LIBERACI DA LINDSAY - PAUL SCHRADER SCARICA LA LOHAN: “IL SUO COMPORTAMENTO E’ INQUALIFICABILE”
1-SCHRADER, FINALMENTE LIBERO DA LINDSAY LOHAN
Da Ansa.it
Paul Schrader, il regista di the Canyons, esordisce così alla conferenza stampa del film fuori concorso: ''Oggi sono libero. Negli ultimi 16 mesi sono stato ostaggio di Lindsay Lohan. à una brava attrice, doveva essere qui, ma il suo comportamento è inqualificabile. Non risponderò a domande sulla sua vita privata''.
2-FRIEDKIN BACCHETTA GLI USA: 'SERVE UN NUOVO GANDHI'
Francesca Pierleoni per Ansa
''Nel 1945 il critico André Bazin ha posto la domanda 'cos'è il cinema'. Credo che nei 70 anni successivi la Mostra di Venezia l'abbia definito''. L'ha detto William Friedkin al Lido dov'è stato premiato, proprio nel giorno del suo 78/o compleanno, con il Leone d'oro alla carriera, consegnatogli dal direttore della Mostra Alberto Barbera e dal presidente della Biennale Paolo Baratta. Il regista è salito sul palco in Sala Grande dopo la proiezione in versione restaurata de Il salario della paura.
Per lui, a parte la moglie Sherry Lansing (ex amministratore delegato della Paramount), ''il Leone d'oro alla carriera è il premio più importante che potessi avere per la lunga lista di grandi cineasti che l'hanno ricevuto, come Charlie Chaplin, Orson Welles e Kurosawa''. In conferenza stampa l'autore di capolavori come L'esorcista e Il braccio violento della legge aveva colpito vari bersagli, dalla politica Usa a Hollywood. ''Il mondo - ha sottolineato - è al limite dell'estinzione.
L'America minaccia la Siria, l'Iran minaccia Israele, e così via. Non eravamo a questi livelli dalla fine della II guerra mondiale, solo che ora esiste la bomba atomica, si può solo sperare che non ci sia un pazzo che voglia usarla''. Poi alludendo ai modelli di Hollywood ha sottolineato: ''non c'è nessuno che voli in tuta di spandex e salvi il mondo, non ci sono Superman o Batman, ci sono solo esseri umani normali. L'unica soluzione è che il mondo ritrovi una nuova persona come Gandhi, Sadat o Martin Luther King, qualcuno pronto a mettere la propria vita in gioco per la pace''.
Friedkin ha aggiunto: ''Quando vedo il nostro governo che minaccia un altro Paese mi vergogno. Credo che l'America non possa essere il poliziotto del mondo, nessuno può esserlo''. Il compito del cinema ''è aiutare le persone a comprendere le rispettive differenze e a rispettarsi l'un l'altro. Come diceva Brecht l'arte non è uno specchio attraverso cui mostrare la società , ma un martello con cui trasformarla''.
Proprio in questa prospettiva ha realizzato Il salario della paura (1977), tratto dall'omonimo romanzo di Georges Arnaud (già fonte per Vite vendute di Henri-Georges Clouzot, ndr), flop al botteghino all'uscita, poi diventato cult. ''Tra i miei film è quello che preferisco'''. I suoi ultimi due film, Bug e Killer Joe (presentato alla Mostra di Venezia nel 2011), tratti da drammi del premio Pulitzer Tracy Letts (''Spero di fare con lui anche un western contemporaneo''), erano produzioni indipendenti: ''Girare così mi ha lasciato più libero. Hollywood è diventata un casinò, muovono fiches, potrebbero fare milioni di film con quello che spendono per uno solo.
Producono solo storie di gente che vola o di vampiri e a me non interessa fare quei film''. Il regista oggi guarda soprattutto capolavori del passato, come Otto e mezzo, Il tesoro della Sierra madre e tutti i film di Antonioni, ''però anche film nuovi dal resto del mondo. Fra gli italiani ho amato Il divo di Sorrentino e Gomorra di Garrone. Non mi ritrovo nella loro visione politica, ma sono film fatti molto bene''. Per lui invece ''in America oggi la tv via cavo è migliore del cinema, è più potente e importante. Penso a serie come I Soprano, Homeland e 24. Non so se da voi è lo stesso. Però a parte Sorrentino e Garrone, non arrivano molti italiani, mentre il vostro cinema nel passato è stato necessario''.
Gli studios, quindi, come dice Spielberg, rischiano di implodere? ''Se succedesse non ci vedrei niente di male, tutto è destinato a implodere, è successo anche all'Antica Roma''. Infine per gli aspiranti registi ha tre consigli: ''saper comunicare con il cast e la troupe, essere aperti alle idee degli altri, essere onesti con se stessi. E se state frequentando scuole di cinema, lasciatele subito, comprate una videocamera fate i vostri film e metteteli online. Nessuno vi può insegnare a fare cinema, lo si impara facendolo e vedendo i grandi film''.
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