martin parr

KITSCH, KITSCH, URRÀ!  – PER DEFINIRE LA NOSTRA CONDIZIONE DI GENTE IN VACANZA, BASTA OSSERVARE LE CRUDELI FOTOGRAFIE CHE DA PIÙ DI 30 ANNI SQUADERNA L'OBIETTIVO DEL GRANDE MARTIN PARR - ECCO IL CAFONAL DI TURISTI ECCESSIVI, VESTITI IN MODI PITTORESCHI E “OGNUNO PENSA: ‘IO SONO DIVERSO’. INVECE SIAMO COME LORO” – “VIAGGIAMO COSI' TANTO CHE ARRIVEREMO A UN PUNTO IN CUI ESSERE UN TURISTA DIVENTERÀ UN’ESPERIENZA COSÌ SGRADEVOLE DA COSTRINGERCI A SMETTERE” – “IL LUOGO PIÙ ASSURDO? LA FOLLA DAVANTI ALLA GIOCONDA È IMPRESSIONANTE. MA NON DIMENTICHERÒ MAI…”

Estratto dell’articolo di Enrica Brocardo per www.repubblica.it

 

benidorm, spagna, 1997 common sense ph martin parr

[…] Turisti chiassosi, eccessivi, vestiti in modi improbabili. Perché è così che vediamo gli altri, dimenticandoci, dice Martin Parr con i suoi scatti, che siamo esattamente come loro.

 

Inglese, nato a Epsom nel 1952, Parr è uno dei fotografi più noti al mondo, dal 1994 membro della prestigiosa agenzia Magnum. Il suo è uno stile immediatamente riconoscibile: situazioni e dettagli comuni, banali o assurdi, che enfatizza in maniera iperrealistica e a tinte sature per mostrarci il lato ridicolo delle nostre vite globalizzate.

 

MARTIN PARR

Tutto comincia con il nonno che gli regala la prima fotocamera. Quindi, non ancora diplomato in fotografia al politecnico di Manchester, ottiene il primo lavoro in un villaggio vacanze in Inghilterra (siamo tra il 1971 e il 1972). Un’esperienza formativa, ammette oggi, e «una delle ragioni» per cui molti dei suoi lavori sono dedicati al turismo. Istantanee che raccontano più dei saggi di sociologia. O come dice lui, in cui tutto sta in due sole parole: mitologia vs realtà.

 

A Parr interessano i fenomeni di massa, turismo compreso. E lui stesso è un fotografo ipertrofico e globale. Oltre 120 libri pubblicati e un record da Guinness dei primati: la più grande mostra mai realizzata – per il progetto Common Sense, 1999 – con immagini simultaneamente in 41 gallerie in giro per il mondo.

 

Perché il turismo di massa la affascina?

uno scatto di martin parr dal progetto common sense 1997

«In realtà ciò che mi interessa e che racconto sono le persone, nello specifico i benestanti del mondo occidentale: in che modo chi ha soldi da spendere li investe nel tempo libero? E questo include andare in vacanza, trascorrere tempo al mare, visitare città d’arte, siti archeologici... Mi occupo di turismo da oltre 30 anni. […] ».

 

Sembra che per cercare di ottenere il meglio dalle vacanze, la gente tiri fuori il peggio di sé. […] Che, poi, è quello che vediamo nei suoi scatti.

«Ognuno pensa: “Io sono diverso”. Gli altri sono “i turisti”, non io. Il kitsch è dappertutto, eppure ognuno pensa che riguardi il prossimo: “Io ho buon gusto, non sono come loro”. Il paradosso è non rendersene conto».

florida, 1998 common sense ph martin parr

 

Chiede il permesso alle persone per fotografarle? Perché spesso non ne escono fuori bene...

«Non ho bisogno di farlo. La maggior parte delle volte non si accorgono neppure che li sto fotografando, perché concentrati in quello che stanno facendo. Oggi tutti hanno una telecamera in mano nei loro smartphone, quindi siamo tutti fotografabili. La mia è solo più ingombrante».

 

Ma non è un caso che scelga i lati più cheap, pacchiani.

«No, non lo è. Il mio obiettivo è catturare la follia del turismo di massa».

