“QUINTA COLONNA” DA ABBATTERE - CANALE 5 VOLEVA UNA TRASMISSIONE “D’APPROFONDIMENTO” E INVECE SOTTILE HA APPROFONDITO SOLO LA NOIA: PRIMA IL FLOP DELL’INTERVISTA A SCHETTINO, POI LE TRASGRESSIONI IN TEMPO DI CRISI COME SCUSA PER ATTIZZARE LO SHARE, SCOPIAZZANDO “LUCIGNOLO” - LA SUPERVALUTAZIONE DELL’USATO DI RETE4 PER UNA TV IMPOSSIBILE: IL MAGAZINE IN PRIMA SERATA…
1- CANAL GRANDE
Antonio Dipollina per "la Repubblica"
Il mondo intero si lamenta perché la tv chiude d'estate, a Canale 5 reagiscono con orgoglio e lanciano Salvo Sottile in prima serata (Quinta colonna,il martedì), il mondo intero decide che non vuole guardare Salvo Sottile in prima serata. Due questioni. La prima è l'evidente sopravvalutazione (succede) delle performance ottenute dal conduttore con le sue serate noir del venerdì su Rete4. Come da ben nota legge, se una cosa funziona la cambiano e la spostano al piano di sopra e dopo non funziona più niente.
Con i giallacci italiani campa per anni chiunque e nessuno si ricorda dei milioni di rivelazioni decisive che hanno allietato tutti quei venerdì: altra cosa è fare il magazine in prima serata. Ed è la seconda questione: a memoria d'uomo non c'è mai riuscito nessuno, soprattutto perché non ci hanno mai provato i migliori. Da questo versante, il Sottile risulta quasi eroico, ma l'estate è cortissima, ahinoi, e presto toccherà ricominciare da capo o quasi.
2- TROPPE VOLGARITÃ SULLA CRISI
Walter Siti per "la Stampa"
Un programma di approfondimento senza pauperismo sarebbe senz'altro una bella idea: parlare di quelli che il posto di lavoro l'hanno conservato, che un po' di beni al sole ce li hanno o che magari dopo il buio del 2009-2010 hanno chiuso nuovi contratti. Purtroppo Mediaset è l'ombra sempre più stropicciata di Berlusconi e l'epoca berlusconiana ha dato alla ricchezza una declinazione particolarmente volgare, schiacciata tra un presente di irrealtà spettacolare e un passato gonfio di risentimenti.
Mi giravo in testa questi pensieri martedì sera, mentre Salvo Sottile chiedeva con insistenza a Jerry Calà di gridare «libiiidine!». Passato da Quarto grado a Quinta colonna (in attesa di Sesto senso e Settimo sigillo), Sottile ritrova qui la voglia di divertirsi: da del tu a Matteo Marzotto, sghignazza vedendo Remo Croci insidiato da una ballerina sudamericana, espone senza freni la propria normalità («l'unica catena che conosco è quella per legare il motorino», a proposito degli attrezzi sadomaso).
La puntata, dedicata alla crisi e alle vacanze, non era priva di buoni spunti: sulla spiaggia di Pinarella di Cervia, la coppia che ammetteva di aver rinunciato a cambiare la lavatrice per venire al mare, illustrazione vivente di quello che Donato Carrisi chiamava il «passaggio dai beni di consumo ai beni di consolazione»; il servizio sui russi in Versilia e a Riccione («Vengono anche perché hanno affari a San Marino»); le notazioni sui ladri che rubano agli evasori così non denunciano e sui paparazzi che si consorziano perché seguire i vip costa troppo.
Disgraziatamente il programma aveva ambizioni politiche e moralistiche, e qui è emersa la volgarità di cui sopra. Volgare stringere a panino una povera deputata del Pd, terrorizzata che la si potesse sospettare di «demonizzare la ricchezza»; volgare impiccare D'Alema alla propria antipatia solo perché all'ennesima esasperante giornalista ha risposto «in vacanza ci vada lei, mi sembra stanca»; volgare dare serietà alla dottrina sociale della Santanché («Il problema non è far piangere i ricchi ma far sorridere i poveri») e alla visione meschina di Briatore a proposito del made in Italy («Un prodotto fatto in Italia è un prodotto di lusso»); ma soprattutto volgare usare la crisi come pretesto per mostrare luoghi da rotocalco e trasgressioni sedicenti glamour.
Così abbiamo visto, nell'ordine: la Costa Smeralda, la Marini a un torneo di tennis, Formentera e Carlo Sama lì ricicciato dalla maxi-tangente Enimont, le vetrine di Place Vendôme e una collana da 250 mila euro, Cristina Parodi in versione hippy a una festa flower-power. A ora tarda un servizio su Cinquanta sfumature di grigio e sul gusto delle donne per la sottomissione («L'estate di crisi è anche l'estate del bondage?»), l'intervista a una escort di lusso e a una sessuologa per commentare gli impiegati milanesi che vanno in un bordello di Lugano («Domattina devo tornare perché devo portare il bambino dal prete»). Aridà tece Lucignolo!
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