DOPO LE DONNE E I BAMBINI - IL VIRUS COLPISCE DI PIÙ GLI UOMINI, PER L'EPIDEMIOLOGO LE DONNE SONO DIFESE DAGLI ESTROGENI, CHE GIÀ SONO UNO ''SCUDO'' CONTRO LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI - MANDATE A LETTO I NO-VAX E NON FATE LEGGERE LORO LA TEORIA DELL'IMMUNOLOGO MIHAI NETEA: ''I BIMBI HANNO UN SISTEMA IMMUNITARIO PIÙ 'ALLENATO' GRAZIE ALLE VACCINAZIONI DELL'INFANZIA''. UN'IPOTESI CHE VERRÀ TESTATA IN UNO STUDIO CLINICO
1. L'EPIDEMIOLOGO DONNE MENO COLPITE DIFESE NATURALI GRAZIE AGLI ESTROGENI"
Giampaolo Visetti per ''la Repubblica''
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«Sì, ormai possiamo dirlo: questo virus contagia più i maschi delle femmine. Più i casi sono gravi e più si sale con l' età, più la differenza cresce.
Le terapie intensive ormai scoppiano di uomini: il problema, con l' epidemia in una fase iniziale, è che non riusciamo a capire perché».
Guido Bertolini, 55 anni, responsabile del laboratorio di epidemiologia dell' Istituto Mario Negri di Bergamo, dall' unità di crisi della Lombardia coordina medicine d' urgenza e pronto soccorso. Con 2.600 medici e infermieri dei più importanti ospedali italiani ha appena finito un confronto sulla preferenza del coronavirus per i maschi. «Non abbiamo dati della qualità che vorremmo - dice a Repubblica - ma le statistiche dopo tre settimane cominciano a essere chiare. Su dieci contagiati in modo grave, 7 sono maschi e 3 sono femmine. Negli anziani arriviamo al rapporto di 8 a 2. Da oggi studiamo un fenomeno che nasconde il segreto per aggredire il virus: la direzione è il suo rapporto con l' assetto ormonale dei due sessi».
Come avete scoperto la maggiore vulnerabilità maschile?
«Fino ad oggi, per riorganizzare gli ospedali, ci si è concentrati sulla resistenza dei bambini e sulla fragilità degli anziani. Adesso, grazie allo scambio dei dati con la Cina, emerge che anche in Italia i maschi sono molto più a rischio: capire perché permette di arrivare alla natura del virus».
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Quale spiegazione dà?
«Oggi possiamo formulare solo ipotesi. La differenza più evidente tra maschi e femmine è l' assetto ormonale. I primi producono androgeni, le seconde estrogeni.
Questi costruiscono resistenze naturali contro molte patologie, a partire da quelle cardiovascolari. La sfida è capire cosa succede con il Covid-19».
Perché rimangono aspetti non chiari?
«Il primo problema è che dopo la menopausa nelle donne la produzione di estrogeni cala. Anche loro, con l' avanzare dell' età, dovrebbero dunque diventare più attaccabili. Invece non succede. Anzi: più i contagiati sono anziani e più cresce la percentuale di maschi, in particolare nei casi gravi».
Come lo spiega?
«Lo stiamo studiando. Negli anziani possono contribuire altri fattori, come l' abuso pregresso di fumo e di alcol, con i disturbi correlati. Nei maschi è più alta anche l' incidenza di diabete e ipertensione, di problemi cardiovascolari e respiratori».
Quali sono i dati italiani?
«Prendiamo il totale dei decessi: 70% maschi e 30% femmine. Solo l' 1,7% delle donne muore, rispetto al 2,8 degli uomini. Tra i casi confermati siamo a 4,7% tra i maschi e a 2,8% tra le femmine. Se aggiungiamo che il rapporto è di 7 a 3 anche nei ricoveri in terapia intensiva è chiaro che la scienza deve approfondire in fretta».
Dopo quale età la forbice si allarga sempre di più?
«Il confine sono i 50 anni. Prima la differenza è significativa, dopo diventa impressionante. Incidono fattori di rischio e relazione con gli assetti ormonali».
Si può dire che i maschi devono stare più attenti delle femmine?
«No. Tutti devono osservare le misure adottate dal governo e restare in casa. I maschi però devono sapere che, se infettati, spesso vanno incontro a polmoniti più gravi. C' è però un aspetto ancora più preoccupante».
