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IL GOVERNO ITALIANO POTEVA EVITARE L’ARRESTO DI CECILIA SALA? – IL 17 DICEMBRE, GIORNO DEL FERMO DELL’IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, “FORMICHE” SCRIVEVA UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLA “DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI”: “SI TEME CHE TEHERAN POSSA REAGIRE PRENDENDOLI IN OSTAGGIO PER METTERE PRESSIONE ALL’ITALIA”. COSÌ È STATO DUE GIORNI DOPO PER LA GIORNALISTA DI “CHORA” – “IL FATTO QUOTIDIANO”: “L’ITALIA HA DAVVERO ‘ALZATO LA GUARDIA’? SALA NON HA RICEVUTO MESSAGGI DI ALLARME, ‘ERA TRANQUILLISSIMA’, EPPURE UNA GIORNALISTA MOLTO NOTA COME LEI ERA UN ECCELLENTE BERSAGLIO” – “IL GOVERNO ITALIANO HA CAPITO SUBITO CHE L’ARRESTO DI ABEDINI ERA UN SERIO PROBLEMA POLITICO? O HA ATTESO CHE TEHERAN PROTESTASSE UFFICIALMENTE?”

cecilia sala

1. MURO CONTRO MURO TRA USA E IRAN SULLA PELLE DELLA GIORNALISTA ITALIANA

Estratto dell’articolo di Alessandro Mantovani e Davide Milosa per “il Fatto quotidiano”

 

[…] La posizione di Washington è chiara: un portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito che il governo Usa “è a conoscenza” della detenzione di Sala e ha attaccato l’Iran che “sfortunatamente – ha detto – continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica”. Ma certo non saranno loro a fare un passo indietro.

 

Della “diplomazia degli ostaggi” iraniana scriveva, subito dopo l’arresto di Abedini, il sito Formiche.net, molto informato sul mondo dell’intelligence, ricordando i casi di decine di cittadini europei e occidentali arrestati nella Repubblica islamica e utilizzati come strumento negoziale per denaro, scambi di prigionieri e attenuazione delle sanzioni. Era il 17 dicembre. Da poche ore la polizia aveva dato notizia dell’arresto a Malpensa.

 

Mohammad Abedini najafabadi

E Gabriele Carrer di Formiche osservava: “L’arresto in Italia e la richiesta di estradizione delle autorità americane hanno fatto alzare la guardia sulla situazione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran e di quelli intenzionati a viaggiare nel Paese. Si teme che Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per mettere pressione all’Italia”.

 

Due giorni dopo, giovedì 19 dicembre, i guardiani della rivoluzione hanno arrestato Sala, che da allora è nel carcere di Evin, la prigione dei dissidenti. Ma l’Italia ha davvero “alzato la guardia”? Per quanto ne sanno a Chora Media Sala non ha ricevuto messaggi di allarme, “era tranquillissima”, eppure una giornalista molto nota come lei era un eccellente bersaglio per i pasdaran, l’ala religiosa più conservatrice del regime.

 

CECILIA SALA

[…] il governo italiano ha capito subito che l’arresto di Abedini era un serio problema politico? O ha atteso che Teheran protestasse ufficialmente, convocando il numero due della nostra ambasciata? Della protesta ha dato notizia l’agenzia di stampa iraniana il 22 dicembre, quando Sala era già stata arrestata, ma risaliva a qualche giorno prima.

 

Un altro indizio fa pensare a una certa sottovalutazione: Abedini, arrestato a Milano Malpensa, è stato inizialmente portato nel carcere di Rossano Calabro e trasferito a Opera solo il 26, su richiesta iraniana. Così, il giorno dopo, ha potuto ricevere la visita del console. E nelle stesse ore l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha potuto vedere Sala a Evin.

la trattativa di khamenei per cecilia sala il giornalone la stampa

 

2. COSA SAPPIAMO DELL’IRANIANO ARRESTATO A MILANO SU MANDATO USA

Gabriele Carrer per www.formiche.net – articolo del 17 dicembre 2024

 

Mohammad Abedini, trentottenne nato a Teheran, doppia cittadinanza svizzera e iraniana, è stato arrestato ieri a Milano dalle autorità italiane su richiesta di quelle statunitensi. Sarebbe coinvolto, questa l’accusa americana, nell’attacco di droni avvenuto il 28 gennaio scorso contro l’avamposto Tower 22 in Giordania, a seguito del quale tre soldati statunitensi sono morti e più di 40 sono rimasti feriti. Il dipartimento di Giustizia americano sta lavorando per l’estradizione dall’Italia.

 

antonio tajani giorgia meloni foto lapresse 1

Oltre a lui, vero nome Mohammad Abedininajafabadi, è stato arrestato Mahdi Mohammad Sadeghi, 42 anni, un cittadino iraniano-statunitense residente in Massachusetts. Sadeghi lavora per una società attiva nel settore dei semiconduttori con sede in Massachusetts, mentre il secondo imputato possiede una azienda basata in Iran. Abedini, accusato anche di violazioni della legge antiterrorismo, avrebbe creato una società in Svizzera (Illumove SA) come copertura della sua società in Iran (San’at Danesh Rahpooyan Aflak Co. – SDRA o SADRA), per ottenere informazioni sensibili provenienti dall’azienda in Massachusetts. A quel punto, Sadeghi avrebbe fatto arrivare in Iran “prodotti” della società statunitense e le attrezzature sarebbero state utilizzate per produrre almeno uno dei droni utilizzati durante l’attacco in Giordania compiuto da milizie sostenute dai Pasdaran.

 

Mohammad Abedini najafabadi

I legami tra Abedini e i Pasdaran appaiono molto forti dai documenti americani. L’uomo, infatti, è anche accusato di aver fornito supporto materiale ai Pasdaran: tra il 2021 e il 2022, circa il 99% delle vendite della sua società del sistema di navigazione Sepehr, utilizzato dai droni, è stato destinato alla forza aerospaziale dei Pasdaran.

 

Nelle 36 pagine di affidavit dell’Fbi, che ricostruisce le attività criminali della coppia, l’Italia non compare mai. Sembra la conferma che la tappa milanese fosse solo un passaggio.

 

antonio tajani giorgia meloni foto lapresse

L’arresto in Italia e la richiesta di estradizione delle autorità americane hanno fatto alzare la guardia sulla situazione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran e di quelli intenzionati a viaggiare nel Paese. Si teme che Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per mettere pressione all’Italia chiamata a decidere sull’estradizione negli Stati Uniti.

 

La cosiddetta diplomazia degli ostaggi non è una novità per l’Iran. Un recentissimo rapporto dell’Institut français des relations internationales evidenzia come Teheran utilizzi la detenzione di cittadini occidentali, doppi cittadini o cittadini iraniani residenti in Europa, Australia o Stati Uniti come leva nei negoziati diplomatici. Il tutto, proprio per esercitare pressioni per ottenere concessioni politiche, economiche o diplomatiche all’interno della strategia di risposta asimmetrica di Teheran.

pasdarancecilia sala cecilia sala Mohammad Abedini najafabadi

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