“L’UNITÀ” RISCHIA LA CHIUSURA - È BELLO APPRENDERE CHE L’EDITORE RENATO SORU NON LEGGE LA SUA ‘’UNITÀ’’ E MANCO SAPEVA CHE I GIORNALISTI SONO IN SCIOPERO! (LO SA CHE NON PAGA LE TREDICESIME?) - LA REDAZIONE: “LA VERITÀ? È CHE PER LUI SIAMO SOLO UN PESO. NON GLI INTERESSIAMO. VUOLE LIBERARSI DI NOI” - L’UOMO CHE VELTRONI PRESE IN GIRO LANCIANDOLO COME L’ANTI-BERLUSKA PER SCUCIRGLI 20 MILIONI PER IL GIORNALE, REPLICA: “IO PRESI IL GIORNALE QUANDO I SUOI LIBRI CONTABILI STAVANO PER FINIRE IN TRIBUNALE”….

1- SORU SCARICA L'UNITÀ. CHE ORA RISCHIA LA CHIUSURA
Alessandro Ferrucci per il "Fatto quotidiano"

"La verità? È che per lui siamo solo un peso. Non gli interessiamo. Vuole liberarsi di noi", spiega un giornalista de l'Unità. Tono pacato. Secco. Avvilito. In ballo c'è il suo posto di lavoro e quelli di molti altri colleghi.

Il soggetto del quale parla è Renato Soru. Oggi il giornale fondato da Antonio Gramsci non è in edicola, ieri la redazione ha scioperato dopo un drammatico confronto con la direzione durante il quale i vertici hanno paventato l'ipotesi di un "niente tredicesima e forse niente stipendio".

Black out sui conti, appunto. La colpa? "Ma delle banche", ovvio, fanno sapere dall'alto. E a ruota del finanziamento pubblico riservato all'editoria, in dubbio per quest'anno, ancora peggio per quelli a seguire. "In sostanza gli istituti di credito temono la nostra insolvenza, quindi non ci anticipano soldi", spiegano al giornale. Chi ci rimette è l'intera redazione, dai giornalisti ai poligrafici "affogati e stressati da due anni di sacrifici", racconta un redattore. E pensare che la storia doveva essere totalmente opposta.

Anno 2008 da tempo il giornale è in crisi, si parla di nuovi soci, di nuovi acquirenti. Ipotesi, voci. Smentite. Cordate. Fanfaroni. Assemblee di redazione, comunicati ufficiali. Fantasmi del passato, con alcuni giornalisti già scottati dai "lucchetti" (via dalle edicole dal 28 luglio 2000 al 28 marzo 2001). Macché, niente da fare. Fino a Soru. Il messia. Il salvatore. Il 20 maggio dichiara: "Non era giusto che il giornale di Gramsci e di Enrico Berlinguer, che ha rappresentato tanto nella storia del nostro Paese, fosse trattato come una merce qualsiasi".

Altri tempi. L'allora governatore della Sardegna era l'astro nascente della politica di centrosinistra: forte in casa, cercato dalle televisioni nazionali per interviste e confronti. E nonostante i suoi lunghi, lunghissimi silenzi. Silenzi, di solito, poco adatti ai tempi tv (chiedere a Daria Bignardi e alle Invasioni Barbariche). Quindi il suo appetito a livello nazionale, con una corrente pronta ad appoggiare un eventuale sbarco al Nazareno, casa Pd, magari al posto di Veltroni, D'Alema, Bersani. O a chi toccava.

Qualcuno gridava: è l'antiberlusconi! Lui no. Schivo, taciturno (appunto), sempre serio, è stato subito pronto a prendere le distanze politico-imprenditoriali dal cittadino onorario di Olbia: "Il quotidiano sarà intestato a una fondazione che si occuperà della gestione". Come dire: da me non avrete alcun conflitto di interessi, nonostante l'assegno strappato.

E che assegno. Soru, in alcune situazioni, ha parlato di una cifra superiore ai 20 milioni di euro per l'acquisto del giornale, della testata, per il nuovo formato, il cambio di direzione, l'ampliamento della redazione. Più una ricapitalizzazione. L'idea iniziale era quella di una piattaforma multimediale, si parlava di tv, radio, pubblicità. Combattere testa a testa con le corazzate. Tutto finisce in pochi mesi. Le azioni Tiscali crollano (da una quotazione di 1,50 euro, passano a un incredibile 0,17), lui perde la Regione.

