GINO PAOLI, IL PADRINO DELLA “MAFIA GENOVESE” - IL CANTAUTORE FA 80 E LI RACCONTA IN UN LIBRO: “MI ASPETTO I FISCHI TUTTE LE SERE”. E RACCONTA DI TENCO: “NON PENSO VOLESSE TOGLIERSI LA VITA”

Paolo Giordano per "il Giornale"

Prima ci pensa su, anche giusto il tempo di aspirare una boccata di fumo. Poi parla e non fa prigionieri. Gino Paoli manco dimostra i suoi ottant'anni prossimi venturi (23 settembre) perché s'arrabbia ancora come quando da ragazzino se ne andò di casa «e mi portai dietro tre libri perché i libri hanno dentro un po' della tua anima; lo spazzolino da denti te lo puoi comprare dovunque, l'anima no».

Gli occhi, d'azzurro cielo come quando il cielo è spazzato dalla tramontana, si infiammano: «Dico quel che penso, nessun applauso mi farà sentir migliore e nessun fischio peggiore di come mi sento». E nel libro di Lucio Palazzo presentato ieri al Salone del Libro (I semafori rossi non sono dio, Rai Eri, 135 pagine ricche di particolari inediti, 15 euro, in uscita a fine maggio) Gino Paoli si racconta proprio così, senza sconti, da quando al casino Castagna di Genova portava la pagella a una «signorina» (che lo prese a schiaffi perché i voti erano scarsissimi) fino a oggi che riveste due cariche ufficiali: presidente della Siae e padre autorevole della canzone d'autore: «Ho sempre cercato di fare e ho dimenticato di apparire», spiega. E puf: giù un'altra boccata di fumo.

Però scusi, Gino Paoli, a nessun artista piacciono i fischi.
«In realtà io me li aspetto tutte le sere. Ogni spettacolo è una match di box: puoi darle e puoi prenderle. Tanti anni fa ho cantato una canzone di Brel tradotta in italiano e il pubblico ha iniziato a fischiare».

E lei?
«Allora mi sono interrotto, ho attaccato Il cielo in una stanza, tutti hanno applaudito. E io mi sono arrabbiato: se prima fischiavate Brel, non potete battere le mani per questa canzone, vuol dire che non avete capito niente».

Lei quando ha iniziato a capire?
«A me, e a quelli della mia generazione, è capitato tutto all'improvviso dopo la fine della guerra mondiale. E' arrivato il jazz. E' arrivata tutta la musica americana. E abbiamo iniziato a leggere Sartre, Mallarmé, Rimbaud. E ad ascoltare i grandi francesi. Eravamo sotterrati da questa conoscenza».

Ha detto: volevamo usare nelle canzoni il linguaggio di tutti.
«Allora c'erano tanti stereotipi, troppi, partendo dal presupposto che la parola dovesse essere poetica o ispirata. No, la poesia è un flash emozionale, è quello che non si dice, che sta dietro alla parola».

Oggi dicono che i rapper siano i nuovi cantautori.
«La musica è nata come ritmica, come percussione, e il rap è senza dubbio essenzialmente ritmo. Ma a me piace che la musica conservi melodia e armonia, sono ricchezze che abbiamo raggiunto nei secoli».

La scuola genovese ha dato melodia alle parole.
«De André, Lauzi (il più trascurato, quello che mi manca di più), Bindi e gli altri».

E Luigi Tenco.
«Quando provai a suicidarmi e mi sparai al petto (ha ancora un proiettile calibro 5 di fianco al cuore - ndr), lui si piantò davanti alla mia camera in ospedale continuando a ripetere: ma non è possibile, come ha fatto, gente come noi non si suicida».

Qualcuno pensa che non si sia ucciso.
«Quella sera al Festival di Sanremo era completamente fuori. L'ho visto già quando cantava. Pochi mesi prima era andato a fare un giro in Svezia, pensando di mantenersi suonando. Invece lui, e chi era con lui, finì a lavare molti piatti per sopravvivere... Lì scoprì la strategia degli svedesi per andare fuori di testa: invece di bere una bottiglia di whisky, prendevano un sonnifero, il Pronox, e dopo un solo bicchiere. Alla fine ti stordiva e arrivavi a guardarti come se tu fossi fuori da te, come se vivessi una recita».

Scusi ma lei come fa a saperlo?
«Lo facevano in tanti, anche io lo facevo e so come andava. Credo che Tenco quella sera fosse sotto l'effetto di quel miscuglio, non penso volesse realmente togliersi la vita».

La cosiddetta «mafia genovese» però non è composta soltanto da musicisti.
«No e difatti la definizione viene da Antonio Ricci. Con noi anche Renzo Piano, Beppe Grillo, Arnaldo Bagnasco... Prima di candidarmi alla Camera nel 1987, convocarono una cena per farmi cambiare idea. Piano disse: "Tu fai già politica con le tue canzoni, lascia perdere". Non cambiai idea e fui eletto nel collegio di Napoli. Allora quando l'hanno nominato senatore a vita, gli ho mandato un sms: "Uè geometra, ti hanno messo nella merda sul serio, stavolta". Ci conosciamo da quando eravamo boyscout, so che se lo chiamo geometra, scherzosamente si arrabbia».

E lui cosa ha risposto?
«Hai ragione tu, lo sono davvero. Aiuto! Il geometra».

E Grillo?
«Tanti anni fa volevamo prendere una grande casa e andare a vivere insieme. Per fortuna non l'abbiamo fatto, altrimenti adesso che vita farei con tutti i giornalisti sotto casa ogni giorno? E' un inferno, e gliel'ho pure detto, sa?».

E a Renzi cosa direbbe?
«Valuto sempre le persone dai risultati e non dalle parole. Sono in attesa, come credo tutti gli italiani, di giudicare i risultati quando ci saranno. Se ci saranno».

 

 

GINO PAOLI LIBRO I SEMAFORI ROSSIGINO PAOLI E ORNELLA VANONI JOE SENTIERI UMBERTO BINDI E GINO PAOLI AL FESTIVAL DI SANREMO NEL GINO PAOLItenco353corpo luigi tenco OggiRENZO PIANO Beppe Grillo sul palco insieme a Gino Paoli STING GINO PAOLI BRUCE SPRINGSTEEN PASCAL VICEDOMINI FOTO ADNKRONOSfazio con gino paoli e renato zero

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)