NELLE TOILETTE, SULLA/SOTTO LA SCRIVANIA: INCHIESTA SULLA MASTURBAZIONE AL LAVORO - “QUANDO SONO IN UFFICIO, MI CIRCONDANO BELLE COLLABORATRICI VESTITE IN MODO MOLTO SEXY E MI CAPITA DI CORRERE IN BAGNO A MASTURBARMI PENSANDO A LORO. DOPO, PROVO VERGOGNA” - LOUISE LO FA IN BAGNO, ALLA SCRIVANIA O IN SALA RIUNIONI, FINCHÉ L’ANGOSCIA DI ESSERE BECCATA NON LA SPINGE A FERMARSI: “QUANDO VENIVO, URLAVO FORTE COME QUANDO C’È UN GOL ALLO STADIO''
Carole Boinet per “Les inRocks”
E’ successo tre anni fa ma Anna lo ricorda come fosse ieri. Un pomeriggio questa giovane editrice di 26 anni riceve un manoscritto erotico e si mette a leggerlo, quel racconto la eccita e nel mentre scorge nel corridoio una stagista per la quale prova una certa attrazione. Anna corre in bagno a masturbarsi, tentando di non fare rumore.
MASTURBAZIONE SUL POSTO LAVORO 2
Appena venuta, una sua assistente entra per lavarsi le mani: «Ho goduto subito ed è stato molto strano ma i pregiudizi sulla masturbazione femminile sono così forti che nessuno avrebbe pensato che la giovane editrice del secondo piano si stava toccando in bagno. Non ho mai avuto atteggiamenti lascivi sul lavoro e non sopporterei se qualcuno si comportasse così con me, ma avevo bisogno di scaricare, assecondare le mie pulsioni. E’ capitato una sola volta, devo essere davvero molto eccitata per fare una cosa simile».
Masturbarsi al lavoro è un’attività circondata da un alone di mistero. Ne sono prova le reazioni mezze inorridite e mezze intrigate quando si tocca l’argomento. E’ segno che l’argomento interessa. In rete pullulano discussioni a riguardo. C’è chi cerca un sostegno morale dalle donne: «Quando sono in ufficio, mi circondano belle collaboratrici vestite in modo molto sexy e mi capita di correre in bagno a masturbarmi pensando a loro. Dopo essere venuto, torno alla scrivania e provo vergogna, è come se loro avessero sentore dell’accaduto. Lo percepite quando un uomo lo fa?».
A capo di una società che vende articoli per le feste c’è Louise, 31 anni, feticista dei piedi: «Frequento ambienti maschili, dove la voglia di contatto è costante ma mi contengo. Per non trasgredire le regole, ho trovato efficace masturbarmi negli spazi in cui questi uomini si trovano, in strada come in ufficio. Mi stimola immaginare che ci faccio l’amore in treno o guardare dei video dei piedi mentre sto chiusa in bagno».
Lo sfogo dura da cinque anni, lo fa due volte a settimana in bagno, alla scrivania o in sala riunioni, finché l’angoscia di essere beccata non la spinge a fermarsi: «Quando venivo, urlavo forte come quando c’è un gol allo stadio. Avevo paura di essere sentita e quello che era eccitante diventava un po’ paranoico».
Per altri è proprio il timore di essere colti in flagrante che motiva il piacere solitario. Su “Au féminin”, altra piazza virtuale della sessualità, una certa Géraldine confessa di carezzarsi tranquillamente sul posto di lavoro: «Il pericolo di essere sorpresa rende tutto più eccitante. E’ fuori discussione andare in bagno, che non è affatto comodo. Mi masturbo sulla poltrona davanti alla scrivania, mi metto fra le gambe il vibratore portatile».
Lucia, 26 anni, ha azzardato di più. Dopo aver intervistato un uomo politico che sussurrava in modo sensuale, la giornalista si trovò in redazione sola con un collega che aveva lo sguardo particolarmente “divoratore”. Assalita da immagini erotiche, ha atteso che lui si eclissasse qualche istante per cedere al richiamo del piacere: «Pensavo alla sua testa fra le mie cosce, alle sue dita che mi spostavano le mutandine per penetrarmi. E soprattutto pensavo che avevo a disposizione solo venti secondi prima che lui tornasse al suo posto. La cosa più difficile, è riprendere la normale respirazione dopo l’orgasmo».
