daniele scardina leotta

“QUELLO CHE MI È CAPITATO È IN PARTE COLPA DELLA BOXE, TORNERÒ A CAMMINARE” - IL PUGILE DANIELE SCARDINA, AL SECOLO "KING TORETTO", SI RACCONTA IN UN LIBRO E A “CHI”, DALL’EMORRAGIA CEREBRALE AL RITORNO ALLA VITA: “PER I MEDICI SONO UN MIRACOLO. HO DOVUTO IMPARARE DI NUOVO TUTTO. ANCORA ADESSO NON SEMPRE MI ESCONO LE LACRIME” – IL PRIMO INCONTRO IN UN CARCERE, LA FEDE E LA STORIA CON DILETTA LEOTTA: “ALL’EPOCA IO ERO IL PIÙ VINCENTE E LEI LA PIÙ BELLA, MA NOI DUE NON ABBIAMO MAI “USATO” LA NOSTRA RELAZIONE, È STATO UN AMORE VERO E IMPORTANTE. LE STORIE FINISCONO, RESTA IL BENE. HO VOGLIA DI TORNARE A INNAMORARMI…”

Azzurra Della Penna per chimagazine.it - Estratti

 

daniele scardina

 

«Mi alzo, prego, faccio colazione – sono goloso, brioche – poi mi alleno, o al San Raffaele o a casa, sempre, tutte le mattine e come sempre, come tutti, quando devi cominciare dici: “Uffa”. È dura. Poi, però, appena fai il primo movimento si accende la luce. Ehi, comunque, il giorno dopo è uguale, devi tornare a convincere il tuo corpo».

 

Daniele Scardina, King Toretto – il suo nome lo deve a Fast & Furious – il campione italiano di boxe che conquistò il mondo a cominciare dall’America, prima New York e poi Miami, è a letto, si scusa, ma oggi all’allenamento, appunto, si è stancato.

 

Ha uno sguardo, però, Daniele che è luce, luce che il 28 febbraio 2023 si è spenta improvvisamente: emorragia cerebrale, corsa all’ospedale, coma.

 

Risalire da quel buio è stato un viaggio. «C’erano mia madre, mio fratello, i miei amici, che sono famiglia. Ho voluto vivere, risvegliarmi, ho voluto tornare a ogni costo. Ho combattuto dentro quel buio della mia anima con i denti, con la punta dei capelli, con i lobi delle orecchie, ho combattuto con ogni fibra che avevo, che ho». Daniele conosce la poesia Invictus? Si chiude con questo verso: «Non importa quanto sia stretta la porta/quanto piena di castighi la vita/Io sono il padrone del mio destino/io sono il capitano della mia anima».

daniele scardina king toretto cover

 

A Daniele piace ricordare. Tutto. Quando si è svegliato non aveva la memoria a breve termine, oggi ha scritto un libro, King Toretto. La mia storia di vittorie e ko, dentro e fuori dal ring (De Agostini), in libreria dal 21 gennaio. «Non è stato difficile, è la mia vita».

 

Ma è vero che il primo incontro disputato oltreoceano fu in carcere?

«In carcere, sì, a Santo Domingo. È andata così: arriviamo là da Miami, dove vivevo, e ci portano davanti a questo carcere. E no, non lo sapevo all’inizio, quando l’ho scoperto, ho detto: “Vabbè, andiamo”. Entro e mentre mi scaldo c’è il caos, tutti che gridano, sbattono delle mazze contro le pareti, per terra, sembra l’inferno. Allora inizio a parlare con un detenuto, perché io parlo spagnolo come i domenicani. Me lo faccio amico e dico: “Quando combatto io, fate il tifo per me”. E così è stato. Ma me ne sono capitate di cose».

 

 

Sempre pronto a tutto?

«Per forza, devi essere forte, sennò vai giù, non c’è storia, o sei forte oppure… sei forte, questo l’ho imparato qui a Rozzano, da piccolo».

 

Ora che cosa sogna Daniele?

daniele scardina

«Prima sognavo di essere il campione del mondo, il re della boxe, il più forte e il più grande. Ora il mio sogno è quello di tornare a camminare. Ci sto riuscendo, piano, piano».

 

È vero che vuole aprire una palestra “speciale”?

