gettoni telefonici

SE AVETE ANCORA UN GETTONE TELEFONICO, NON LO BUTTATE: POTREBBE VALERE PIU' DI 200 EURO! - I PIU' RARI SONO QUELLI PRODOTTI DALLE TELVE NEL 1932 E QUELLI DELLA TETI NEL 1935 - GLI ERRORI TIPOGRAFICI SPESSO FANNO SALIRE IL PREZZO, MA LA MONETA DEVE ESSERE IN PERFETTE CONDIZIONI - I PRIMI ESEMPLARI DATANO 1927, E FURONO UTILIZZATI PER I TELEFONI DELLA FIERA CAMPIONARIA...

Dal corriere.it

 

1927, il primo gettone alla Fiera Campionaria di Milano

Gettoni telefonici

I primi esemplari di gettone telefonico furono coniati in Italia nel 1927 dalla Stipel, la concessionaria del servizio di telefonia in Piemonte e Lombardia fondata due anni prima. L’occasione fu la Fiera Campionaria di Milano di quell’anno e i gettoni, realizzati in alpacca (una lega di rame, nichel e zinco) o in bronzo, potevano essere utilizzati esclusivamente dai telefoni interni alla fiera.

 

Bisognerà aspettare la fine della guerra, nel 1945, per vedere i gettoni realizzati dalla Teti, la Società Telefonica Tirrena, con le tre scanalature e utilizzabili in ogni telefono pubblico. A coniare questi gettoni fu la E.S.M., Emilio Senesi Medaglie di Milano, produttore unico fino al 1959, anno in cui faranno la loro apparizione i gettoni che tutti coloro nati nel secolo scorso conoscono bene (da questo momento la produzione vide anche l’Industria Politecnica Meridionale di Arzano, la Costruzioni Minuterie Metalliche di Sant’Agata li Battiati e la Urmet Costruzioni Elettrotelefoniche di Torino).

 

Cabine telefoniche

Questi gettoni sono stati usati fino al 31 dicembre 2001, anno in cui venne messo fuori corso dalla Telecom e sostituito definitivamente dalla scheda telefonica e dall’euro per il funzionamento degli apparecchi telefonici.

 

Il gettone telefonico è uno di quei rari casi di “moneta” non emessa dalla zecca di Stato, ma accettata da tutti come denaro. E come tutte le monete, soprattutto fuori corso, anche i gettoni hanno un loro mercato tra i collezionisti. E, dunque, un loro piccolo valore.

 

Gettone Stipel 1927 2

Le origini del telefono pubblico

Prima di parlare dei gettoni, però, vale la pena di raccontare, anche se brevemente, la storia della telefonia in Italia. Il telefono pubblico nacque nel 1881. Lo Stato però gli preferì il telegrafo e lasciò il nuovo mezzo all’industria privata. Questo portò a una frammentazione delle ditte concessionarie e a un notevole ritardo rispetto agli altri Paesi europei.

 

Bisognerà attendere il 1923 perché una commissione statale decida i capitolati da stipulare con le nuove concessionarie e fissi la ripartizione del servizio telefonico in 5 zone territoriali, con relative concessionarie, oltre a una sesta zona per la gestione delle linee interurbane e internazionali:

 

GETTONE

1° zona: Stipel (Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda), che operava in Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia.

2° zona: Telve (Società Telefonica delle Venezie), che operava in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

3° zona: Timo (Società Telefoni Italia Media Orientale), che operava in Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Molise e nelle Marche.

4° zona: Teti (Società Telefonica Tirrena), che operava in Liguria, Toscana, Lazio e Sardegna.

5° zona: Set (Società Esercizi Telefonici), che operava in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

6° zona: Asst (Azienda di Stato per i Servizi Telefonici).

 

Ben presto, però, si verificò una parziale concentrazione proprietari: la potente Società idroelettrica piemontese (Sip) nel giro di pochi anni prese il controllo di ben tre concessionarie (la Stipel, la Telve e la Timo). La Teti era invece controllata da La Centrale, la finanziaria delle famiglie Orlando e Pirelli. La Set, infine, era legata al gruppo svedese Ericsson.

 

Gettoni telefonici

Allo scoppio della crisi economica del 1929, la Sip era controllata dalla Banca Commerciale Italiana, che nel 1931 la cedette, insieme alle altre partecipazioni industriali, alla propria finanziaria Sofindit. Non essendo possibile risanare le imprese del gruppo Comit, esse furono vendute al neocostituito Iri. Così lo stato italiano si ritrovò nuovamente padrone della maggioranza del settore telefonico nazionale.

 

Gettoni telefonici 2

L’Iri, a sua volta, scorporò dal gruppo Sip le tre società telefoniche e le fece confluire sotto il controllo della finanziaria Stet (Società Torinese per l’Esercizio Telefonico). Nel 1952 fu impiantata la prima cabina telefonica d’Italia, in piazza San Babila, a Milano, mentre il decreto ministeriale del 1957 impose che la Teti e la Set fossero cedute all’Iri.

 

Nel 1958 le due concessionarie passarono alla Stet. Ormai lo stato controllava tutto il sistema telefonico italiano, anche se rimanevano formalmente in vita le cinque concessionarie. La Telecom sarebbe nata nel 1994.

 

Le prime tipologie di gettoni

Gettoni telefonici Stipel

Come spiega il network di numismatica LaMoneta.it, all’inizio esistevano 3 tipologie di gettoni, a seconda della distanza della telefonata:

Tipo A: gettone urbano per chiamate fino a 3 km di distanza. Riconoscibile per avere due scanalature su una faccia e una scanalatura centrale sull’altra.

