carlo de benedetti john elkann

GEDI IN MODALITA' ELKANN - DAGO-ANTICIPAZIONI: EZIO MAURO DIRETTORE EDITORIALE DEL GRUPPO, MAURO SCANAVINO AMMINISTRATORE DELEGATO, GIORNALISTI E MANAGER DELL'ECONOMIST PER TRASFORMARE I GIORNALI DEL GRUPPO IN UN PRODOTTO MULTIMEDIALE - ECCO COSA È SUCCESSO NEI MESI PRIMA DELL'OPERAZIONE: CDB CHIAMA ELKANN PER AVVERTIRLO CHE I FIGLI VOGLIONO VENDERE I GIORNALI AGLI ARABI DEL FONDO PENINSULA, VIA MARSAGLIA-CATTANEO. YAKI È PERÒ INVISCHIATO NELLA FUSIONE FCA-PSA. COSÌ CDB PENSA A UN COLPO DI TEATRO PER BLOCCARE I FIGLI E…

DAGONEWS

 

Antefatto dell'acquisizione di Gedi da parte di John Elkann. Nei mesi scorsi Carlo De Benedetti ha telefonato all'erede degli Agnelli, con cui ha sempre avuto un buon rapporto, per avvertirlo: i miei figli stanno trattando con Stefano Marsaglia del Fondo Peninsula per vendere ''Repubblica'', ''Stampa'', ''Espresso'', e tutto il cucuzzaro.

CARLO DE BENEDETTI JOHN ELKANN

 

La notizia era stata data da Dagospia, e bollata come ''gossip'' dai compratori. Peccato per Flavio Cattaneo che poi sia stata confermata da Carlo De Benedetti in persona.

 

''Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È la stessa persona che ha trattato la vendita del Gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia''

 

In Peninsula hanno investito una serie di sceicchi e principi del Golfo, ma tra tutti svetta il fondo sovrano del Qatar.

 

Tra gli italiani ci sarebbero (non hanno mai confermato né smentito l'indiscrezione di Dagospia) Flavio Cattaneo e Luca Cordero di Montezemolo, con il primo che si è affidato alle consulenze di Daffina di Rothschild. I qatarini sono sempre stati vicini alla famiglia Sarkozy (Nicolas ricevette l'emiro all'Eliseo con Platini quando si trattava di assegnare i famigerati Mondiali di calcio 2020) e non a caso tra i manager principali del fondo c'è il figlio Jean.

RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN

 

L'Ingegnere, e con lui Monica Mondardini, sapeva di trovare un interlocutore ''sensibile'' davanti all'ipotesi che ''La Stampa'', il giornale della sua famiglia da decenni, finisse insieme al gruppo Espresso in mani perlopiù straniere. Il principale gruppo editoriale italiano controllato da un gruppo di investitori capeggiati da principi arabi senza volto.

 

Solo che in quel momento ''Yaki'' stava negoziando la difficile fusione di FCA: sfumata l'opzione Renault, si stava giocando il tutto e per tutto con Peugeot-Citroen. Non era il momento per lanciarsi in un'operazione così delicata. Doveva prima chiudere quel deal.

 

Per questo Carlo De Benedetti il 13 ottobre ha fatto quella mossa ad effetto, e presentato un'offerta low ball, troppo bassa per essere accettata. 25 centesimi ad azione, una valutazione umiliante, una provocazione che serviva per svelare le mosse dei figli, dare al mercato i nomi di Marsaglia e Cattaneo, e bloccare tutto in attesa che il cavaliere bianco di Torino avesse portato a termine l'operazione con PSA.

MARCO DE BENEDETTI

 

Non a caso, passata l'offerta e il rifiuto sdegnato dei figli, CDB non ha più riparlato della sua offerta se non in un'intervista a Cazzullo due giorni dopo. Stava aspettando le mosse di Elkann, e non ha dovuto aspettare troppo: il 30 ottobre arrivano le prime conferme dell'affare FCA-PSA e stavolta tutto va in porto molto rapidamente.

