IL CINEMA DEI GIUSTI - “LA PRIMA NEVE”, LACRIMA-MOVIE RIADATTATO AI GUSTI DEL PUBLICO D’AUTORE E ALLE ESIGENZE DELLA FILM COMMISSION

Marco Giusti per Dagospia

La prima neve di Andrea Segre.

Il Trentino come sponsor unico, le sue valli e montagne, i suoi prodotti locali, miele e vino, perfino i suoi pullman trionfano in quel che resta del cinema italiano che passa a Venezia. Nemmeno fossimo ai tempi dell'acqua Pejo e del whiskey J&B nei film degli anni '70. Il fatto è, credo, che scomparsa dalla scena Medusa, i film d'autore italiani, più meno sovvenzionati dallo stato e da Rai Cinema, non riescono a chiudere i budget se non legandosi a qualche Film Commission e quella Trentina sembra la più forte e gettonata. Al punto che anche il prossimo cinepanettone di De Laurentiis sarà in gran parte girato lì.

Più che La prima neve, il secondo film di Andrea Segre, acclamato regista di un'altra operina neorealista del nordest, Io sono Li, con una cinese a Mestre e la massiccia presenza di Giuseppe Battiston, si sarebbe dovuto chiamare L'ultima prima neve di primavera, visto che è in fondo un lacrima-movie riadattato ai gusti del pubblico d'autore e ai tanti fan della fotografia di Luca Bigazzi, che mostra qui una serie di immagini di montagna e neve che gli saranno fruttate da sole vacanze perenni dalle pro-loco del Trentino.

La storia vede l'incontro fra un uomo e un ragazzino che si incontrono tra le montagne, ovviamente del Trentino, prima che arrivi la prima neve. L'uomo, Dany, viene dal Dogo e ha perso la moglie incinta per colpa della traversata in mara ai tempi della guerra in Libia. La sua bambina è nata, ma lui non riesce neanche a vederla. Gli ricordo troppo l'amata compagna. Il ragazzino, Michele, ha perso il padre, valoroso montanaro, finito sotto una slavina, e vive con la mamma, Anita Caprioli, che cercherebbe di rifarsi una vita scopando con un simpatico strafattone del posto che non ha un vero lavoro, ma coltiva un bel po' d'erba.

Tranquilli, c'è anche Battiston, nei panni di un simpatico montanaro che sogna di andare in Madagascar. E c'è il vecchio nonno del bambino, che ha dato lavoro a Dany. Dovrà rimettergli a posto delle casette per api. Il tutto prima che arrivi la neve. Dany progetta di lasciare la bambina, troppo dolore, e di andare a vivere a Parigi. Ma il bambino lo vede come una nuova figura paterna. E il nonno ha già spiegato che "le cose che hanno lo stesso odore devono stare insieme". Gran lacrime del pubblico cinefilo e gran spolvero di miele e di montagne del Trentino. Sob.

 

 

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