 

punta del este uruguay, 2006 ph martin parr

Come ha visto cambiare le abitudini nel corso di questi anni?

«Intanto dal punto di vista quantitativo. Viaggia sempre più gente. A luglio sono stato a Roma, non ero mai riuscito a scattare un’immagine della fontana di Trevi che mi soddisfacesse. Finalmente credo di essere riuscito nell’impresa. […] la città […] è letteralmente soffocata dai turisti. Abbiamo in mente un’immagine idealizzata dei luoghi, un’idea romantica delle vacanze. Ma quando siamo lì ci ritroviamo circondati da un sacco di gente che fa le stesse cose nello stesso momento».

 

benidorm, 1997 ph martin parr

Lei immortala turisti in posa o che si scattano selfie. Ha dedicato un libro al fenomeno, intitolato ironicamente Death by Selfie.

«L’idea mi è venuta scoprendo che l’India ha il record di persone morte mentre si scattavano un selfie in situazioni al limite. I selfie hanno cambiato ulteriormente le abitudini dei turisti. Milioni di persone prendono un aereo, fanno lunghi viaggi per arrivare nei luoghi che desiderano visitare. E una volta lì, fanno lunghe code per accedervi. E quando è il loro turno, prendono il cellulare e si scattano un selfie. L’impressione è che non facciano neppure attenzione al luogo in cui sono, l’importante è quella foto ricordo».

 

spagna, benidorm, 1997, da life’s a beach di martin parr

Da dove nasce questo bisogno?

«Fotografarsi […] dà l’impressione di essere parte del mondo. Ma anche il modo di fare selfie è cambiato: 10 anni fa c’è stato il picco di popolarità dei selfie stick. Se oggi va a Venezia in piazza San Marco noterà che nessuno li vende più. Perché? La gente si è stufata. Sono stato a Venezia almeno una decina di volte. La adoro perché la quantità di turisti […] è pazzesca. Tanto che hanno deciso di far pagare un biglietto d’ingresso. Da voi in Italia ho fotografato anche la Costiera amalfitana, Capri, Firenze. E a settembre andrò a Napoli, ci sono già stato una volta, ma per troppo poco tempo».

 

Il luogo di turismo più assurdo?

la mostra short and sweet di martin parr3

«La folla davanti alla Gioconda è impressionante. Tutti lì per fare uno scatto con il proprio smartphone. E non dimenticherò mai Mar del Plata, in Argentina, uno dei più grandi resort al mondo. […] 7 milioni di turisti ogni anno. Trovare un posto dove sedersi è una lotta, c’è un’offerta interminabile di cibo e snack, venditori di occhiali da sole e cianfrusaglie».

 

Si parla spesso dell’effetto Covid sul turismo.

«Nel 2022 la Cina aveva le frontiere chiuse, ora i cinesi hanno ripreso a fare turismo. Vengono in Europa a spendere i soldi che guadagnano vendendoci la paccottiglia che producono per noi (ride, ndr). Viaggiamo così tanto che arriveremo a un punto in cui essere un turista diventerà un’esperienza così sgradevole da costringerci a smettere».

 

inghilterra, new brighton, 1983 85, da the last resort. photographs of new brighton di martin parr

Lei che tipo di turista è?

«Come tutti. Viaggio in aereo, dormo in hotel. L’unica differenza è che io ci vado per lavorare, gli altri per divertirsi... almeno in teoria».

benidorm spagna, 1997 ph martin parrfoto di martin parr Martin ParrMartin Parrfoto di martin parr Martin ParrMartin ParrMartin ParrMartin ParrMartin Parrfoto di martin parr 3benidorm, spagna, 1997 common sense ph martin parr foto di martin parr 4irlanda, 1997 common sense ph martin parr love cakes, florida, 1998 common sense ph martin parrzurigo, 1997 common sense ph martin parr miami, 1998 common sense ph martin parr parigi, 1997 common sense ph martin parrolanda, 1997 common sense ph martin parrsand bay, inghilterra, 1997 common sense ph martin parr benidrom, 1997 ph martin parrlas vegas, 1998 common sense ph martin parrbangkok, thailandia, 1998 common sense ph martin parr zurigo, 1997 common sense ph martin parr

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