 

Stefano Marsaglia

A quel punto, dopo aver remunerato gli azionisti Exor con dividendi straordinari da capogiro (5 miliardi!), chi si sarebbe mai opposto a spendere un po' di peanuts per il controllo di un gruppo editoriale?

 

Se anche la Gedi dovesse perdere 20-30 milioni l'anno, che saranno mai in un gruppo che ha un fatturato consolidato da 138 miliardi l'anno? Persino Avvenire ha fatto un paragone impietoso: Elkann ha speso più per Cristiano Ronaldo che per prendersi tutto l'impero dei De Benedetti.

 

Invece per la Cir, che negli anni ha ristretto via via il suo perimetro, il boccone di ''Rep'' era diventato troppo duro da masticare.

FLAVIO CATTANEO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

 

Dopo l'antefatto, ecco l'anteprima. Che ne sarà di Gedi sotto il controllo Elkann? Il gruppo dopo l'offerta di CDB ma prima dell'arrivo di Elkann, aveva annunciato 121 esuberi tra i poligrafici, che saranno resi più semplici dalla legge sull'editoria, che concede speciali benefici alle società che cambiano assetto proprietario e danno il via a una ristrutturazione.

 

Yaki intende dare un nuovo assetto alla gestione, e dunque non potrà rimanere al vertice l'attuale ad, Laura Cioli. Al suo posto arriverà il fidatissimo ex compagno di studi Maurizio Scanavino, già amministratore delegato dei quotidiani del gruppo (Zona Nord-Ovest: ''Stampa'', ''Secolo XIX'' ecc), un amico d'infanzia in cui ha fiducia totale.

 

 

NICOLAS E JEAN SARKOZY

Chi farà invece da direttore editoriale di tutto il gruppo? C'è un personaggio perfetto per gestire la transizione e le due redazioni principali: Ezio Mauro, una vita a metà tra ''Stampa'' e ''Repubblica'', cronista e direttore per entrambe le testate, uno che nelle redazioni ha l'autorità e la credibilità per farsi ascoltare.

 

hamad bin khalifa al thani, moza bint nasser nichoals sarkozy

L'unico che non darebbe l'idea a Molinari e Verdelli di essere scavalcati (anzi con il direttore di ''Rep'' il rapporto è ottimo), e uno che può apparire duro e inavvicinabile, ma che in fondo ha saputo navigare tranquillo sia con gli Agnelli che i De Benedetti come azionisti. Il problema ovviamente è la linea politica: la carriera e la ''Repubblica'' di Mauro sono fiorite in corrispondenza con l'ascesa di Berlusconi. Finita l'era di Silvio, c'è un problema di identità (ma di questo parleremo in un altro articolo).

 

Il modello di rilancio che ha in mente Elkann dovrà invece seguire quelli internazionali, dal New York Times a The Economist (di cui Exor è principale azionista), ovvero una spinta fortissima sulle sperimentazioni multimediali, i social, le app, la crossmedialità di cui si parla spesso a vanvera in Italia, e che difficilmente riesce. È un problema di scala, le testate del Belpaese non hanno certo i mezzi né la readership di quelle anglosassoni. Elkann lo sa bene e potrebbe portare in Italia giornalisti e manager anglosassoni che hanno riportato in vita l'Economist trasformandolo in un prodotto multimediale.

ezio mauro eugenio scalfari

 

Tra le ipotesi che circolano, poi, ci sarebbe anche quella di nominare Carlo De Benedetti presidente onorario. Ma sul punto ancora non ci sono certezze…

maurizio scanavinomarco moroni maurizio scanavino luigi vanetti laura cioli con john elkann e chiara appendinomonica mondardini carlo de benedettimonica mondardini carlo de benedetti bruno manfellottoEZIO MAURO sito

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…