"SE TI SERVE QUALCOSA DENTRO, LEI È DEI NOSTRI" - IL BOSS STEFANO TRIPODI DEFINIVA COSÌ SUOR ANNA DONELLI, LA RELIGIOSA FINITA IN MANETTE NELL'INCHIESTA DELLA PROCURA DI BRESCIA CONTRO UN PRESUNTO GRUPPO CRIMINALE LEGATO ALLA 'NDRANGHETA - SECONDO L’ACCUSA, LA SORELLA VENIVA USATA PER PORTARE MESSAGGI DENTRO LE CARCERI DI MILANO E BRESCIA - ROBERTO SAVIANO: "A VOLTE LA SUORA SEMBRA MANIPOLATA DAL CLAN, IN ALTRE SEMBRA CONSAPEVOLE E VOLONTARIAMENTE COMPLICE..."
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C'E' ANCHE UNA RELIGIOSA, SUOR ANNA DONELLI, TRA I 25 ARRESTATI NELL\'INCHIESTA ANTI NDRANGHETA
Estratto dell'articolo di Roberto Saviano per il "Corriere della Sera"
Il sistema finanziario delle organizzazioni mafiose italiane è tutto nel Nord Italia. Il Sud conserva un asset militare ma è la Lombardia il centro italiano degli affari criminali del Paese, la regione più mafiosa del Paese. L’inchiesta di Brescia sembra svelare come l’imprenditoria locale in difficoltà chieda aiuto all’imprenditoria solida ’ndranghetista che sfrutta questo legame per poter costruire una classe politica alleata.
Tutto è comprensibile in una intercettazione tra Mauro Galeazzi, ex assessore comunale in quota Lega di Castel Mella (Brescia) con il boss Stefano Tripodi, che gli suggerisce di avvicinarsi a «uno dei nostri», ossia il medico Giovanni Acri (in quota Fratelli d’Italia): «Se tu ti strofini con lui un pochettino, mangiate la stessa politica, ti presento io». Tripodi racconta che Acri aveva anche curato un affiliato ferito durante una rapina a un portavalori.
Strofinarsi. Ecco il verbo che usa Tripodi, strofinarsi significa frequentare, non per forza allearsi o diventare sodali. In Italia tutti si strofinano con tutti. Galeazzi, secondo l’inchiesta, si era avvicinato ai Tripodi, come accade sempre di più agli imprenditori devastati dalla crisi, per ottenere liquidità che le banche non danno più, nell’assoluto silenzio politico. Nella ricostruzione della Procura non ha soldi per aprire cantieri in cui ha già incarichi e quindi si rivolge a Tripodi: la regola delle ’ndrine è sempre quella di diventare partner dell’impresa e non solo «cravattari». [...]
Secondo un’altra inchiesta, della Procura di Milano, lo stesso Acri, FdI, si era dimesso dal consiglio comunale di Brescia per far spazio a un candidato vicino a Carlo Fidanza, Giangiacomo Calovini. In cambio, secondo i pm, suo figlio Jacopo era stato assunto come assistente del capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo.
POLIZIA OPERAZIONE CONTRO 'NDRANGHETA
Dietro la strategia politico economica c’è la famiglia Tripodi, una delle consorterie più potenti d’Italia: le radici sono in Calabria, il territorio d’affari è Brescia, «capitale» della fatturazione falsa. Tripodi è un «santista», lo dichiara lui stesso: appartenere alla Santa significa far parte della Società maggiore ndranghetista, una camera di 33 capi che hanno il mandato di poter interagire con magistrati, poliziotti, politici. [...]
Tripodi ha una risorsa particolare: è suor Anna Donelli. «Se ti serve qualcosa dentro è dei nostri». Secondo l’accusa suor Anna è usata per portare messaggi dentro gli istituti penitenziari di Milano e Brescia: l’obiettivo dell’organizzazione è avere una persona che possa entrare e uscire dal carcere e portare non solo comunicazioni a chi è dentro, ma monitorare informazioni. Comprendere se qualcuno si sta sentendo solo e quindi pensa di tradire, assistere i detenuti e carpirne le intenzioni. Questo è l’obiettivo di Tripodi.
OPERAZIONE CONTRO 'NDRANGHETA 1
Nel corso della lunga storia criminale italiana c’è stato solo un altro eclatante caso di suora arrestata: era il 1983 e suor Aldina Murelli fu accusata di aver collaborato con Raffaele Cutolo. Prendeva 500 mila lire a servizio, mentre nell’inchiesta bresciana non emerge il vantaggio per suor Anna.
Ci sono però due episodi inquietanti: suor Anna risulta presente nel corso di incontri negli uffici di Flero (Brescia) dove i Tripodi hanno un’azienda. Davanti a lei il boss esprime soddisfazione per la crescita di Andrea Costante a cui presto — dice — insegnerà a sparare. La religiosa è consapevole del potere d’intimidazione dei Tripodi, racconta di aver tranquillizzato una nipote dopo un incidente dicendo che aveva amici a cui avrebbe fatto risolvere la questione. [...]
Ora, la vicinanza al mondo criminale anche in ottica di redenzione, può far tacere dinnanzi a manifestazioni di forza, la testimonianza è anche essere lì quando si esaltano armi e comportamenti criminali proprio perché nel lavoro di affiancamento di ogni giorno il fine è la redenzione, non la denuncia del singolo reato. Ma in questa vicenda suor Anna sembra in alcuni casi manipolata dal clan nel suo lavoro di volontaria, in altre occasioni invece sembra consapevole e volontariamente complice.
Ma perché? Voleva la loro fiducia per poter sperare in una redenzione? I due pilastri italiani, famiglia e religione cattolica, sono anche i due pilastri delle mafie. Basta un attimo per scoprire famiglie con le regole di un clan e con una doppia morale, punitiva e violenta, delle mafie. [...]