Quale?
«Dobbiamo investire di più sul trattamento ancora più precoce dei contagiati. La partita contro il Covid-19 si gioca nei pronto soccorso: se arriva in terapia intensiva sempre più spesso è già persa».
Come si può fare?
«Accelerando le diagnosi con il "test del cammino" e dotandosi di un numero maggiore di caschi per la ventilazione non invasiva».
2. L'IMMUNOLOGO "I VACCINI OBBLIGATORI FORSE SONO L'ARMA CHE AIUTA I BAMBINI"
Elena Dusi per ''la Repubblica''
Un sistema immunitario più allenato grazie alle vaccinazioni dell' infanzia.
Potrebbe essere il punto di forza per cui i bambini affrontano il coronavirus con sintomi blandi.
L' ipotesi di Mihai Netea, 51 anni, uno dei più importanti immunologi al mondo, professore all' università di Radboud in Olanda, sarà testata in uno studio clinico.
Perché i bambini si ammalano in modo leggero?
«La forma grave si presenta con due caratteristiche: immunoparalisi e iperinfiammazione. Immunoparalisi vuol dire che le difese dell' organismo vengono sopraffatte dal virus.
Iperinfiammazione vuol dire che l' infiammazione, un processo utile nella zona presa di mira dal virus (i polmoni), diventa troppo estesa e crea grossi problemi all' organismo.
Per effetto della battaglia tra il microrganismo e il sistema immunitario i polmoni si riempiono di liquido e rendono difficile la respirazione».
Nei bambini invece?
«Abbiamo tre ipotesi. La prima è che il sistema immunitario è immaturo e non riesce a scatenare un' iperinfiammazione. Ma il ragionamento può valere solo nei primi due anni di vita. La seconda è che i bambini si affidano molto di più al sistema immunitario innato che non a quello adattativo. Il primo è quello con cui veniamo al mondo. Il secondo apprende e si modella in base ai microbi con cui entriamo in contatto, e nei bambini è meno formato. Può darsi che contro il coronavirus il sistema innato sia più importante».
Il ruolo dei vaccini?
«È la terza ipotesi. Può darsi che i vaccini rendano il sistema immunitario più reattivo non solo contro la malattia bersaglio del vaccino, ma anche contro le altre infezioni. In parte, dunque, anche contro il coronavirus».
Che argomenti ci sono?
«I bambini che hanno fatto il vaccino contro la tubercolosi detto "Bcg" soffrono il 30-50% in meno di malattie respiratorie stagionali, raffreddore incluso. Non sappiamo se lo stesso beneficio valga per gli adulti.
Stiamo per avviare un test somministrando il Bcg al personale sanitario in prima linea contro il coronavirus.
Vedremo se verrà in parte protetto».
Altri test in programma?
«Calcoleremo se gli operatori del sistema sanitario olandese vaccinati contro l' influenza saranno colpiti meno dal coronavirus. In questo caso consiglieremo a tutti di immunizzarsi il prossimo autunno.
Se anche il coronavirus fosse stagionale, scomparirebbe con il caldo ma tornerebbe con il freddo».
Ci sarebbero vaccini più efficaci di altri, in questo effetto "di sponda" contro il coronavirus?
«Non lo sappiamo».
Come si spiega che i casi gravi siano più numerosi fra gli anziani?
«L' intero sistema immunitario, sia innato che adattativo, si indebolisce con il tempo».
Alcuni farmaci riducono l' iperinfiammazione. È una strada promettente?
«Il razionale è giusto. I risultati li vedremo. Nei casi gravi non abbiamo altra scelta che tentare».
Aspettare che si crei un' immunità di gregge è sensato?
«Ha ragione chi sostiene che il virus non è contenibile e chi non verrà colpito oggi lo sarà in autunno. Ma rallentare il contagio è importante.
Da qui all' autunno possiamo imparare tanto sul virus e come fronteggiarlo. Potremmo dimezzare la mortalità, portandola allo 0,5 o 0,3%. I miei colleghi delle università di Utrecht e Rotterdam hanno appena annunciato di aver messo a punto un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare il coronavirus. Ci vorranno mesi per le sperimentazioni, come per un vaccino. Ma è proprio per questo che il tempo rubato al virus è prezioso».