Lucie ripete l’esperienza a più riprese, anche con il collega presente, per il gusto della trasgressione. Sfidare i divieti e fare ciò che è inappropriato sono i meccanismi ricorrenti. Da anni i film si appropriano di luoghi per natura poco erotici e li trasformano in scenari peccaminosi, immaginando rapporti scabrosi fra stagiste, capi, segretarie.
Spiega Olivier Ghis, capo di una rivista hard e autore del documentario “Zob in the Job”: «I film porno sono realizzati con pochi mezzi e in minor tempo rispetto a quelli tradizionali, quindi sono meno sottili e replicano gli archetipi. Il posto di lavoro è il regno del proibito perché è gerarchico e ha imperativi di efficienza. La sessualità stravolge tutto introducendo libertà e ribellione».
Paragonato agli anni ‘60 e ’70, quando l’impiego a tempo pieno rendeva sicuri gli impiegati e non si temeva la disoccupazione, oggi non c’è possibilità di distrarsi, di rilassarsi. Bisogna rendere ed essere efficienti, quindi il quadro pornografico diventa ancora più trasgressivo. Ecco perché l’idea della masturbazione sulla scrivania prenderà sempre più piede nel porno. Su “Sexy0fficeGirl”, che ha 185,000 iscritti, le “cam girl” si masturbano in vari posti di lavoro. Tutti sanno che sono finti ma la cosa continua a funzionare perché l’immaginazione basta a ricreare il proibito della situazione e a provocare eccitazione.
le donne si masturbano piu a lungo degli uomini
Testimonianza di una disobbedienza, di una insubordinazione quasi politica, la masturbazione al lavoro alza il dito medio al culto del sacrosanto capitalismo. E’ come se dicesse: «Passiamo troppo tempo a lavorare! Il giorno in cui lavorerò 32 ore a settimana per lo stesso salario, giuro che smetto con l’autoerotismo alla scrivania». La sega o il ditalino alla scrivania possono nascere anche da pigrizia o noia. Come dice lo psichiatra Patrick Lemoine: «Se non hai niente da fare con le tue dita, finisce che le usi per masturbarti».
elogio della masturbazione brenot cover
Masturbarsi per passare il tempo è quello che faceva il diciannovenne Benjamin: «Quell’estate lavoravo come cameriere in un albergo. Una volta finito di pulire le stanze, dovevo restare a disposizione, allora andavo in bagno con qualche rivista porno lasciata dai clienti. Ci presi gusto. Divenne un momento importante della giornata, come una ricompensa per essere riuscito a combattere la noia mortale di quei lunghi pomeriggi. Poi sono arrivate le clienti che non mi facevano uscire dalla stanza, quelle che si toglievano l’accappatoio e si sbottonavano la camicetta. A quel punto non c’era più bisogno di masturbarmi».
AURELIO ONORATO AL GRANDE FRATELLO UNGHERESE MASTURBAZIONE IN DIRETTA
Stessa storia per Thibault, consigliere in una azienda: «Mi sono messo a corteggiare le colleghe e a fare sottintesi, poi mi infilavo in bagno» e per Louis, che lavorava in magazzino: «Il lavoro era faticoso e ripetitivo. Mi è venuta l’idea di masturbarmi e l’ho fatto, semplice, usando la mia immaginazione e con un po’ di vergogna». A Tristan, che lavora nel settore immobiliare, non andò così bene. Si masturbò in bagno e non si accorse delle finestre semitrasparenti. Lo seppe tutto l’ufficio: «Da quel momento ho avuto una reputazione di merda».
E se invece fosse salutare? Se togliesse lo stress come dice Matthew McConaughey a Leonardo DiCaprio in una scena de “Il lupo di Wall Street?: «Affoghi nelle cifre tutto il giorno. Devi far funzionare il motore per assicurati che il sangue circoli e seguire il ritmo sotto la cintura. Non è un consiglio, è una prescrizione».
Alcuni lodano le virtù della cannabis, ma Charlotte, 32 anni, impiegata nella sanità pubblica, si masturba per migliorare le sue competenze sul lavoro: «Quando non riesco a concentrarmi, la migliore soluzione è soddisfarmi. Dopo essermi masturbata, mi sento come dopo aver fumato una sigaretta». E il rischio di cancro è minore.