1. INDAGINE SU UN DIRETTORE AL DI SOPRA DI QUALSIASI SOSPETTO (FLEBUCCIO DE BORTOLI), SU UN BANCHIERE UNTO DAL SIGNORE (ABRAMO BAZOLI) E DI UN COMPLOTTO MEDIATICO-GIUDIZIARIO ORDITO NELLA REDAZIONE DEL “CORRIERE DELLA SERA” 2. ECCO COSA RACCONTA LUIGI BISIGNANI NEL SUO THRILLER “IL DIRETTORE”, APPENA “RESPINTO” ALLA FIERA DEL LIBRO DI TORINO E SCRITTO SOPRATTUTTO PER LEGITTIMA DIFESA 3. SE IL ROMANZO COGLIE, SIA PURE DAL PUNTO DI VISTA DELL’IMPUTATO-TRADITO, LA FORTE DICOTOMIA TRA INFORMAZIONE E SENSAZIONALISMO (PILOTATO DAI MAGISTRATI E DALLE FORZE INQUIRENTI) CHE DA TANGENTOPOLI IN POI HA COLPITO LA STAMPA ITALIANA, DELUDE I PIU’ CURIOSI (E GLI ADDETTI AI LIVORI): ALLA FINE L’EX BRASSEUR D’AFFAIRE NON SBROGLIA L’ENIGMA SE ‘’IL DIRETTORE’’ NELLA REALTÀ ABBIA MAI MONTATO UNO SCANDALO “AD ARTE” PER COPRIRE I “DELITTI” DEL SUO POTENTE BANCHIERE-EDITORE

di Tina A. Commotrix per Dagospia

Disse una volta l'attore e scrittore Steve Martin, protagonista con Diane Keaton, tra i tanti interpretati, del film "Il padre della sposa", che recentemente aveva scritto due biografie su un politico famoso. "Una - osservava ironico - è intenzionalmente piena di bugie disgustose; l'altra è basa sulla pura verità. Il problema è che sono identiche".

Per chi non ama il pur nobile genere letterario "alla Follett", il thriller sull'intreccio perverso tra media e banche scritto di getto da Luigi Bisignani sull'onda lunga del successo de "L'uomo che sussurra ai potenti" sembra dare maledettamente ragione al paradosso perfido di Steve Martin.

Almeno questa è l'impressione chi si ricava una volta portata a termine la lettura dell'avvincente (e a volte deludente, almeno per gli addetti ai livori più sospettosi e curiosi) giallo giudiziario dal titolo più che allusivo, rimanda direttamente al cuore del suo plot che, a sua volta, richiama subito l'idea di complot (o macchinazione segreta), "Il Direttore" (Chiarelettere).

Un volume mandato in libreria dall'ex brasseur d'affaire e giornalista, già condannato per la sua (super)attività di "agevolatore" spregiudicato nei Palazzi della politica, per i tipi di Chiarelettere, la casa editrice che è socia del "Fattoquotidiano".

Così, una volta arrivati ai titoli di coda con l'inganno dell'autore di assegnare anche un "futuro" nobile ai personaggi di quello che fa pensare, appunto, a un ‘Newspaper movie' tanto caro al cinema americano d'antan, ma che in Italia ha avuto scarsa fortuna - un titolo tra i molti: "Tre colonne in cronaca" della coppia di scrittori Augias&Pasti con interprete principale nella pellicola poi diretta da Carlo Vanzina, Scalfari-Volontè).

Non si sbroglia, dicevamo, l'enigma se il direttore di un grande quotidiano, Flebuccio de Bortoli ("Corriere della Sera"), alias Mauro De Blasio, nella realtà abbia mai montato uno scandalo "ad arte" per coprire i "delitti" del suo potente banchiere-editore, Abramo Bazoli (Banca Intesa), che vi appare nei panni di scena del pio e avido Lodovigo Bogani. Trascinando nel fango l'"incolpevole" vittima del depistaggio (o disinformazione), l'imprenditore Luca Alessandri, che nel legal storytelling nasconde l'identità dell'autore del libro, cioè Bisignani.

Sullo sfondo dell'intrigo internazionale s'intravedono molto da vicino gli uomini e le ombre che agiscono e si agitano inquiete nella redazione di via Solferino agli ordini del "traditore" deBortoli-De Blasio.

