"SCUSI SE DISTURBO, MIO FIGLIO È MORTO?" - A KIEV ZELENSKY HA ISTITUITO UN NUMERO VERDE CHE SI CHIAMA "TROVA IL TUO CARO" E VERSO CUI TELEFONANO MADRI, NONNE, MOGLI, FIDANZATE, SORELLE RUSSE PER SAPERE CHE FINE HANNO FATTO I PARENTI PARTITI PER LA GUERRA CREDENDO DI ANDARE A FARE ESERCITAZIONI MILITARI - DALL'ALTRA PARTE DELLA CORNETTA RISPONDONO DONNE UCRAINE E SPESSO LA CONVERSAZIONE FINISCE IN LACRIME DA ENTRAMBI I LATI - "STANNO USANDO I NOSTRI FIGLI COME CARNE DA CANNONE"
Anna Guaita per “Il Messaggero”
«Scusi se disturbo...». Una voce rotta dal pianto arriva fievole da una lontana provincia della Russia. A Kiev, nel cuore dell'Ucraina dilaniata, le risponde un'altra voce femminile, con un tono quasi materno. In quelle due voci che dialogano con dolcezza, tutte e due con il pianto a mala pena trattenuto, si riassume la follia di questa guerra.
La voce che chiama è quella di una donna russa che non riesce più ad avere notizie del marito, partito per la guerra credendo di andare a fare esercitazioni militari. La voce che le risponde è di una volontaria ucraina che aiuta le russe a trovare informazioni sui loro cari: «Quando gli ha parlato l'ultima volta? E dov'era suo marito?».
LINEA VERDE
L'iniziativa è stata voluta dal presidente Zelensky, come gesto di buona volontà nei confronti delle mamme in Russia. La linea verde si chiama «Trova il tuo caro» ed è stata annunciata sui social, poi il passaparola ha fatto il resto.
Migliaia di telefonate sono arrivate al numero di Kiev, voci di madri, nonne, mogli, fidanzate, sorelle. Talvolta sono i padri a parlare: «Stanno usando i nostri figli come carne da cannone», si è sfogato il papà di un povero ragazzo di campagna, soldato di leva.
E non mancano le telefonate da altri Paesi, come lo zio che ha chiamato dagli Usa quando la sorella, mamma di un giovane soldato al fronte, gli ha spiegato che aveva paura di telefonare: «Tutti hanno paura in Russia - dice l'uomo che chiama dagli Usa -. Sono tutti controllati. Ci provo io allora. Ogni cosa ci fa pensare che Nikolai sia morto, ma se fosse possibile vorremmo ritrovarne il corpo».
Oramai i morti sono tanti. Il Cremlino dice che sono solo 498, gli ucraini sostengono che si arriva addirittura a 11 mila, il Pentagono ieri ha calcolato che siano un numero imprecisato fra 2 e 4 mila.
I primi funerali di giovani caduti nella guerra in Ucraina fanno la loro comparsa sui social e non c'è censura che tenga. Le foto di lunghe file di auto dietro il feretro di un soldato spingono le mamme russe a cercare notizie dei propri figli.
Una ha provato a contattare la caserma del figlio: «Mi hanno risposto che era a fare esercitazioni al confine con l'Ucraina. Ho risposto che era impossibile, perché nell'ultimo messaggio diceva che si stava muovendo dalla Bielorussia verso l'interno dell'Ucraina. Mi hanno attaccato il telefono in faccia».
Gli ucraini hanno anche stampato volantini per incoraggiare i soldati russi ad arrendersi pacificamente, le foto e i video apparsi sulla pagina Facebook del ministero della Difesa di Kiev mostrano numerosi soldati di Mosca prigionieri di guerra.
Sono quasi tutti soldati di leva giovanissimi, con un'aria molto poco bellicosa. Ha fatto il giro del mondo il video di un ragazzo che accetta un tè caldo da una madre ucraina e usa il telefono della donna per avvertire la famiglia in Russia che è vivo e sta bene.
Non è detto che questa disposizione umanitaria verso il nemico sia solo dettata da un cuore d'oro: il telefono amico, i volantini e le immagini con il tè aiutano l'Ucraina a vincere la guerra dell'informazione e a conquistare la simpatia del mondo.
La Russia non ha simili immagini da condividere e anzi una nuova legge di censura vieta a chiunque di commentare la guerra se non secondo la linea ufficiale del Cremlino. E quel che dicono le mamme e i familiari che trovano il coraggio di chiamare la linea di Kiev non echeggia la propaganda di Putin: «Non volevamo questa guerra, glielo giuro», piange un'altra madre disperata. «Lo so, le credo - risponde la voce amica, anch'essa in lacrime -. Ma non sapete che distruzione avete portato nel nostro Paese».