TONACHELLE PORCELLE: AI FESTINI DI DON CONTIN HANNO PARTECIPATO ANCHE ALTRI PRETI! 2. SI TRATTA DI RELIGIOSI AMICI PER I QUALI L’EX PARROCO DI SAN LAZZARO METTEVA “A DISPOSIZIONE” LA 49ENNE PARROCCHIANA DIVENTATA, NEGLI ANNI, IL SUO OGGETTO SESSUALE - L’INCHIESTA DEVE FARE I CONTI CON LA RESISTENZA DELLA CURIA DI PADOVA CHE HA EVITATO DI CONSEGNARE I FASCICOLI DEL TRIBUNALE ECCLESIASTICO DIOCESANO AI CARABINIERI
Nicola Munaro per www.corriere.it
È una frase soltanto, ma potrebbe avere un effetto deflagrante. Alle orge organizzante da don Andrea Contin, l’ex parroco di San Lazzaro indagato per violenza privata e favoreggiamento della prostituzione, «hanno partecipato altri preti». Il j’accuse, pesante ma che la procura non ha sottovalutato allargando l’inchiesta sull’ex parroco, arriva direttamente dalla stessa voce che il 6 dicembre ha acceso la miccia dell’indagine penale che ha portato una perquisizione nella canonica di don Contin a quattro giorni da Natale. Da quel momento nulla è stato più lo stesso.
LA PARROCCHIA DI SAN LAZZARO DI PADOVA DI DON ANDREA CONTIN
Don Andrea che lascia il posto avuto una decina d’anni prima – quando arrivò a sostituire don Paolo Spoladore, spretato dal Vaticano per un figlio che il tribunale gli ha riconosciuto – e un mondo sommerso e perverso che viene a galla, ferendo dritto al cuore la comunità di San Lazzaro a Padova e portando sotto gli occhi di tutti quanto don Andrea custodiva geloso in una stanza della canonica, chiusa a chiave e trasformata in set porno con catene, stivali vertiginosi, manette, fruste, collari e una collezione di falli. Dal più piccolo al più grande. Tutto descritto nella denuncia della quarantanovenne parrocchiana ai carabinieri, dopo una vita da amante costretta a subire rapporti con altri uomini. E, lo si scopre ora, con altri sacerdoti.
Preti amici che don Andrea avrebbe contattato per mettere a disposizione la sua donna. Al momento nessuno di questi uomini di Dio è indagato, né tantomeno sospettato di aver commesso un reato penale. La procura però non ha preso sotto gamba le parole della donna (gran parte della stessa denuncia è stata poi comprovata dalle perquisizioni, e questo la renderebbe attendibile su tutta la linea, ndr), dando incarico ai carabinieri del maresciallo Alberto Di Cunzolo di risalire ai sacerdoti del Padovano tirati in ballo e poi interrogarli, per capire la loro posizione.
È, questo, un punto estremamente delicato delle indagini, se non altro per l’effetto dirompente dell’accusa. Come se non bastasse c’è poi il lato politico dell’inchiesta, con la magistratura chiamata a muoversi nel rispetto dei Patti Lateranensi e dell’autonomia della Diocesi. Due scudi che la Curia padovana ha levato fin da subito, evitando di consegnare i fascicoli del Tribunale Ecclesiastico Diocesano all’Arma.
Era il 22 dicembre quando il maresciallo di Cunzolo bussava agli uffici di via Dietro Duomo chiedendo conto del passato di don Contin. Un passato che c’era, come testimoniano l’audizione al Tribunale Ecclesiastico padovano della donna che poi ha denunciato il sacerdote, e il secondo esposto portato in Curia da un’altra parrocchiana per denunciare la sua storia di sesso con don Andrea.
Il giorno prima una pattuglia dei carabinieri aveva sollevato il velo sulla doppia vita del parroco, che da lunedì ha come avvocato il penalista Gianni Morrone, subentrato al collega Michela Godina. Sempre lunedì l’inchiesta ha mosso il secondo passo ufficiale.
Il sostituto procuratore Roberto Piccione ha incaricato l’ingegner Nicola Chemello di aprire il pc e i dvd di don Andrea. Novanta giorni di tempo per visionare e fare una relazione su una decina tra dvd (diventati famosi per essere stati catalogati con i nomi dei papi) e vecchie cassette Vhs, un pc, una decina di chiavette Usb, un tablet, lo smartphone e un altro cellulare del sacerdote e i cinque telefonini della vittima.
Lì sarebbero custodite le immagini dei rapporti di don Andrea con le sue donne, una ventina in tutto. Riprese fatte dal parroco durante i rapporti, di coppia e di gruppo. E in quei filmati la procura intende trovare la prova non tanto delle orge (confermate dalle altre sei donne sentite a cavallo di Capodanno) quanto della consegna del denaro da parte degli uomini che a quegli incontri partecipavano. Dall’analisi del materiale tecnologico potrebbero spuntare link a siti o annunci cercati o postati dal prete su internet, dov’era lui – dice la denuncia – a cercare altri uomini e organizzare gli incontri per soldi. Anche se adesso lo snodo cruciale è un altro: capire chi siano i preti del Padovano coinvolti nelle orge. Trovarli e interrogarli per scoprire di più sulla vita nascosta di don Andrea Contin.