MORIRE ALLA SCRIVANIA - PER I MEDICI LA SEDENTARIETÀ AMMAZZA COME IL TABACCO

Mattia Ferraresi per "il Foglio"

"Sitting is the new smoking", proclama fieramente Anup Kanodia, professore di Medicina all'Università dell'Ohio, immancabilmente sostenuto da una trafila di studi scientifici che confermano le insidie del poggiare il di dietro su una sedia troppo a lungo. Diabete, malattie cardiovascolari, infarti, ictus e altre disgrazie raggiungono i sedentari senza discriminazioni di marchio, il consenso prevalente dice che una Adirondack è dannosa quanto uno scranno a basso costo dell'Ikea e il prezzo non è la scoliosi o un'infiammazione lombare o lo scassamento del tunnel carpale. E' molto peggio.

Se l'obesità è una malattia, come l'associazione dei medici americani ha dichiarato il mese scorso, la sedentarietà è l'inferno. Per questo la gran macchina della salute pubblica si è attivata seguendo il solito schema: i medici terrorizzano, gli scienziati sociali manipolano, i legislatori legiferano.

La campagna "sitting is the new smoking" è soltanto nella sua prima fase, quella della coagulazione del consenso medico, ma il sindaco Michael Bloomberg, sempre alla ricerca di nuove storture da raddrizzare, nella speranza che l'etica paternalista che ha imposto a New York sopravviva alla sua dipartita autunnale, ha certamente subodorato le opportunità incluse in questo vizio moderno, il sedersi.

Nei parchi della città non si può fumare, non si possono consumare bevande zuccherate troppo grandi, eppure - svista pazzesca - abbondano felicemente presenze diaboliche sotto forma di panchine, viziosi inviti a passare ore seduti dedicandosi ad attività che, dice la scienza, sarebbe meglio fare in piedi.

Leggere un libro (meglio un ebook, più ecologico), baciarsi (previo test della mononucleosi), godersi l'ombra di un albero (trattato con antiparassitari naturali) o il sole di un mattino estivo (occhio ai raggi Uva) sono passatempi meravigliosi uniti dalla insidiosa tendenza a dare più soddisfazione se praticati seduti. Schopenhaueriano inganno della volontà di vivere.

Che dire della metropolitana, del treno, dell'aereo? Non sarebbe meraviglioso per la salute e per le casse pubbliche costruire vagoni senza sedili? Basterebbe giusto qualche poltroncina per anziani e disabili. Preoccupato dalla deriva possibile della campagna contro la sedia, il giornalista di New Republic Ben Crair - nominato per vox populi capo della carboneria sedentaria - ha interrogato alcuni scrittori sulle loro abitudini professionali, partendo ormai dal presupposto che il loro mestiere presto sarà considerato ad alto rischio.

"Non scendo dal letto" Philip Roth, e questo si sapeva, scrive( va) in piedi; Colum McCann si accoccola sul pavimento di un seminterrato senza finestre; Virginia Woolf e Lewis Carroll avrebbero passato il moderno test della sedentarietà e probabilmente anche Nietzsche, che faceva la morale a Flaubert per il suo stile di vita insalubre. Ma c'è anche un gruppo sotterraneo che prepara una controrivoluzione seduta. Quando qualcuno offre a Geoff Dyer il posto in metropolitana dicendo "è tutto il giorno che sto seduto", lui felicemente risponde "anche io!" e si tuffa con gioia sul sedile.

Zoë Heller per un attimo ha pensato di imitare le buone abitudini di Roth: la tentazione è svanita immediatamente e si è riaccomodata sulla sua vecchia sedia non ergonomica, accendendosi l'ennesima sigaretta. Ma il vero giacobino della cricca è Gary Shteyngart, che in nome della comodità ha trapassato il concetto del sedersi per arrivare a quello del coricarsi: "Non mi siedo. Mi sdraio. Scrivo sempre dal letto. Il risultato è che soffro di tendiniti, lesioni della cuffia dei rotatori, scoliosi. Non sono in salute. Ma non scendo dal letto".

 

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