. Pertanto dovranno essere eseguiti altri accertamenti per capire la provenienza di quella pistola. Come ad esempio lo studio degli ultimi due anni del traffico telefonico del suo cellulare per arrivare appunto ai contatti che ha avuto per procurarsi la Beretta.

Preiti, nel corso sia dell'interrogatorio davanti ai procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e al sostituto Antonella Nespola, sia in quello davanti al giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra, dichiarò di aver comprato la Beretta a Genova, in un mercato. Nessun dubbio per la procura che l'attentatore di palazzo Chigi abbia dei mandanti, ma sapere da chi ha acquistato la calibro 7,65 è fondamentale per ulteriori sviluppi dell'indagine.

Intanto il gip ha stabilito che Preiti resterà in carcere, malgrado l'istanza presentata dai suoi avvocati che sostengono l'incompatibilità tra le sue condizioni psicofisiche e il regime carcerario. L'uomo resterà ancora in isolamento, nel reparto di osservazione psichiatrica del penitenziario di Rebibbia.

 

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