NON TWITTARE IL NOME DI DIO INVANO - ULTIME DAL GIRONE INFERNET: IN PAKISTAN, IL MINISTRO DELLE TECNOLOGIE HA BLOCCATO FACEBOOK E TWITTER PER “L’INSISTENZA A LASCIAR CIRCOLARE CONTENUTI BLASFEMI CONTRO L’ISLAM” - A NEW YORK, 60 MILA EBREI ORTODOSSI SCENDONO IN PIAZZA CONTRO IL “FLAGELLO” INTERNET PER DENUNCIARE “I MALI DELLA RETE”: PORNOGRAFIA E ASSUEFAZIONE AL WEB…

1- TWITTER BLOCCATO DA ISLAMABAD. L'ACCUSA: "CONTENUTI BLASFEMI"
da "Repubblica.it"

Il Ministero delle Tecnologie per l'Informazione del Pakistan ha annunciato oggi la decisione delle autorità del Paese di bloccare Twitter, per "l'insistenza a lasciar circolare contenuti blasfemi".

Il ministro Mohammad Yaseen ha dichiarato che i contenuti su Twitter sono "offensivi per l'Islam". La decisione di bloccare il social network sarebbe conseguenza del rifiuto da parte di Twitter di rimuovere materiale collegato a un concorso su Facebook in cui gli utenti pubblicano immagini di Maometto. Che per l'Islam sono blasfeme a prescindere, anche se non satiriche.

Yaseen ha aggiunto che Facebook ha accolto subito le rimostranze del Pakistan, ma Twitter no. Da qui il blocco del social network in tutto il paese. Nel 2010, Facebook era stato bloccato dal governo di Islamabad per motivi simili a quelli che hanno portato all'oscuramento di Twitter.

2- LE COMUNITÀ ULTRA-ORTODOSSE SCENDONO IN CAMPO CONTRO IL «FLAGELLO» DI INTERNET
Andrea Marinelli per "Corriere.it"

Domenica sera il Citi Field, stadio dei New York Mets, sarà tutto esaurito. Ad affollare le tribune dell'impianto non saranno però i tifosi della squadra di baseball newyorkese, ma 40.000 ebrei ultraortodossi, arrivati da tutto il nord est degli Stati Uniti per dichiarare guerra a internet e per mettere in guardia i fedeli sui pericoli provocati dalle nuove tecnologie.

Mentre i Mets scenderanno in campo a Toronto, nello stadio di Flushing Meadows, nel Queens, non rimbomberà dunque il rumore delle mazze di legno e delle palle di sughero né si sentiranno le voci degli arbitri urlare uno strike, un punto o un'eliminazione.

Gli uomini delle comunità ultraortodosse ascolteranno invece in silenzio il monito degli organizzatori della manifestazione, il gruppo rabbinico Ichud Hakehillos Letohar Hamachane sostenuto da due importanti figure locali, Israel Portugal, rabbino di Borough Park, e Matisyahu Salomon, influente leader religioso di Lakewood, in New Jersey.

ONLINE MA CHE SIA «KOSHER» - I coordinatori dell'evento, che nel programma dell'iniziativa hanno definito internet un "flagello", lanceranno dal Queens una campagna contro il web e denunceranno "il male della rete", costituito non solo dalla pornografia ma anche dal tempo speso sui social network intaccando i rapporti sociali e familiari.

Organizzata alla vigilia del primo giorno del mese ebraico di Sivan, giorno considerato favorevole all'apprendimento dei giovani, la manifestazione ha l'obiettivo di salvare le generazioni future dalle cosiddette malattie sociali e dall'esposizione al mondo laico, portati dalla tecnologia e dal web.

Fin dagli anni novanta, quando internet cominciò a diffondersi, le comunità ultraortodosse hanno provato a proibire o filtrare la rete per proteggere regole e tradizioni messe in pericolo dal mondo moderno. Questa sera gli organizzatori cercheranno quindi una soluzione per mantenere kosher il tempo passato online.

ASSUEFAZIONE AL WEB - Durante la serata non si parlerà però di proibire internet, come ha voluto puntualizzare ad alcuni quotidiani americani Eytan Kobre, avvocato e portavoce degli organizzatori. Gli speaker si focalizzeranno piuttosto sui pericoli che una rete non controllata potrebbe rappresentare per la comunità, rischi che non vengono solo dalla pornografia ma anche dall'assuefazione al web che limiterebbe rapporti umani, studio e lettura. Kobre ha specificato inoltre che i membri della comunità usano sì internet e smartphone, ma per lavorare e gestire le proprie attività commerciali.

DIRETTA TV PER LE DONNE - L'evento ha richiamato una folla oceanica dalle comunità di Brooklyn, le principali del paese, e dal resto della east coast americana. Oltre al Citi Field è stato affittato anche l'adiacente Arthur Ashe Stadium, dove si disputano gli US Open di tennis, che verrà gremito da altre 20.000 persone. Tutti uomini, visto che la manifestazione a causa delle rigide regole religiose è vietata alle donne, che potranno però assistere a una diretta video nelle scuole di Borough Park e Flatbush, quartieri di Brooklyn popolati dai gruppi ultraortodossi.

UN MILIONE E MEZZO DI DOLLARI - L'organizzazione è costata circa un milione e mezzo di dollari, mentre i biglietti sono stati venduti a 10 dollari l'uno. Nonostante il tutto esaurito però è ancora possibile trovare tagliandi per assistere alla manifestazione, ma al triplo del prezzo e, paradossalmente, su eBay.

LA CONTESTAZIONE - I 60.000 di Flushing Meadows non saranno però soli questa sera. Fuori dagli stadi è stato infatti indetto un raduno per protestare contro i leader ultraortodossi, denominato «Internet non è il problema». Il rally è stato annunciato da Footsteps, organizzazione che fornisce sostegno a tutti coloro che hanno lasciato le comunità ultraortodosse e che devono affrontare le conseguenze della propria scelta, a cominciare dall'ostracismo delle famiglie.

La manifestazione di Footsteps proverà a dimostrare che il problema delle comunità non è internet, quanto piuttosto l'atteggiamento sdegnato con cui sono stati insabbiati e coperti i numerosi casi di abusi sessuali su minori venuti a galla a Brooklyn negli ultimi anni.

 

 

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