Una figura di direttore, che Bisignani ha dichiarato di aver a lungo frequentato e aiutato in passato come rivelerebbero le intercettazioni telefoniche tra i due ex sodali mai rese pubbliche dagli inquirenti, ben mixata (e romanzata fino all'osè) forse con quelle dei suoi predecessori Stefano Folli e Paolino Mieli.

E, ancora una volta, fanno da cornice al "romanzo sul potere" di Bisi il Vaticano e le stanze oscure delle sue finanze (Ior). Nell'affresco gotico fanno inoltre la loro apparizione sia il cardinale Martini, esiliato a Gerusalemme, sia il banchiere franco-polacco Roman Zalensky, in arte Jean Sibienskj.

E' lui il "cliente" (indebitato) e socio (Mittel) forse più angosciante e imbarazzante per l'ottantenne padre protettore del Corrierone post Agnelli, Bogani-Bazoli.
Di là dal sapere dove le fonti di Bisignani (alcune autorevoli e ben rintracciabili nella stessa Banca Intesa bazoliana) abbiano un qualche peso (o aderenza) con la sua "creatività" di romanziere-giustiziere, va subito detto che un merito "Il Direttore" l'ha: nel saper cogliere, sia pure dal punto di vista dell'imputato-tradito, la forte dicotomia tra informazione e sensazionalismo (pilotato dai magistrati e dalle forze inquirenti) che da Tangentopoli in poi ha colpito la stampa italiana.

E le vicende personali dell'autore, che a volte si sono incrociate (e scontrate) con il mondo degli affari (sporchi o meno), non tolgono valore alla sua "testimonianza", che spesso converge con la sua oggettività.

Un Paese dove il tema della giustizia, ricorda Mario Romano docente di Diritto penale alla Cattolica di Milano, "inonda la società con una sovraesposizione bulimica e inevitabili distorsioni informative mediatiche".

Ma forse c'è anche qual cosa di peggiore della spettacolarizzazione della giustizia a fini soprattutto politici alla quale abbiamo assistito negli ultimi vent'anni.
Già negli anni Settanta il filosofo austro-americano Paul Watzlawick osservava, infatti: "La comunicazione crea quella che noi chiamiamo realtà che però non può essere accettata come riflesso di verità oggettive eterne. E la verità mass-mediatica della realtà criminale - aggiungeva - diventa pericolosamente l'unica ‘veramente vera', grazie al monopolio della notizia criminale da parte del sistema mediatico".

Come a dire? La notizia si costruisce e con essa la "sua" verità diventa "realtà", piegata dal volere del giudice inquirente prima ancora da una sentenza emessa da un tribunale dopo un dibattito in cui si confrontano accusa e difesa.

Un giornalismo per cui spesso la "storia" è talmente importante alla causa dei Poteri marci, che non si esita a censurarla o a "gonfiarla", soprattutto attraverso l'uso indiscriminato (e scellerato) delle intercettazioni telefoniche.

Una stampa poco incline, allora, a fare un passo indietro nonostante il tracollo di copie che accompagna questo suo "imbarbarimento" in nome della Rivoluzione all'italiana; e più propensa a bastonare il cane di turno che sta affogando dopo averlo coccolato in passato com'è accaduto per Bisignani.

Una giustizia "fredda", per dirla con le parole di Nietzsche, dietro il cui sguardo si scorge sempre "il boia e la sua gelida manina" a imbeccare i cronisti.
"Se non ti riesce a scovare una story, nasconditi da qualche parte con carta e penna e fabbricane una", inveisce il giornalista Lord Tyce nel mitico film del 1939 "Stanley and Livingstone" con l'indimenticabile attore-protagonista Spencer Tracy.

Forse anche l'autore de "Il Direttore" ha voluto raccogliere il suggerimento malefico dello spietato Lord Tyce.
Certo è che, parafrasando una celebre battuta di Woody Allen, Bisignani ha firmato il suo thriller soprattutto per legittima difesa.

 



 

IL DIRETTORE BISI it jpegBisignani ildirettore x bisignani interna LUIGI GUBITOSI ANDREA CECCHERINI FERRUCCIO DE BORTOLI MARCUS BRAUCHLI VICE PRESIDENTE WASHINGTON POST GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN BISIGNANIBENEDETTO XVI E IL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI ZALESKY E GERONZI - copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO