1. NESSUNO TOCCHI IL GOVERNINO! A CAVALCARE IL PASTICCIACCIO KAZAKO CI PROVA IL ROTTAMATORE DI FIRENZE, MA CON POCHE CHANCE DI SUCCESSO. NELLA MAGGIORANZA DELLE GRANDI INTESE C’È TANTA VOGLIA DI ARCHIVIARE IL PIÙ IN FRETTA POSSIBILE LA FASTIDIOSA FACCENDA. ALFANEYEV NON È UN MINISTRO SEMPLICE QUINDI È INTOCCABILE 2. L’UNICO CHE GODE VERAMENTE DELLA KAZAKATA DE’ NOANTRI È IL NUOVO CAPO DELLA POLIZIA ALESSANDRO PANSA, CHE ADESSO HA LA SCUSA PER MANDARE IN SOFFITTA TUTTI GLI UOMINI DELLA GESTIONE DE GENNARO-MANGANELLI E PIAZZARE GENTE FIDATA AI VERTICI DEL VIMINALE. ATTENZIONE SOLO AL PREFETTO PROCACCINI, CHE SI È DIMESSO IN MODO POLEMICO E NON CI STA A PASSARE PER CAPRO ESPRIATORIO

a cura di Colin Ward e Critical Mess (Special Guest: Pippo il Patriota)


1 - BENVENUTI IN KAZAKILANDIA

Come previsto volano solo gli stracci e ieri il Parlamento ha dovuto assistere al surreale show di un ministro di Polizia ignaro di tutto e che si faceva scudo leggendo in modo ostentato virgolettati altrui. Il povero Alfaneyev quasi certamente schiverà la mozione di sfiducia, ma forse per l'ex camerlengo personale del Cainano tre lavori - segretario del Pdl, ministro degli Interni e vicepremier - sono troppi.

L'unico che gode veramente è il nuovo capo della Polizia Alessandro Pansa, che adesso ha la scusa per mandare in soffitta tutti gli uomini della gestione De Gennaro-Manganelli e piazzare gente fidata ai vertici del Viminale. Attenzione solo al prefetto Procaccini, che si è dimesso in modo polemico e non ci sta a passare per capro espriatorio. E ora vai con la quotidiana colata plumbea.

Il Corriere in prima: "Alfano: il governo era all'oscuro. Ma Procaccini si dimette e rivela: vidi i kazaki e informai il ministro. Il capo di gabinetto: nauseato e offeso, fu il vicepremier a chiedermi di parlare con l'ambasciatore". Dentro, lo sfogo nelle mani di Fiorenza Sarzanini: "Informai il ministro. Mi sento offeso. Nessuno ci ha detto che si trattava di un dissidente né abbiamo saputo nulla dell'espulsione di moglie e figlia. Prima dell'incontro con il diplomatico mi fu spiegato che si trattava di una vicenda delicata da trattare.

Al termine del blitz Valeri mi comunicò che il latitante non era stato trovato e per me la vicenda si chiuse lì" (p. 3). Insomma, un'altra pratica archiviata con successo. A Repubblica, Procaccini ribadisce: "Informai subito il ministro delle richieste dei kazaki, lascio per senso del dovere" (p. 4). La sua lettera di dimissioni finisce nelle mani di Marco Ludovico, che la pubblica sul Sole 24 Ore: "Contro di me offese e falsità" (p. 11). Mentre dalla polizia si levano altre voci minacciose, anche se anonime: "Sacrificano i nostri per salvare la politica'. Il Dipartimento nel caos per il repulisti. La rabbia di funzionari e dirigenti: non siamo noi poliziotti ad essere amici del dittatore di Astana" (Repubblica, p. 4).

La Stampa scova i parenti di Ablyazov riparati da Roma a Ginevra e ne esce una doppia paginata notevole: "Sembravano gangster, così hanno portato via Alma'. I famigliari di Ablyazov raccontano a ‘La Stampa' la notte del blitz del 29 maggio degli agenti nella villa di Casal Palocco: gridavano e non capivamo nulla, temevamo di morire. Il cognato Bolat: Dovevo stare seduto sul wc per fare i bisogni, è stato umiliante: loro ridevano di me e mi indicavano" (pp. 6-7).

Il Cetriolo Quotidiano pizzica l'intoccabile ministra degli Esteri: "Bonino convoca l'ambasciatore. Lui: ‘Ma io sono in ferie...' Il ministro degli Esteri si sveglia dopo un mese e sedici giorni, e si becca una rispostaccia. Bruxelles vuole sapere dall'Italia cosa è successo davvero" (p. 4).

2 - NESSUNO TOCCHI IL GOVERNINO
A cavalcare il pasticciaccio kazako ci prova il Rottamatore, ma con poche chance di successo. Nella maggioranza delle grandi intese c'è tanta voglia di archiviare il più in fretta possibile la fastidiosa faccenda. Alfaneyev non è un ministro semplice quindi comunque è intoccabile. "Il premier vada in Aula e prenda posizione'. Renzi incalza. Epifani: vediamo se reggiamo. Il Pd al Pdl: passo indietro dal Viminale" (Corriere, p. 9). "Renzi: ‘Letta prenda posizione su Alfano. Tutti ci dicono che l'Italia ha sbagliato'. E nel Pd ora esplode la protesta: ‘Così non possiamo reggere'. Il partito si schiera sul no alla sfiducia ma la spinta per le dimissioni del vice premier cresce" (Repubblica, p. 8).

Edificante retroscena di Fabio Martini sulla Stampa: "Ed è lite tra Letta e Renzi. ‘Matteo, vuoi farmi cadere'. ‘Enrico hai perso serenità'. Telefonata da Londra: il premier teme strumentalizzazioni" (p. 3). Sul Messaggero: "Letta tiene duro: il governo non cade. Il premier preoccupato confida nella sponda del Quirinale. Napolitano: questione sconcertante ma niente speculazioni" (p. 5). Cioè: brutto affare, ma alla fine chi se ne frega. Sempre grande, la flemma di Re Giorgio!

Il Banana si va vivo sul Corriere a mezzo Verderami e se la prende con i mandarini del Viminale: "Berlusconi blinda il vicepremier. ‘Tutta roba di burocrati e toghe. Caso esemplare, quell'atto avallato da quattro magistrati. E' così, quando l'intrusione toccò la mia vita privata il Viminale non ne sapeva nulla. Loro dicono: è arrivato uno nuovo al ministero, ma noi restiamo e comandiamo". E i rapporti personali con il dittatore kazako? "Io con questo Nazarbayev non ho nessun rapporto, mai visto in Sardegna" (p. 7).

3 - RICOMPATTATI DALL'IGNORANZA
La Sega Nord, fino all'altro ieri partito rissoso e spaccato come pochi, torna a parlare con una voce sola grazie al caso Kyenge. Corriere delle sciure: "Calderoli si dimetta. Marroni è correo. Palazzo Chigi insiste. Ma il governatore irritato non cede. E la Lega si ricompatta" (p. 9). Se il Calderolo avesse scritto la storia dell'orango su uno striscione allo stadio si sarebbe beccato un bel Daspo. Ma visto che ha avuto l'accortezza di dirla a un comizio e ha la ventura di essere il vicepresidente del Senato allora tutto va bene e via così fino alla prossima battutona.

4 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Grande scoperta del ministro dell'Economia, il pregevole banchiere Saccomanno Saccomanni: "Credito più difficile per tutti'. Saccomanni: sono in difficoltà anche le aziende sane. Debito pubblico, a maggio nuovo record a 2.074 miliardi" (Corriere, p. 13). Squillano le trombe sulla Repubblica degli illuminati: "Ecco il piano Tesoro-Bankitalia per sbloccare il credito alle piccole e medie imprese. Non solo banche, via libera a nuovi intermediari" (p. 13). Usura legalizzata?

5 - IL CONTROLLORE CONTROLLATO (DAI LIGRESTOS)
Alla vigilia dell'arresto dell'intero clan Ligrestos, seminascosto nelle pagine finanziarie, il Corriere delle banche pubblica un notevole scoop di Luigi Ferrarella: "L'ex sceriffo delle assicurazioni indagato a Milano. Giancarlo Giannini accusato di corruzione e calunnia per le ispezioni alla Fonsai. La Procura e il caso Isvap: la tangente era un posto all'Antitrust grazie ai contatti di Ligresti con Berlusconi e Gianni Letta" (p. 23). La poltrona sarebbe sfumata solo per l'improvvisa caduta del governo amico. Amico di don Salvatore.

6 - TELECOM-MEDIA
Un Bernabè sempre più in difficoltà lotta come può per salvare la poltrona. "Bernabè: scorporo della rete solo con regole Ue. Il presidente Telecom incontra Zanonato: ‘Più coraggio dall'Agcom'. Il titolo va giù. I concorrenti difendono la decisione dell'Autorità di tagliare le tariffe" (Repubblica, p. 22). In soccorso del grande capo telefonico il Sole 24 Ore, con un "retroscena" il cui scopo è dire che "una cosa appare ragionevolmente certa: almeno fino alla scadenza del mandato difficilmente si assisterà a un blitz sul vertice della compagnia di bandiera" (p. 19).

7- LINGOTTI IN FUGA
"Allarme Lancia e Alfa Romeo, crollano le vendite dei marchi storici. Fiat giù del 13,6 per cento", titola Repubblica in prima pagina. Ma la vera notizia le sfugge nel catenaccio: "Marchionne punta sugli Usa". Davvero? Come al solito Illustrato Fiat la butta in caciara: "Mercato auto a picco. Mai così male dal 1996. Panda e 500 continuano a dominare nel segmento A. I dati europei: Fiat cresce in Spagna, Regno Unito e Francia" (Stampa, p. 28).

8 - ANCHE IL PRETE DEL BANANA HA IL SUO BUNGA BUNGA?
Ha celebrato i funerali della mamma e della sorella del Cainano e nei momenti importanti, ad Arcore, c'è sempre. Solo che adesso don Gabriele ha altri pensieri per la testa, come racconta il Cetriolo Quotidiano: "Ora gli condannano pure il confessore. Don Orsani, grande amico di B., giudicato colpevole di violenza sessuale" (p. 7). Chissà come lo assolveva, il Cavalier Pompetta.

 

 

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