bighassanal bolkiah, sultano del brunei

48 ORE NELLA SCENA GAY DEL BRUNEI, TRA CLUB DOVE SI BEVE E SI RIMORCHIANO ANCHE POLIZIOTTI, OMOSESSUALI MUSULMANI CHE SI INCONTRANO GRAZIE A “GRINDR” E CHE FREQUENTANO UOMINI SPOSATI (CONVINTI CHE POI FINIRANNO ALL’INFERNO)

 da www.hollywoodreporter.com

 

Il 5 giugno mi trovo sul volo della “Royal Brunei Airways”, quando un passeggero comincia a farmi domande sul mio viaggio. Gli dico che non ho prenotato un albergo e lui si offre di ospitarmi in casa. Accetto e il giorno successivo mi accompagna a fare un giro della città, la capitale del Brunei di nome Bandar Seri Begawan. 

 

tutti i film nel brunei passano al vaglio della censuratutti i film nel brunei passano al vaglio della censura

Davanti all’ufficio del Primo Ministro, che è sempre il sultano, gli chiedo se ha mai sentito parlare delle proteste per il “Beverly Hills Hotel”, di proprietà del sultano, che ha deciso di adottare la legge islamica nel Codice penale. Secondo le nuove leggi l’omosessualità e l’adulterio saranno puniti con la lapidazione. Risponde: «Certo che no ho sentito parlare, attraverso internet, ma qui non se ne parla». 

 

mercato di bandar seri begawan mercato di bandar seri begawan

Gli domando se in città esiste una scena gay: «Sì, ma è un posto tranquillo, non lapidano nessuno». Scopro che lui stesso è omosessuale, allora rivelo la mia identità di giornalista e lo convinco a raccontarmi la sua storia. Il ragazzo ha un fidanzato in California, incontrato due anni fa attraverso “Instagram”. 

 

Lo è andato a trovare per due settimane e vuole tornare presto da lui, sperando di trasferirsi per studiare biologia. Sognano di sposarsi: «Quando però gli ho chiesto di venire qui in Brunei, giusto per conoscere il posto in cui sono nato, mi ha risposto “Sei matto? Vuoi che ci sparino?”. Non credo che arriverebbero a tanto. Qui non è un segreto che nella cerchia del sultano ci siano gay. Tutti infrangono le regole. Anche l’alcol è illegale per la legge islamica, eppure molti bevono».    

 

In seguito provo a contattare diverse persone per discutere delle proteste in America, quasi tutte si mostrano riluttanti a rispondere. Chi  attacca il telefono, chi sostiene che “il sultano è stato interpretato male”. Grazie a una donna cristiana (la seconda religione del paese) guadagno l’accesso ad alcuni locali "underground". Uno è nato al quarto piano di un vecchio albergo, dai muri crepati ma con telecamere di sicurezza. 

il sultano del brunei introduce la legge islamicail sultano del brunei introduce la legge islamica

 

Una volta entrato, mi ritrovo in un ambiente dove tutti fumano, bevono birra e conversano. Per lo più uomini di mezza età. Fra loro c’è un tizio del “CID”, “Royal Criminal Investigation Department”, una specie di “CIA”. Quando è presente lui, stanno tutti più tranquilli, perché la polizia non fa incursioni. 

 

La ragazza mi spiega che fino a qualche mese fa, c’erano diversi club del genere, poi chiusi dopo i raid degli agenti. Nonostante lei sia cristiana, condivide alcune idee dei musulmani: ama il suo sultano e le dispiace che venga criticato, considera la nuova “sharia” non troppo terribile, in fondo fa sì che i gay mantengano la loro “situazione” privata. Mi sembra che qui, comunque, domini il consenso. 

 

il figlio del sultano con naomi campbellil figlio del sultano con naomi campbell

In seguito incontro un ragazzo gay musulmano. Fadli ha 22 anni e racconta: «Noi gay siamo discreti e nascondiamo la nostra identità. Qui “Grindr” è molto popolare. La usiamo per organizzare feste private, a cui partecipano anche molti artisti e celebrità. Stiamo molto attenti. Non possiamo nemmeno darci la mano in pubblico. Bisogna seguire una sola regola: non farsi vedere. E’ ipocrita da parte mia, lo so. Sono musulmano e sostengo la nuova legge. Essere gay è contro la mia religione e infatti credo che andrò a l’inferno. Ma non posso farci niente. Ho provato a cambiare e non ci riesco. La maggior parte degli uomini che frequento sono sposati e con figli. Ma che posso farci? Condividiamo questo segreto».  

 

 

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