ricostruzione cazzullo

“GIURO CHE NON AVRÒ PIÙ FAME”  ALDO CAZZULLO RACCONTA IN UN LIBRO GLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE QUANDO I GIORNALI NON OSPITAVANO RICETTE PER DIMAGRIRE MA PER INGRASSARE – LA FRUGALITA’ DI DE GASPERI, LA PERA CHE EINAUDI DIVISE CON FLAIANO- GRAMELLINI: "CONOSCERE LA STORIA DEL PROPRIO PAESE È UTILISSIMO: SE TI CHIAMANO A FARE IL PREMIER NON È MAI BELLO CONFONDERE L'8 SETTEMBRE CON IL 25 APRILE, COM' È APPENA SUCCESSO A CONTE"

Massimo Gramellini per il Corriere della Sera

cazzullo cover

 

«Giuro che non avrò più fame» non è l' annuncio minaccioso di una dieta particolarmente punitiva, ma l' ultimo capitolo della saga dedicata da Aldo Cazzullo al Novecento italiano. Conoscere la storia del proprio Paese è utilissimo: da un momento all' altro può sempre capitare che ti chiamino a fare il presidente del Consiglio, e non è mai bello confondere l' Otto Settembre con il Venticinque Aprile, com' è appena successo all' inquilino di Palazzo Chigi. Dopo avere sistemato da par suo un paio di guerre mondiali, più quella civile che si sovrappose alla coda della seconda, stavolta Cazzullo posa il suo sguardo implacabilmente umano su un periodo meno esplorato della storia patria: gli anni della Ricostruzione, che prepararono quelli del Boom. Lo storico si appoggia al giornalista per cercare tra le pieghe e le piaghe del passato un filo di attualità: svegliare gli italiani del 2018 dal torpore rancoroso che li attanaglia.

 

ricostruzione

Il libro (Mondadori) tratteggia la miseria nera del dopoguerra. Quando i giornali non ospitavano ricette per dimagrire, ma per ingrassare. Quando nelle questure i poliziotti aspettavano a piedi nudi il ritorno dei colleghi in missione per indossare le loro scarpe, dato che non ce n' erano abbastanza per tutti. Quando anche il pane secco faceva volume nello stomaco e, se proprio ne restava un pezzettino immangiabile, prima di buttarlo lo si baciava, come per chiedergli scusa. Eppure, sostiene Cazzullo, i nonni erano più disponibili e aperti al cambiamento dei loro nipoti e pronipoti. Al mattino ci si diceva: «Speriamo che oggi succeda qualcosa», mentre adesso ci si dice: «Speriamo che oggi non succeda nulla».

aldo cazzullo

 

A scanso di equivoci, l' autore non è un pauperista, non è fautore della decrescita felice e non è nemmeno tanto ingenuo da credere che dietro quella sferzata collettiva di ottimismo si nascondesse chissà quale visione strategica o senso dello Stato. Già allora l' italiano era un individualista, i cui slanci di generosità, tranne rari casi, non oltrepassavano il perimetro della famiglia. E anche allora la passione per la vita faceva fatica a conquistare i cuori. C' è un film di Pietro Germi del 1948, Gioventù perduta, dedicato all' impressionante aumento delle rapine compiute dai ragazzi della borghesia, in cui un professore universitario si lamenta del cinismo amorale di suo figlio.

 

Eppure il sentimento dominante era la voglia di riscossa. È più facile non avere niente da perdere, quando non hai più niente da conservare. Secondo Cazzullo, la felicità che si respira negli anni della Ricostruzione emana dalla sensazione di passare dal meno al più che solo la fine di una guerra e l' uscita progressiva dalla miseria possono dare. Le percezioni condizionate dall' ambiente stravolgono sempre la realtà dei fatti: allora si stava male, ma ogni giorno ci si svegliava convinti di stare un po' meglio. Adesso si sta ancora mediamente bene, eppure si è terrorizzati dalla paura di vedersi portare via il poco o il tanto che resta.

 

massimo gramellini

Ma, se non può esistere una religione senza la fede, non può nemmeno esistere una comunità senza la fiducia. Cazzullo punta il dito contro quegli anziani, non tutti, che si rifugiano nell' egoismo della rendita («L' Italia oggi non produce più ricchezza, la estrae») e contro quei giovani, non tutti, che si crogiolano nell' ignavia dell' attesa. Ed è anzitutto a loro che propone il modello coraggioso dei Ricostruttori. Una processione emozionante di volti noti e dimenticati. Politici frugali come Alcide De Gasperi, che la domenica contava il numero di paste da comprare per la famiglia (mai più di una a testa). O come Luigi Einaudi, che durante una cena al Quirinale propose a Flaiano di fare a metà di una pera («Dopo di lui cominciò la Repubblica delle pere indivise»). E poi Coppi e Bartali, le elezioni del 1948, l' attentato a Togliatti, il Grande Torino, Dossetti e Lauro, Giannini e Di Vittorio, Macario e Govi, la corsa disperata di Anna Magnani in Roma città aperta di Rossellini, che inaugura il neorealismo, e le corna svedesi di Rossellini ad Anna Magnani, che inaugurano il neovoyeurismo, la battaglia per la chiusura dei casini e la lenta ma inesorabile crescita dei diritti delle donne. Si esce da queste pagine con un umore impastato di nostalgia e di speranza. La nostra generazione non deve vedersela con le macerie fisiche di una guerra, ma con quelle morali della rassegnazione. Per provare a sconfiggere, scrive Cazzullo, l' idea inaccettabile che essere italiani sia diventata una sfortuna.

ricostruzione bandiere dcCAZZULLOfazio cazzullo

 

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