Niente più soldi, niente potere, fine dei sogni di gloria. A ruota, anche per l'Unità. Dopo soli cinque mesi il sogno è evaporato. Parole d'ordine: ridurre i costi. Precari tagliati, meno soldi ai collaboratori. Stato di crisi. Prepensionamenti. In due anni 20 giornalisti spediti a casa. Cambio di sede. "Vieni a vedere quanti siamo, magari la domenica..." Quanti? "Pochi, pochissimi e con l'umore a terra". E ora con una busta paga in bilico e un editore che pubblicamente dichiara di volersi disfare del giornale. "Evidentemente non gli serviamo più". Evidentemente anche Gramsci e Berlinguer sono diventati una merce qualsiasi.


2- SORU: L'UNITà è IN VENDITA. DA DUE ANNI...
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

Dottor Renato Soru, cosa pensa dello sciopero attuato dai giornalisti de l'Unità?
«Quale sciopero, scusi?».
(Istanti di silenzio)
Sta scherzando?
«Guardi, non ho alcuna voglia di scherzare. Non so nulla di questo sciopero... stanno scioperando?».

Un giorno di sciopero, sì. Lo ha annunciato il comitato di redazione.
«Dove?».

Sul giornale, con un comunicato.
«Spero non l'abbiano messo in prima pagina...».

No, il comunicato è a pagina 17. Ma davvero lei non l'ha letto?
«No, non l'ho ancora letta l'Unità... sono appena sceso dall'aereo e...».

Sono le 15.30. Lei non legge l'Unità al mattino?
«Non la seguo giorno per giorno e...».

Lei però è l'editore de l'Unità.
«Beh, sono l'azionista di maggioranza».

È l'editore.
«Sì, va bene. E allora?».

E allora non sa che i suoi giornalisti sono in sciopero?
«No. Me lo sta dicendo lei. E comunque, senta, io non ho alcuna voglia di parlare de l'Unità. Perciò le sarei grato se potesse rivolgersi all'amministratore delegato, va bene?».

Lei non crede che...
«Forse non mi sono spiegato: la prego di rivolgersi all'amministratore delegato...».

È l'amministratore delegato Fabrizio Meli ad aver comunicato alla redazione alcune incertezze sul pagamento dello stipendio di dicembre e della tredicesima mensilità.
«Bah... Lei lo sa cosa succedeva all'Unità prima del mio arrivo? Succedeva che il giornale perdeva una montagna di soldi. Poi però ci ho messo le mani io, e la situazione economica si è, in qualche modo, regolarizzata».

Con due anni di stato di crisi, cassa integrazione, con venti giornalisti che hanno dovuto lasciare il giornale.
«Abbiamo sistemato la situazione grazie anche ai sacrifici della redazione, certo... ma le ricordo che io presi il giornale quando i suoi libri contabili stavano per finire in tribunale e... come dire? non era bello che ci finissero».

Può essere più preciso?
«Era il 2008, ed eravamo in piena campagna elettorale. Non era il caso che il giornale fondato da Antonio Gramsci finisse la sua storia tragicamente. Così mi impegnai a fondo, investendo anche molto nelle nuove tecnologie, nel digitale, nel web, dove ci siamo tolti e ci togliamo qualche soddisfazione. Naturalmente, come capita anche altrove, mentre il giornale in rete gode buona salute, quello su carta soffre abbastanza».

All'inizio della scorsa estate, l'arrivo del nuovo direttore Claudio Sardo coincise anche con l'annuncio di un serio piano di rilancio della testata cartacea.
«E infatti l'abbiamo rilanciata...».

Questo non risulta ai giornalisti.
«Le dico che abbiamo proceduto come...».

Non c'è traccia neppure del nuovo formato grafico, che avrebbe dovuto sostituire quello attuale, piccino, una miniatura de l'Unità che fu.
«Il rilancio, le ripeto, c'è stato e...».

Soru, questo mese i giornalisti rischiano di non essere pagati.
«Uff! Diciamo che adesso... beh, adesso c'è chiaramente bisogno di qualche energia economica nuova...».

Posso chiederle di essere più esplicito?
«L'Unità, per quanto mi riguarda, è in vendita».

Lei sta cercando un acquirente?
«Sono due anni che lo aspetto, e che lo cerco».

Il suo tono di voce è netto: sono costretto a chiederle se è ipotizzabile addirittura una chiusura del giornale.
«No, in questo momento non è ipotizzabile».

(Renato Soru, 54 anni, imprenditore ed ex presidente della Regione Sardegna, a lungo esponente di spicco del Pd - uomo gelido, chiuso, la timidezza confusa spesso con la supponenza, unico vezzo quello di portare il colletto della camicia bianca abbottonato ma senza cravatta, in purissimo stile sardo - nel settembre scorso indagato per «evasione fiscale», è anche e soprattutto ricordato come il geniale fondatore di Tiscali. All'aeroporto di Cagliari, la pubblicità della sua ex azienda era chiusa in tre parole: «Libertà. Velocità. Semplicità»).

 

 

Renato SoruRenato SoruVELTRONI WALTER CONCITA DE GREGORIO

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)