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L’OVVIO DEI POPOLI E’ IL SALE DELLA VITA – LA GRAN BANALITA’ SECONDO GLI “ARBORISMI’’ DI CATALANO
QUELLI DELLA NOTTE - MASSIMO CATALANO
http://www.youtube.com/watch?v=iMWsLDnbIsA
1. CATALANO SE N'Ã ANDATO, LE SUE MASSIME RESTANO
Nanni Delbecchi per "Il Fatto Quotidiano"
Serafico, sorridente, imperturbabile; un uomo di mondo dall'aria vagamente fané, o forse, a pensarci meglio, già implicitamente autoironico nell'immagine televisiva. Barba, riporto e foulard. Questo è Massimo Catalano, morto ieri nella sua casa di Amelia, in Umbria, all'età di 77 anni.
Sarebbe meglio buscarsi l'influenza e guarire con un'aspirina che dover lottare invano per un anno contro un male incurabile, come avrebbe chiosato lui. Invece è andata al contrario, anche se il re dell'ovvio, dispensatore di immortali massime sui divani di Quelli della notte "è destinato a rimanere nel nostro lessico, e dire catalanata ormai è diventato un modo di dire per tutti", come ha dichiarato il suo mentore Renzo Arbore.
Arbore lo aveva scovato nelle cantine romane dove si improvvisava il jazz; fin dagli anni Sessanta Massimo suonava la tromba nel gruppo dei Flippers. Era scritto che dovesse passare alle jam session umoristiche del salotto che resta il capolavoro di Arbore, un salotto affollato di personaggi tutti sconosciuti al grande pubblico (e tutti destinati a diventare celebri). Nella Raidue del 1985 Quelli della notte fu la prima parodia del talk show quando ancora i talk show si potevano prendere in giro (quello di Costanzo era appena partito su Rete4).
C'era chi si trasformava in macchietta fissa, come il comunista di Maurizio Ferrini o il Fra Antonino da Scasazza di Nino Frassica; chi trasferiva di peso la propria carica surreale, come Mario Marenco, e chi, come Roberto D'Agostino, si inventò la critica di costume, e già che c'era anche se stesso. Catalano, seguace di Lapalisse, si limitava a interloquire nei grandi dilemmi della vita posti dal filosofo Riccardo Pazzaglia, piazzando l'affondo definitivo: "à meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare molto e fare poche vacanze".
Dopo quell'exploit geniale, che genialmente Arbore non volle mai ripetere, cominciarono i mille e uno tentativi di imitazione di Quelli della notte, e i confronti imbarazzanti non si sono mai interrotti, anche ora che la politica si è impadronita del talk show, ora che le due entità sono inseparabili in natura (checché ne pensi il senatore Mastrangeli).
Ora che ogni sera, a sentire le pensose dichiarazioni di onorevoli e analisti, viene da rivalutare la saggezza di Massimo Catalano. Meglio dire ovvietà in serie prendendosi in giro, che spararle sempre più grosse prendendosi sul serio.
2. ADDIO A CATALANO, MAESTRO DELL'OVVIO TRA ARBORE E IL JAZZ
Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"
Per i non esperti di musica, di jazz in particolare, Massimo Catalano era l'intellettuale viveur dai ragionamenti lapalissiani ed esperto di truismi. La parola l'abbiamo imparata allora (1985), per cercare di definire il suo ruolo all'interno di Quelli della notte.
In quel salotto televisivo, arabeggiante e arboreggiante, tra intelligenti banalità e allegri nonsensi, scherzavano seriamente personaggi e maschere televisive: Riccardo Pazzaglia, il filosofo partenopeo esperto di brodo primordiale, Frate Antonino da Scasazza con i suoi «nanetti» ovvero aneddoti, Maurizio Ferrini rappresentante romagnolo di pedalò dalle inclinazioni filosovietiche, la signora bene Simona Marchini che sognava amori appassionanti davanti alle telenovelas, la cuginetta Marisa Laurito in perenne attesa del fidanzato Scrapizza, mentre Roberto D'Agostino, esperto dell'effimero, diventava profeta dell'insostenibile leggerezza dell'essere.
Poi c'era quel distinto signore, la barba coltivata (al pari del suo humour), il cachecol al posto della cravatta, la tromba in mano. Interveniva con frasi del genere: «Meglio lavorare poco e fare tante vacanze che lavorare molto e fare poche vacanze» o «Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida» o «Meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute piuttosto che vecchi, brutti, poveri e malati».
Ovviamente, tutti ribadivano l'ovvietà affinché il tormentone valicasse i confini dello schermo e diventasse linguaggio comune: nascevano così gli «arborismi».
Negli anni Sessanta Catalano aveva fatto parte dei Flippers, una mitica band i cui componenti venivano tutti dal jazz e spopolavano da Forte dei Marmi a Santa Margherita, da Venezia a Viareggio lanciando in Italia il cha cha cha (chi non ricorda «Il cha cha cha dell'impiccato»?), partecipando persino a un Cantagiro, con «I Watussi», al fianco di Edoardo Vianello.
Ha scritto anche un libro, La vita è una tromba, raccolta di pensieri e truismi. Che poi sarebbero le verità ovvie, evidenti, indiscutibili, tali che sarebbe ridicolo enunciarle o superfluo spiegarle.
3 - MEGLIO CATALANO
Massimo Gramellini per "la Stampa"
Meglioinnamorarsi di chi ti ama che di chi non ti vede proprio. Di più: meglio innamorarsi di una persona bella, intelligente e ricca che di un mostro cretino senza soldi. Così come è meglio, molto meglio, avere un lavoro ben pagato a tempo indeterminato e sognare la rivoluzione, piuttosto che averne uno precario sottopagato e dire ancora grazie. Meglio essere uno studente fuori corso e goderti la vita perché tanto prima o poi metterai la testa a posto, che avere la laurea e la testa a posto ma nessuna vita da godere in prospettiva.
Meglio fare un mutuo per comprare la casa che vedersi rifiutare un mutuo per pagare la tassa sulla casa. Meglio mangiare poco perché fai la dieta che fare la dieta perché hai poco da mangiare. Meglio essere ricchi e sani che poveri e malati. Ma è comunque meglio essere poveri e malati con la mutua che esserlo senza un'assicurazione privata. Meglio essereallegriinmezzoagliamicichetristiesoli.Maèmeglio essere allegri da soli che tristi in mezzo agli amici, specie se gli amici fanno gli allegri perché hanno paura di restare soli.
Secondo qualcuno, ma sono opinioni, è meglio essere governati negli anni Settanta dalla democrazia cristiana con i voti dei comunisti che quarant'anni dopo dalla democrazia cristiana con i voti dei comunisti più quello decisivo di Berlusconi. Mentre siamo tutti d'accordo che è meglio avere vent'anni e ascoltare in tv le massime di Catalano a «Quelli della notte» che averne cinquanta e ascoltare in tv che Catalano ha smesso per sempre di dirle. Meglio essere giovani e sorridere per un po' di stupidaggini che scoprire di non esserlo più e commuoversi, sentendosi anche un po' stupidi.
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