1. 1° GIUGNO 1967, IL GIORNO CHE I BEATLES CAMBIARONO IL MONDO: ESCE “”SGT. PEPPER’S” 2. PATTI SMITH RICORDA: “PER LA NOSTRA GENERAZIONE ERA UN MOMENTO DI COMUNIONE, E ASCOLTAMMO, SOGGIOGATE E ACCOMUNATE DALLO STESSO FERVORE. QUANDO SI CONCLUSE ‘’A DAY IN THE LIFE’’, QUANDO L’ACCORDO FINALE SI DISTESE QUASI ETERNO, ERO IN ESTASI’’ 3. ''LE LORO CANZONI CI GALOPPAVANO IN TESTA, USCIVANO DAI FINESTRINI APERTI DI UN’AUTOMOBILE, DALL’INGRESSO DI UN NEGOZIO, DA UN JUKE-BOX. LE CANTAVAMO IN CORO, ENTUSIASTICAMENTE. NE CANTAVAMO LE PAROLE, COSCIENTI E AL TEMPO STESSO INCONSAPEVOLI DELLA LORO COMPLESSITÀ, DEI LORO SOTTOTESTI NASCOSTI. QUELLE CANZONI DALLA LINGUA POETICA SPESSO INDECIFRABILE CI DIVENIVANO FAMILIARI GRAZIE ALLE MELODIE E ALLE ARMONIE IMPECCABILI. NON SENTIVAMO IL BISOGNO DI ANALIZZARLE, LE SENTIVAMO” 4. DAGO: "LA MEMORIA SI SCONTA CANTANDO. IL PASSATO SI ALLONTANA DA NOI NEL MOMENTO IN CUI NASCIAMO, MA LO SENTIAMO PASSARE SOLO QUANDO TERMINA UN BRANO DEI BEATLES''
Prefazione di Patti Smith al libro “I Beatles”. Tutte le canzoni”, Rizzoli - tratto da "Tuttolibri" de La Stampa
In quella sera di vigilia, il 1° giugno 1967, accampate nella lavanderia di casa intorno a una radio a transistor, la mia amica Janet Hamill e io aspettavamo febbrilmente la mezzanotte. A quell’ora sarebbe stato trasmesso per la prima volta in America, da tutte le stazioni locali in FM, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il nuovo album dei Beatles.
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I Beatles
Per la nostra generazione era un momento di comunione, e ascoltammo, soggiogate e accomunate dallo stesso fervore. Un brano dopo l’altro si susseguivano atmosfere estremamente bizzarre: unificatrici in With A Little Help From My Friends, di Ringo; visionarie in When I’m 64, di Paul; quasi angosciose in Within You Without You, di George; circensi in Mr. Kite, di John.
Quando si concluse A Day In The Life, quando l’accordo finale si distese quasi eterno, eravamo in estasi. Per due giovani poetesse in erba, quel viaggio di mezzanotte apriva in tutte le direzioni l’universo delle possibilità.
Avevo scoperto i Beatles abbastanza tardi. Nel grande scisma che divideva i nuovi gruppi provenienti dall’Inghilterra io preferivo il suono più scuro e viscerale degli Animals e dei Rolling Stones. Ma, man mano che si attuava l’evoluzione musicale e concettuale dei Beatles, ne ero stata travolta. Rubber Soul mi aveva conquistata, e all’arrivo di Revolver ero ormai definitivamente votata alla loro causa, perché mi ero resa conto della loro influenza e dell’influsso durevole che avrebbero avuto sulla nostra identità culturale.
Mi ero arruolata nelle legioni di persone sedotte dal linguaggio del loro mondo – dei loro quattro mondi, in realtà. Le strade mistiche rischiarate dalla lanterna di George. La gioia umana e malinconica di Ringo. Le visioni cinematografiche di Paul. Le creazioni lessicali, joyciane e aspre di John. Erano completamente diversi l’uno dall’altro, come i quattro punti cardinali. Eppure, come gruppo, il loro contributo era enorme. Mettevano insieme lo spirituale e il romantico, l’assurdo e il politico.
I Beatles furono espulsi dalla Decca
Erano cresciuti, e noi eravamo cresciuti con loro. Ambivano all’arte letteraria, e questo libro lo dimostra. I loro primi brani, She Loves You o I Want To Hold Your Hand, avevano la semplicità di una canzone di Hank Williams, la poesia ridotta all’essenziale. Quando giunsero nei territori surrealisti di Strawberry Fields Forever, che annunciava l’arrivo di quella sagra della primavera che è Sgt. Pepper, il loro immaginario astratto divenne onirico, allucinatorio. Eppure, con quanta coerenza!
Beatles on air live at the bbc volume due
Le loro canzoni ci galoppavano in testa, uscivano dai finestrini aperti di un’automobile, dall’ingresso di un negozio, da un juke-box. Le cantavamo in coro, entusiasticamente. Ne cantavamo le parole, coscienti e al tempo stesso inconsapevoli della loro complessità, dei loro sottotesti nascosti.
Quelle canzoni dalla lingua poetica spesso indecifrabile ci divenivano familiari grazie alle melodie e alle armonie impeccabili. Non sentivamo il bisogno di analizzarle, le sentivamo. Potevano cogliere il minimo dettaglio, come nella semplice e raffinata Blackbird, ed educare il genere umano con una frase universale come All you need is love. Fra l’una e l’altra, una tavolozza espressiva che è solo dei talenti rari e che ritrae la metamorfosi di una generazione, dall’adolescenza alla maturità.
Crescere e rendersi utili con le parole, la musica, l’arte.