«Sì, qui a Rozzano ce l’ho già una palestra “normale”, anche se non ci vado da tempo, però, più avanti voglio fare “una roba sociale”, voglio aiutare i ragazzi, i disabili o i più bisognosi, quelli che magari sono stati abbandonati a se stessi e alla strada. Vede, tutti dovrebbero avere una chance, una almeno. Un bambino viene al mondo e non è colpa sua come viene tirato su e, quindi, è giusto dare una chance a tutti».

 

(...)

 

E dopo?

«Quando mi sono risvegliato non avevo il movimento, la memoria, non avevo la parola, ho dovuto imparare di nuovo tutto, tutto quanto. Non riuscivo a parlare, a ridere, a piangere, ancora adesso non sempre mi escono le lacrime».

 

Dove ha trovato la forza per ritrovare la memoria, la parola, la risata?

il servizio di le iene su daniele scardina

«Dio mi ha aiutato, ma io l’avevo scoperto prima che avessi l’emorragia cerebrale, quando stavo a Miami. È capitato un giorno, ero con mia cognata e sono andato in chiesa, e quando siamo entrati in questa chiesa cristiano-evangelica, beh, quando conosci Dio non hai alternativa, ti puoi soltanto innamorare».

 

Come si concilia la boxe con la fede?

«È strana la fede per un uomo che usa i pugni? Perché Dio è amore? Ma nella boxe si rispetta l’avversario, la boxe è uno sport nobile, mi piaceva tirare di boxe, tantissimo, ora quel fuoco che portavo sul ring è ancora e sempre con me, dagli allenamenti sono passato alla riabilitazione e questo mio corpo perfetto (a suo modo ora) mi aiuta».

 

Tornando al suo risveglio, quali episodi le hanno maggiormente parlato al cuore?

il servizio di le iene su daniele scardina

«Vede, ho dovuto anche re-imparare a mangiare. E mia mamma prima che i medici glielo permettessero, mamma mi ha portato da mangiare, delle polpette piccole piccole, le mie preferite, e mi diceva: “Mastica, mastica piano”. E poi mio fratello, Giovanni, quando ho riaperto gli occhi ho trovato i suoi occhi, mi ha detto: “Tranquillo che usciamo anche da questa”. È bellissimo tornare alla vita, la vita è magia, quanto capisci quali sono le cose importanti… La vita è importante, poi tutto il resto si può sistemare».

 

Le hanno dato dei tempi? I medici, intendo.

«Per i medici sono un miracolo, sono entrato in sala operatoria morto e ne sono uscito vivo. Per i medici dovevo morire, però sono qua e sono qua per di più con la testa che funziona».

 

(…)

 

Però lei lo ha fatto ed è volato fino a New York. Come sono stati i primi tempi?

DANIELE SCARDINA

«Avevo 760 euro in tasca, arrivato a Times Square con il taxi, vedo questo mio amico, Stefano Barni, uno che da Rozzano ha fatto carriera nella moda, che scende da un palazzo, sembra un figo, lo saluto: “Ciao, bro”. E lui mi dice: “Quanti soldi hai? Vabbè, campi una settimana con quelli”. Ricordo che li andammo a cambiare alla Trump Tower. Barni mi ha trovato una stanza da un suo amico che costava poco. Poi mi sono presentato alla Gleason’s Gym e lì ho conosciuto Hector Roca, il maestro di Arturo Gatti: “Vieni qui alle 6 di mattina, ma guarda che io non alleno gente normale”, mi ha detto».

 

(…)

 

Non è difficile capire perché Diletta Leotta si è innamorata di lei, lo sa?

«Sono buono. Ho tanti tatuaggi, i più importanti sono “My Lord” di qua e “Humildad” di là (Daniele si tocca i lati della testa), ma sono buono. All’epoca io ero il più vincente e lei la più bella, ma noi due non abbiamo parlato di noi, non abbiamo mai “usato” la nostra relazione, è stato un amore vero e importante. Le storie finiscono, resta il bene».

daniele scardina

 

Ha voglia di innamorarsi?

«Magari, volentieri, super volentieri. Se ci pensa, adesso inizia il mio futuro».

 

Questa sarà una domanda delicata: quello che le è capitato è colpa dello sport che ha praticato? È colpa della boxe?

«Sì, in parte sì. Ma questo mi fa pensare che sia parte, che è tutto parte di un processo, è parte di tutto quello che devo e dovevo passare».

(…)

 

Lei è troppo giovane per quello che le è capitato.

«Non c’è età, no, non c’è età per non morire».

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