SALVATE IL SOLDATO SGARBI, IMPIEGATO DEL LITIGIO DA COPIONE - “L’ESPRESSO” CONTRO IL CRITICO D'ARTE: “VIENE BUTTATO IN PASTO ALLE TELECAMERE E OBBLIGATO A ESIBIRSI NEL CONSUETO SIPARIETTO DI INSULTI, SENZA PIETÀ, NÉ CONSIDERAZIONE PER LE CORDE VOCALI - VIENE FATTO SCATTARE COME UNA MOLLA ALLA BISOGNA E RIPOSTO NELLA SCATOLINA A FINE PUNTATA” - VIDEO!
Sgarbi si abbiocca durante un collegamento
Beatrice Dondi per http://espresso.repubblica.it
Come nell’antica barzelletta del polipo costretto a essere sbattuto davanti al cliente per dimostrare la sua freschezza e ogni volta poi ributtato nell’acquario del ristorante, così gli studi televisivi, per carenza e cronica pigrizia d’autore, utilizzano il povero Vittorio Sgarbi per tentare l’ardua impresa di riaccendere l’interesse sopito.
Di volta in volta il professore viene estratto gocciolante dalle alghe, buttato in pasto alle telecamere e obbligato a esibirsi nel consueto siparietto di insulti, senza pietà, né considerazione per quelle corde vocali provate dal logorio della televisione moderna.
Il critico d’arte, un curriculum degno di nota, un’intelligenza da molti comprovata e un’abilità da attore consumato, si scalda roteando un po’ gli occhi e sputando qua e là e poi va in scena, ogni santo giorno, come un impiegato diligente. Pescando a caso
nel cassetto degli improperi, dà in escandescenze a comando e si espone ai rimbrotti bonari del padrone di casa di turno, da Formigli alla Berlinguer, dagli ultimi fuochi di Del Debbio a Giletti, da Porro a Barbara D’Urso, pronti a far scattare la trappoletta di risulta formato Auditel. Manca solo il meteo, ma è questione di attimi.
Così tra vocine acute e finte facce seriose il nostro viene accudito come un panda marrone, fatto scattare come una molla alla bisogna e riposto nella scatolina a fine puntata. Vittorio Sgarbi ormai è esausto eppure a testa bassa e con l’auricolare ben inserito nell’orecchio è sempre disponibile, accondiscendente, accetta lo scontro imposto dalla scaletta di turno e spera solo che il teatrino telecomandato finisca il prima possibile.
Il copione è sempre quello. A domanda non gradita, Sgarbi comincia a spruzzare improperi come una fontanella di paese, la reazione è male accetta, il conduttore giornalista si tinge di rossore pudico, Sgarbi alza il tono, spesso uno qualunque a caso lascia lo studio, il giorno successivo il video passa in Rete, Blob lo ripropone e le redazioni di un altro programma cominciano le telefonate per invitarlo su un altro tema. Così all’infinito. Sino a che, Fornero permettendo, non si deciderà di mandarlo in pensione, lasciargli asciugare la saliva e metterlo finalmente a riposo. Povero polipo, povero Sgarbi.