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COTTO, SERVITO E FOTOGRAFATO - SI CHIAMA “FOODPORN” LA PROPENSIONE QUASI OSSESSIVA DI FOTOGRAFARE E POSTARE SUI SOCIAL I PIATTI CHE STIAMO PER ASSAPORARE. UNA PERSONA SU QUATTRO HA QUESTA MANIA. E INTANTO I RISTORANTI SI SCELGONO SEMPRE DI PIU’ SU INTERNET
Rosita Rijtano per “Repubblica.it”
Immaginare una cena tipo nel 2030: il ristorante lo si sceglie cercando indicazioni sul web. Il pasto si ordina a casa attraverso un'applicazione o un bot, niente contanti: si paga con smartphone. Dieci minuti dopo alla nostra porta bussa un robot. E una volta imbandita la tavola, guai a toccare il piatto. Non prima della classica foto di rito da condividere istantaneamente su Facebook o Instagram. La tecnologia, in generale, e i social, in particolare, stanno cambiando sempre più il nostro rapporto con il cibo. Forse meno velocemente rispetto ad altri settori.
Ma inesorabilmente. Una rivoluzione che tocca il metodo in cui scegliamo i luoghi dove mangiare, in che maniera ne parliamo, e quali mezzi utilizziamo per condividere le nostre esperienze. "Il paradigma è mutato completamente", dice Nerina di Nunzio, un passato nel mondo del cibo, e ora direttrice della sede romana dell'Istituto Europeo di Design, dove non a caso sta organizzando una serie di corsi per divulgare la cultura gastronomica.
A essere stravolto è stato innanzitutto il modo in cui rispondiamo a una domanda semplice ma cruciale: quale ristorante scegliere? Perché dal suggerimento giusto o sbagliato possono dipendere le sorti di una serata. Se prima i consigli spettavano alla vicina di casa o all'amica, adesso c'è la Rete. Dai siti specializzati ai food blogger che delle recensioni hanno fatto una fonte di sostentamento. Innegabile: internet ha assunto un ruolo primario. Come dimostra una ricerca condotta da TradeLab, commissionata dalla rivista Mixer, e presentata alla Social Media Week: manifestazione che ha l'obiettivo di esplorare l'impatto culturale, sociale ed economico dei social network.
Un’analisi che ha coinvolto circa 2mila consumatori italiani tra i 15 e i 65 anni, intervistati attraverso un questionario online. La scoperta: in cerca d'informazioni setaccia il web il 61,5% degli interpellati. Le notizie più preziose? Il livello dei prezzi, i commenti di altri consumatori e il tipo di cucina e di offerta. La fonte più utilizzata, in questo caso, è il sito istituzionale (62,5%). Segue Tripadvisor (62,3%) che stacca Facebook, fermo al 33,3% delle preferenze. "La Rete è importantissima: oggi è così che la gente si parla", commenta Cristiano Tomei, chef stellato del ristorante L'Imbuto. "Ho dei clienti di Singapore che mi hanno mandato degli amici australiani. Il passaparola è diventato social".
Altro versante, altre dinamiche: da noi l’abitudine a comprare cibi e bevande online è ancora poco diffusa. Ma il trend potrebbe crescere nei prossimi anni. "Considero la tecnologia un abilitatore di fenomeni già esistenti", ci spiega Daniele Contini, country manager per l’Italia di Just Eat, colosso delle consegne a domicilio che nel nostro paese conta 4800 ristoranti affiliati, sparsi in 400 città. "Infatti, dato che gli italiani sono delle persone tendenzialmente socievoli, stiamo riscontrando che anche nel food delivery il consumo è sociale.
Nell'80% dei casi le persone non ordinano solo per se stesse, ma per l'intera compagnia. Si tratta, quindi, di un'occasione per stare insieme. L'hi-tech semplicemente facilita tutto il processo". Lo scorso luglio Just Eat ha iniziato a testare robot per la distribuzione, sulle strade di Londra. Si sostituiranno presto al pizza boy? "Al momento sono solo esperimenti, è un processo di lungo periodo", conclude Contini.
Piatto in tavola. Giù coltello e forchetta, in mano lo smartphone. Momento foto. Lo chiamano foodporn, tradotto è la propensione quasi ossessiva di fotografare tutto ciò che stiamo per assaporare. Per condividerlo sul social, prima di mangiarlo. Stando ai dati TradeLab, quando si va al ristorante, un intervistato su quattro pubblica immagini o video della propria esperienza nel locale. Un'abitudine per i più giovani.
Per avere idea delle dimensioni del fenomeno, è sufficiente fare una ricerca su Instagram, piattaforma privilegiata quando si parla d'intrattenimento culinario. Con la parola chiave #foodporn vengono fuori 70,3 milioni di risultati. Una vera mania che sembra avere effetti non trascurabili sulla psiche. E di cui chef Tomei non è molto contento: "Il cibo è tangibilità", dice, "alcuni piatti vanno mangiati entro determinati tempi. Se no diventa come il sesso virtuale, solo una forma di onanismo".