LA SETTE DELLE MIE BRAME (SOLO POLITICHE) - INGROIA RACCOGLIE GLI APPELLI DEL MONDO “DE SINISTRA”, NEL SILENZIO DEL PD E DELLA CGIL: “TELECOM ASPETTI LE ELEZIONI PRIMA DI VENDERE LA TV. AVETE ASPETTATO TANTO, PERCHÉ QUESTA FRETTA?” - MA L’UNICO VALORE DELLA TV, IN NETTA PERDITA, È IL NUMERO SUL TELECOMANDO: SOLO PER IL PREZIOSO “7” SI ERANO AFFACCIATI DE BENEDETTI, MURDOCH E DISCOVERY…

1- TV: INGROIA, TELECOM ASPETTI ELEZIONI PRIMA VENDERE LA7
(AGI) - "Chiediamo a Telecom di aspettare l'esito elettorale prima di decidere sulla vendita di La7 perche' noi in Parlamento presenteremo un provvedimento sul conflitto di interessi", dichiara Antonio Ingroia in una nota. "Avete aspettato tanto perche' ora tutta questa urgenza? E' una fretta sospetta", conclude il leader di Rivoluzione civile, che sottolinea nel dibattito "l'assordante silenzio del Pd e della CGIL. Perche' non parlano? Perche' non prendono una posizione?".


2- TANTO RUMORE PER UN SOLO TASTO SUL TELECOMANDO
Andrea Montanari per "Milano Finanza"


Diciamola tutta: il vero obiettivo degli acquirenti di La7, tv che seppure di prestigio grazie ai suoi anchorman perde oltre 100 milioni a causa degli elevati cachet (200 milioni il costo del palinsesto nel 2012) è proprio il numero 7. Quel tasto nella prima decina del telecomando, subito a ridosso dei canali Rai e Mediaset, fa gola a tanti, forse tutti i broadcaster. Non per nulla in tempi non sospetti si erano mossi dapprima Carlo De Benedetti con il gruppo L'Espresso che ha una tv digitale che fatica a decollare e poi il colosso Usa News Corp, leader della pay tv in Italia con Sky.

Al tycoon Rupert Murdoch interessava scalare le gerarchie nel digitale terrestre gratuito e portare il suo unico canale, Cielo (0,74% di share), dal 26 ai primi posti. Stesso discorso per l'altro big d'Oltreoceano, Discovery Channel (share complessivo 2,92% per i suoi canali sparsi nell'etere), che era pronto a metter sul piatto 100 milioni per conquistare La7.

Poi però gli americani di Discovery, che prima di tutto guardano i numeri e la redditività delle aziende, hanno scoperto che in Italia vi era un altro player del mercato con i conti a posto e soprattutto profittevole che con emittenti di nicchia era riuscito in pochi anni a conquistarsi il suo spazio fino a superare il 2% di share totale.

Così, invece, che proseguire nella lunga ed estenuante e financo più costosa asta per La7, Discovery nel silenzio più assoluto si è aggiudicata per soli 40 milioni la romana Switchover Media, che al 30 giugno scorso fatturava 23,16 milioni con un utile di 4,23 milioni. Adesso il gruppo made in Usa è diventato in men che non si dica il terzo operatore del mercato italiano con uno share complessivo del 5,03% superando di slancio la stessa emittente di TiMedia (3,67%) e la consolidata Sky Italia (4,87%).

A questo punto ci si interroga anche sul reale interesse di un fondo di private equity quale Clessidra che fa dell'irr (il ritorno dell'investimento) il suo mantra e che ha altri grattacapi da risolvere (le partecipazioni in Giochi Preziosi, Moby-Cin, Metalcam e nelle bisarche dei Fratelli Elia). O sul ruolo che potrebbe avere un operatore di nicchia e tutto da scoprire come il Centro Europa 7 di Francesco Di Stefano, che non ha i capitali né la struttura per fare il deal.

L'unico che pare avere un vero interesse è Urbano Cairo. Del resto la sua concessionaria raccoglie la pubblicità di La7 dal 2002 e con un contratto blindato fino al 2019 che è fondamentale per i conti della Cairo Communications.

 

Antonio Ingroia CROZZA IMITA INGROIABernabe e marco patuano rupert and wendi murdoch discovery real timeFRANCESCO DI STEFANOURBANO CAIRO

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