LA MINACCIA DEI GIORNALISTI HA FUNZIONATO? RCS RIMANDA LA DECISIONE SULLA VENDITA DI VIA SOLFERINO - MA I SOLDI IN CASSA SONO AGLI SGOCCIOLI
L.G. per "Il Sole 24 Ore"
Il consiglio è durato un'ora poi ha deciso di aggiornarsi: senza il presidente nessuno si è assunto la responsabilità di una scelta troppo discussa
Il consiglio di amministrazione di Rcs, riunito nella prima mattinata di ieri in seduta straordinaria, per affrontare il tema della vendita a Blackstone dell'immobile di Via San Marco-Via Solferino, ha deciso di aggiornarsi al prossimo 5 novembre. Ufficialmente è stato comunicato che la decisione è stata assunta causa la «sopraggiunta impossibilità a partecipare del presidente Angelo Provasoli».
Va detto, rispetto a ciò, che l'assenza del numero uno in realtà era nota. Evidentemente, quindi, la dialettica sviluppatasi nel corso del consiglio, durato appena un'ora ma al quale ha fatto seguito una discussione informale di oltre due ore, deve avere suggerito ai presenti di rinviare la decisione a un nuovo consiglio organicamente completo. Vendere gli immobili, questione che ha creato parecchia tensione tra i soci, durante una riunione priva del presidente sarebbe potuta sembrare una forzatura eccessiva.
Tanto più considerata la lettera inviata ieri dal Comitato di redazione del Corriere della Sera al presidente Provasoli. Il cdr ha infatti scritto al numero uno assicurando che «se il consiglio» avesse deliberato la vendita dell'asset poi se ne sarebbe dovuto «assumere la responsabilità ». Per il Cdr del giornale la cessione della sede centrale è «una scelta economica illogica» tanto che l'organo che rappresenta i giornalisti si è detto pronto a valutare «un'azione di responsabilità a carico dei componenti del cda» per il «grave danno patrimoniale» connesso, a parer loro, alla valorizzazione dell'asset.
Di qui la decisione di soprassedere e fissare un nuovo vertice a stretto giro. Il che consentirà agli azionisti ancora dissenzienti di poter approfondire i termini del recente accordo raggiunto con Blackstone e di confrontarsi ulteriormente. Nel consiglio precedente, era stato dato chiaro mandato al management di migliorare le condizioni della proposta del fondo. In particolare, in termini di prezzo e di condizioni del successivo accordo di locazione a 20 anni.
Rispetto a questi due elementi chiave, Jovane sarebbe riuscito a spuntare un valore per gli immobili vicino ai 120 milioni di euro, soglia indicata dai consiglieri come necessaria per poter prendere in considerazione la proposta. Da capire se questo sarà sufficiente per placare gli animi e rendere altamente condiviso un passaggio cruciale per il futuro del gruppo.
Se la vendita dell'immobile può non piacere a soci e redazione per ragioni precise, da un lato il fatto che si procede alla cessione in una fase di mercato in generale poco favorevole e dall'altro che si toglie al gruppo un pezzo di patrimonio storico, non si può non tener conto del fatto che Rcs potrebbe aver bisogno a breve di nuova cassa e la valorizzazione dell'asset potrebbe rivelarsi la strada più semplice.
D'altra parte, il piano stesso di ristrutturazione aveva messo in conto la vendita di Via San Marco-Via Solferino tanto che era stato concordato che la cessione di quei palazzi sarebbe dovuta servire per rimborsare anticipatamente una fetta di debito. Senza contare che al finanziamento concesso a Rcs è collegato il rispetto di covenant stringenti come la cessione di asset per 250 milioni entro il 31 dicembre 2014.
Sulla carta, dunque, non vendere quegli immobili potrebbe incidere sugli equilibri finanziari del gruppo. Tanto più se si tiene conto del fatto che le risorse disponibili sono contenute: del miliardo entrato nelle casse del gruppo sono rimasti a disposizione 140 milioni da impiegare sia in un'ottica di sviluppo che di gestione ordinaria. E buona parte di quei denari sono già stati assorbiti.
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