Tipo B: gettone urbano per chiamate tra i 3 e i 10 km. Ha una scanalatura laterale per ciascuna faccia.

Tipo E: gettone interurbano per chiamate oltre i 10km di distanza dalla centrale principale. Presenta due scanalature, una centrale e l’altra laterale, su una delle due facce.

 

Gettone Stipel 1927

Gettone Stipel 1927

Il primo gettone telefonico coniato in Italia, quello della Stipel del 1927, rappresenta uno dei piccoli cimeli della numismatica del nostro Paese. Trovarlo nel cassetto di un mobile del bisnonno non è facile. Per riconoscerlo occorre sapere che ha una doppia scanalatura. Sul lato alto della moneta la scritta S.T.I.P.E.L. e la sigla dell’azienda produttrice. Al centro della moneta, sul rilievo più grande, il disegno di una “cornetta” (all’epoca erano così i telefoni) che si appoggiava all’orecchio mentre il microfono era fisso nell’apparecchio.

 

In basso, vi è l’anno di conio: 1927 e la scritta Anno V dell’epoca fascista. L’altro lato del gettone ha una sola scanalatura e il nome esteso della società produttrice: Società telefonica interregionale piemontese e lombarda. In genere sono in ottone (più rari quelli in ferro).

 

Come per le monete da collezione, perché un gettone abbia valore deve essere in perfette condizioni, ovvero senza graffi o scalfiture. Quelli che valgono di più sono quelli con piccoli errori di conio (un esempio: l’assenza dell’ultimo punto dopo la L): in questo caso si possono superare facilmente i 100 euro. Per tutti gli altri casi, invece, il valore all’asta si aggira tra i 30 e i 40 euro.

 

Gettone Timo 1928

Gettone Timo 1928

Nel 1928 l’officina Timo di Bologna conia questo gettone nichelato. Nella faccia in alto troviamo scritto 1928 e al centro il doppio rombo con la sigla TIMO, mentre in basso “ANNO VI°” dell’era fascista. Sul rovescio vi è la scritta “TELEFONI ITALIA” subito sotto la scanalatura “MEDIA ORIENTALE”.

 

Si tratta di un gettone estremamente raro e sul mercato si può trovare a prezzi che variano dai 100 ai 200 euro.

Gettone Telve 1932

 

Gettone Telve 1932

Il gettone Telve disco combinatore è considerato rarissimo. Realizzato in ottone nel 1932, sul dritto ha una scanalatura e a destra 4 righe con scritto “SOCIETA’ TELEFONICA DELLE VENEZIE”, sul verso l’immagine di un disco combinatore.

 

Il suo valore supera i 250 euro all’asta.

 

Gettone Set 1934

Gettone Set 1934

Il gettone delle officine Set di Napoli del 1934 ha il dritto e il rovescio identici: al centro si trova la scritta “S. E. T” circondata da un’altra scritta: “SOCIETA’ ESERCIZI TELEFONICI”. In basso vi è una stella a 5 punte, mentre la corona esterna è formata da 12 triangoli uguali. Di questo gettone esistono delle varianti, con il punto alla fine di S.E.T o con la corona formata da triangoli alternati da 8 o 11 raggi.

 

Il valore può raggiungere anche i 70 euro, senza il punto finale, e superare i 180 euro se vi è il punto.

 

Gettone Teti 1935

Il gettone coniato dalla Teti di Roma nel 1935 è considerato raro. È fatto di una lega di metalli dove la quantità di alluminio è variabile, cosa che ne modifica il colore. Sul dritto, al centro, vi è scritto“TETI” su reticolato a quadretti. Sul verso si trova il disegno di un grande disco combinatore su sfondo reticolato a quadretti.

Gettone Teti 1935

 

Il valore si aggira attorno ai 20 euro, ma quando la conservazione è eccezionale si possono superare anche i 200 euro.

 

I gettoni dal 1959

Come detto, nel 1959 nacquero i gettoni usati fino al 31 dicembre 2001. Questi gettoni, decisamente più diffusi di quelli precedenti, sono realizzati in ottone e nel dritto presentano al centro su due righe la scritta “GETTONE || TELEFONICO”, mentre in basso un ovale con la data nella forma anno e mese (AAMM). Sul rovescio, al centro, l’immagine di un telefono.

 

Gettoni dal 1959 in poi

Questi gettoni furono coniati dallo stabilimento E.S.M. di Milano. La Emilio Sensi Medaglie fu produttore unico dei gettoni telefonici dal 1959 al 1971. Dunque, il primo gettone ha come data la 5909, dato che le quattro cifre presenti sotto la dicitura “gettone telefonico” indicano l’anno e il mese di conio. Dall’aprile 1972 e fino al 1980, per differenziare la propria produzione da quella dei concorrenti, la E.S.M. cominciò ad imprimere il proprio marchio sui gettoni.

 

Gettoni telefonici 3

Il valore del gettone nel 1959 era di 30 lire, nel 1964 di 45 lire (corrispondenti allora all’importo di 3 scatti telefonici), poi dal 1972 di 50 lire, dal 1980 di 100 lire e dal 1984 di 200 lire, venendo adeguato alla variazione del costo e della durata dello scatto telefonico.

 

Attualmente, nel mercato del collezionismo, un gettone ha valore solo se conservato in maniera ottima. Nella maggior parte dei casi il valore del singolo gettone telefonico non è superiore a un euro. Ma ve ne sono alcuni che valgono di più: quelli con l’anno/sigla 7502, 7706, 7803, 7901, 8011 possono arrivare fino a 15 euro, mentre quelli con anno/sigla 6504, 7110, 7304, 7412, 7704 fino a 50 euro.

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