
CORRI, “ZANZARA”, CORRI - CRUCIANI RACCONTA LA SUA PASSIONE PER LA MARATONA: “UNA GRANDE FORMA DI EGOISMO MA MI HA AIUTATO A CONCENTRARMI SUL LAVORO” - “LA MARATONA DI NEW YORK? PREFERISCO QUELLA DI FIRENZE. NEW YORK E’ UNA CITTA’ BRUTTA”
Giampiero De Chiara per “Libero Quotidiano”
«Ho sempre corso fin da ragazzino. Avevo una passione per l' atletica leggera, per le gare dei 5mila e 10mila. Anche per la maratona che, però, è una altra cosa rispetto al fondo e al mezzofondo. Ma questo l' ho scoperto negli anni, crescendo e avvicinandomi ad una specialità che è anche, ma non solo, una grande forma di egoismo».
Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore del programma radiofonico «La Zanzara», in onda su Radio24 dal lunedì al venerdì alle 18.30, non nasconde la sua passione («anche se negli ultimi anni ho un po' mollato con la testa»), per la corsa lunga 42 chilometri.
Racconta come è nato e come si è sviluppato questo interesse. I viaggi intorno al mondo, prima per seguire gli atleti che ammirava («Alberto Cova, Salvatore Antibo, Francesco Panetta e Gelindo Bordin, con cui una volta ho corso assieme anche una mezza maratona»), e poi per correre le maratone più famose al mondo («New York, Londra, ora mi piacerebbe fare quella di Tokyo»).
Perché proprio la maratona?
«Fin da piccolo mi piaceva correre. Ho cominciato allenandomi sui 400 metri, poi crescendo con gli anni ho perso l' abitudine. Lo studio e poi il lavoro mi hanno portato via tempo ed energie, ma soprattutto la concentrazione adatta per applicarsi in questo sport.
Una quindicina di anni fa ho ripreso, cominciando, come tutti, dal fondo».
Aveva degli atleti preferiti?
«Ho sempre ammirato gli italiani. Ricordo con grande gioia le vittorie di Alberto Cova (campione europeo, mondiale e olimpico nei 10mila metri dal 1982 al 1984, ndr). O di Salvatore Antibo che ho visto dal vivo vincere i 5mila e i 10mila agli europei nel 1990 di Spalato. Ero anche a Tokyo, ai campionati del mondo del 1991, quando l' atleta siciliano ebbe un attacco di epilessia in gara, che fece poi scoprire a tutti la malattia diagnosticatagli fin da giovanissimo».
Lei sembra un vero esperto, oltreché un appassionato.
«In quegli anni l' Italia aveva ottimi atleti. Un altro che mi piaceva molto era Salvatore Panetta. E poi c' era Gelindo Bordin, il vincitore della maratona olimpica di Seul 1988.
Con lui ho anche partecipato, qualche anno fa, ad una mezza maratona a Trieste. È stato molto emozionante correre al suo fianco».
Quante maratone e mezze maratone ha corso fino ad oggi?
«Ho partecipato a 23 corse sui 42 chilometri. Delle mezze maratone ho perso il conto, neanche ci faccio più caso. Sono comunque tutta un' altra cosa. Per me conta solo la maratona. Secondo gli esperti bisogna correrne non più di due l' anno. Io ho un po' trasgredito questa regola. Per esempio ho partecipato anche a tre in un anno.
Una volta, a poca distanza di tempo l' una dall' altra, ho fatto quelle di Milano e New York. Sconsigliato da tutti, ma io mi sentivo in forma e ho deciso di correre anche nella Grande Mela. Una cosa che poi ho pagato, proprio a New York, negli ultimi 800 metri.
Ho avuto un problema al polpaccio che mi ha quasi bloccato. Ma alla fine, al traguardo, ci sono arrivato lo stesso...».
Qual è il momento più esaltante in una corsa?
«Quando finisci con le gambe che "girano" ancora, a prescindere dal tempo che hai fatto. Ricordo una maratona a Venezia, affrontata senza un allenamento particolare e specifico. Fatta soltanto per il gusto di correre in una bellissima città. Non mi importava e neanche credevo di concluderla.
Invece sono riuscita a farla tutta. Una botta di adrenalina che ancora ricordo con piacere. Purtroppo è anche legata a un brutto ricordo sportivo. Sul traguardo qualcuno mi disse che era appena morto Marco Simoncelli (23 ottobre 2011, ndr).
Quali sono state le sue corse preferite?
«Adoro correre in Italia.
Non c' è nessun altro posto più bello dove poterlo fare.
Correre a Firenze, la mia preferita, Roma e Venezia è talmente piacevole che nessuna altro posto può superarle. Neanche New York, che, tra l' altro, ritengo sia anche una brutta città».
Ha un tipo di alimentazione particolare o un allenamento specifico per la gara?
«Non ho una preparazione scientifica, vado a sensazione senza ovviamente strafare.
Faccio un po' di carico e scarico nell' ultima settimana, prima della corsa. Per quanto riguarda il cibo, alterno carboidrati e proteine. E poi mi attengo molto ai canoni tradizionali. Mi piace molto mangiare delle fette biscottate con il miele».
Si allena regolarmente durante la settimana?
«Negli ultimi due anni non ho corso maratone per via di qualche infortunio. Ho mollato un po' di testa, anche se questo sport mi ha aiutato a concentrarmi anche sul lavoro.
Mentre corro, spesso, mi vengono in mente gli argomenti, le battute, gli scherzi telefonici per la trasmissione in radio».
La prossima corsa?
«Mi piacerebbe partecipare alla Cortina-Dobbiaco che è lunga 30 chilometri. Si corre il 5 giugno».
Ha un sogno da realizzare? Un desiderio da esaudire?
«Sì, vorrei partecipare e concludere la 100km del Passatore, l' ultramaratona che parte da Firenze e arriva a Faenza. Il problema è la preparazione. Si inizia a correre alla fine del pomeriggio e si arriva al traguardo nel cuore della notte. Ci vuole tempo a disposizione e cambia anche l' allenamento.
Per concluderla bisogna avere nelle gambe almeno due maratone o comunque degli allenamenti da 60 chilometri. Per me ora è impossibile. Ma il sogno di farla rimane. Un altro desiderio che vorrei realizzare è fare Skyrunning (corsa in ambienti di alta montagna, ndr) davanti a panorami spettacolari. E poi mi piacerebbe partecipare alla maratona di Tokyo».