LA STRANA COPPIA – CHE CI FANNO INSIEME LINO BANFI ED EZIO GREGGIO? SI RITROVERANNO IL 6 GENNAIO 2025 A ROMA, PER IL FESTIVAL “COMICITTÀ” – IL CONSIGLIO DI TOTÒ AL COMICO PUGLIESE, ALL’ANAGRAFE PASQUALE ZAGARIA: “MI DISSE DI CAMBIARE NOME, IO AVEVO SCELTO LINO ZAGA: ‘ACCORCIARE IL NOME PORTA BENE, IL COGNOME INVECE PORTA MALE’. IL TORMENTONE SULLA MADONNA DELL’INCORONETA? CI ANDAVO IN PELLEGRINAGGIO. DOPO ANNI DI STRONCATURE, MOLTI CRITICI MI CONFESSAVANO: ‘SAI LINO, IO ANDAVO A VEDERTI DI NASCOSTO’” – GLI INIZI DI GREGGIO: “PER SEI MESI HO FATTO IL BANCARIO. ALLO SPORTELLO PERÒ PROVAVO I MONOLOGHI COMICI CHE SCRIVEVO. I CLIENTI RIDEVANO...” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
Due comici nati. Lino Banfi: «A sette anni ero già il capobanda. Io volevo giocare, i miei amichetti invece volevano ridere: “Dai Linuccio, facci le voci, facci le imitazioni!”. Prima la guerra, poi il seminario, da cui fui cacciato perché ero indisciplinato. La mia infanzia quasi non l’ho vissuta».
Ezio Greggio: «Alle medie, quando l’insegnante mi chiamava per l’interrogazione, chiedevo ai compagni di piazzare le cartelle nel corridoio dal banco alla cattedra, così potevo fingere di inciampare e cadere, tanto per fare casino. Al liceo avevo una professoressa molto miope. Credeva che lo fossi anch’io, perché mi mettevo gli occhiali di carnevale, quelli col nasone e le sopracciglia. Quando mi diceva di andare alla lavagna, mi dirigevo verso la porta. E cominciavo a scriverci sopra con il gessetto. “Greggio, ma cosa fai, torso di broccolo!”».
lino banfi aurelio de laurenitis
In famiglia però sognavano per voi il posto fisso.
Banfi: «A Canosa i parenti di mia moglie Lucia lavoravano tutti alle Poste. E ripetevano: “Il posto alla posta è il posto più bello che c’è”. Non mi potevano vedere, convinti che le avrei fatto fare una vita sventurata. Lei di nascosto mi mandava dei soldi a Roma con un pacco, ma spesso gli zii se ne accorgevano e bloccavano la spedizione».
Greggio: «Pur di accontentare mio padre, per sei mesi ho fatto il bancario. Allo sportello però provavo i monologhi comici che scrivevo. I clienti ridevano e alla fine mi applaudivano pure». […]
Non fu tutto facile.
gianfranco dangelo ezio greggio
Banfi: «Un giorno la maestra di mia figlia Rosanna mi disse che la bambina doveva mangiare più carne, sennò sarebbe diventata rachitica, così decisi di cambiare vita. Preso dalla rabbia — io sono uno buono, ma quando mi inghezzo sono chevoli — andai sulla Tiburtina a bruciare il baule con locandine e costumi di scena. Mi ero rassegnato a fare il fattorino in banca, Lucia mi salvò: “Non lo voglio accanto un marito triste per tutta la vita”».
Insomma era destino che Lino Banfi ed Ezio Greggio facessero ridere il prossimo per vocazione. Rappresentanti di due generazioni diverse di attori comici italiani, si ritroveranno insieme il 6 gennaio 2025 a Roma per Comicittà - La fiera del buonumore, primo festival della comicità. Greggio come direttore artistico (con Mario Sesti) e Banfi da illustrissimo presidente.
Gli incerti del mestiere.
Greggio: «Diciottenne, scesi in Sicilia, a Marzamemi, per uno dei miei primi spettacoli. Ansioso, andai a fare un sopralluogo della piazzetta. Deserta, non c’erano nemmeno le sedie. “Qui se le portano da casa”, mi spiegò Salvatore, l’impresario. E in effetti verso le otto di sera la gente arrivò, con sedie, sdraio e sgabelli. Venne il mio momento». […]
Greggio: «Il presentatore mi annunciò sbagliando il mio nome: “E ora ecco a voi Enzo Greggi, viene da Biella”. Partì un applauso così flebile che non ci avrebbero spento una candela. Erano tutti vestiti di nero, gli uomini con la coppola, le donne col fazzoletto. Cominciai il mio numero, sfoderando l’intero repertorio.
Nel silenzio totale. Dopo 35 minuti avevo finito.
Qualcuno battè le mani, ma piano. Uscii e mogio mogio andai dall’impresario. “Scusami tanto, non pagarmi nemmeno, non fa niente”. E lui: “Che dici Enzì, andò benissimo”. “Ma se non rideva nessuno!”. “Qui in Sicilia la gente ride dentro, mica si vuole fare vedere. Sei piaciuto, te lo garantisco. La settimana scorsa venne un comico di Enna, ci hanno tirato le sedie, all’ospedale finì”». Poveraccio.
Banfi: «Da ragazzo, a Milano, con altri disgrazieti come me, dormivamo nei vagoni fermi in stazione. Di notte piangevamo. Qualcuno di loro voleva tornare a casa. Io no: “Diventerò famoso e firmerò autografi». Così è stato.
Banfi: «I primi tempi facevo l’avanspettacolo. Il pubblico veniva ben disposto. Poi però c’erano gli spiritosi, quelli che volevano solo disturbare. “Ahò, facce ride”. “Sbrighete ”. Non vedevano l’ora che il comico finisse per vedere le ballerine. Dovevi avere la battuta pronta, per sopravvivere. Ero magro e caruccio, facevo tenerezza. “Io sto qua per lavorare”, spiegavo. “Se non ti piace poi a me non mi pagano”».
L’incontro della vita.
Greggio: «Tre. Con Giancarlo Nicotra, che nel 1978 mi prese per La Sberl a su Raiuno. Con il mio amico Gianfranco D’Angelo, che poi mi presentò a Ricci per Drive In. Antonio è stato fondamentale, mi ha aiutato tanto, con lui ho fatto il liceo e l’università della comicità, lavoriamo insieme dal 1983. Infine Carlo e Enrico Vanzina con cui ho fatto Yuppies, il mio primo film. E poi Montecarlo Gran Casinò e le serie tv Anni ‘50 e Anni ‘60 . Per la prima giravamo a Capri, quando ci vado la gente ancora mi saluta così: “Buongiorno maresciallo”».
Banfi: «Con Totò, che mi consigliò di cambiare nome. Avevo scelto Lino Zaga. Disse: “Accorciare il nome porta bene, il cognome invece porta male”. “Ecco perché sono un morto di fame”, pensai».
ezio greggio mel brooks svitati 2
E Pasquale Zagaria divenne Lino Banfi. Banfi: «Il principe de Curtis mi ricevette in vestaglia da camera di seta, con lo stemma e il fazzolettino nel taschino. Gli consegnai la lettera di raccomandazione del direttore dell’Ambra Jovinelli. L’avevo letta di nascosto, aprendola con il calore di una candela.
C’era scritto: “Caro Antonio, questo Zagaria è un bravo ragazzo, recita bene, non tocca il sedere alle ballerine ed è fresco di studi, non si perde nei congiuntivi e nei condizionali».
I segreti della comicità .
Greggio: «Non si svelano. La comicità è un’alchimia, ognuno trova la sua. Per far divertire gli altri devi divertirti tu per primo. La risata fa bene alla salute, è un toccasana. Al di là delle soddisfazioni personali, quella del comico è una missione, vedere che tante persone ti riconoscono come un pezzo della loro vita è la soddisfazione più bella».
lino banfi occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio
Banfi: «La gente ha tanto bisogno di sorridere, per riuscirci devi essere più rilassato di loro. Quando con la compagnia di avanspettacolo andavo a Padova, dove c’era un pubblico più colto, tiravo fuori qualche citazione latina.. tipo “Tu quoque, Brute, fili mi ”. E spiegavo: “Come sapete, significa: tu pure, brutto fijo de na migno... ”».
I tormentoni.
Greggio: «”Lei è proprio un bel volpino”, “È lui o non è lui, ceerrto che è lui!”, la gente li sa a memoria. Ci sono passato alla storia... e anche alla geografia».
Ti spezzo la noce del capocollo.
Banfi: «L’ho ripreso da zio Michele, fratello di papà, quando si arrabbiava parlava così. Perché proprio la Madonna dell’ Incoroneta? Il santuario sta vicino Foggia, ci si andava in pellegrinaggio con la famiglia. Il mio film Vieni avanti cretino lo fanno vedere anche a malati di Alzheimer e Parkinson che con me ridono, sono come una medicina».
I critici pensosi hanno sempre storto il naso.
Greggio: «Sono snob. Invece la commedia è il genere più amato, che fotografa meglio il periodo storico in cui si vive. Penso a Monicelli, Fellini, Scola, Steno. Tanti film che gli esperti hanno osannato non ti ricordi nemmeno che siano passati dallo schermo».
Banfi: «Molti critici poi si sono pentiti e mi confessavano: “Sai Lino, io andavo a vederti di nascosto”, però mica potevo dirlo».
Avete un film in comune — «Un’estate al mare» dei Vanzina — ma in episodi diversi.
Greggio: «Lino ha attraversato decenni di cinema e tv, sempre amatissimo. Gli darei il premio Leggenda. Se ci fosse un’università della Comicità, lui sarebbe il Rettore».
Banfi: «Ezio è il mio contrario, lui alto e secco, io basso e grasso, vicini siamo come l’articolo IL, entrambi siamo bravi a improvvisare al momento. Chissà magari adesso lo facciamo un film insieme».
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