1- “THE APPRENTICE”, IL REALITY IN THE SKY COSTRUITO SULL’ABBRONZATURA CROCCANTE DI BRIATORE, È UNA PARODIA-VANZINATA YUPPI-DU DELLA SCALATA SOCIALE ANNI ’80 2- I CONCORRENTI, CHE CERCANO DI FOTTERSI IN CONTINUAZIONE, FANNO A GARA PER COMPIACERLO E LUI RECITA LA FILOSOFIA DEL “BULLONAIRE”, PERLE DEL TIPO: “NEANCHE UNA CUBISTA INDOSSEREBBE GUANTI SIMILI”; “IL LIBRO DELLE SCUSE NON HA MOLTE PAGINE”; “SE SEI ARROGANTE, CRETINO O FAI TROPPA FILOSOFIA, SEI FUORI”: (“IL SUCCESSO SI MISURA CON IL DENARO” O ANCHE “MAI VISTA TANTA GNOCCA AL METRO QUADRO” 3- AMORALE DEL GROTTESCO REALITY BRIALITY? PER ESSERE MOSTRUOSI CI VUOLE TALENTO!

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Gli fanno schifo. Li detesta. Li schiaccerebbe come insetti. "Avete avuto una botta di culo, voi due". Più quelli lo blandiscono: "Hai ragione boss", strisciano: "Mi scusi", si giustificano: "Ci dispiace" o peggio promettono: "Faremo meglio domani" più la pigmentazione di Flavio Briatore si anima di un rosa tenue: "Non ti permettere di giudicare o sei fuori, qui decido io". Dialogarci lo nausea: "Perché vi chiamate il gruppo?", "Perché l'articolo ‘il' - sibila tremante la vittima - riafferma che siamo il gruppo per antonomasia", "Bella stronzata".

Alternando minacce: "Attenti, siete sul ciglio del burrone", sudando congiuntivi: "Basta che vi tocchi e cadete" e spandendo filosofie mimate da generose aperture alari: "Per lavorare con me ci vogliono due palle così", il padre di Nathan Falco è tra noi. Il programma si chiama The apprentice (Cielo, martedì, 21.00) è mutuato da un successo Usa interpretato da Donald Trump e vede due branchi di ipotetici squali in lotta per un osso miserabile. Gli si chiede di portare a termine piccoli affari. Di risparmiare. Di meritarsi il paradiso.

Ragazze e ragazzi pronti a tutto: "Sono disposta a passare sul cadavere del mio avversario" al solo scopo di servire per un anno Flavio Briatore, farsi pagare 12 mensilità dall'imprenditore che un giorno abbracciò Schumacher inondato di Moët & Chandon, entrare nella holding Billionaire, costringerlo a un mal tollerato esborso di cui l'agitata crasi in coincidenza dell'argomento: "Non è un gioco, qui parliamo di assunzione ‘conno' stipendio importante, a sei zeri" denuncia la fatica della messa in scena.

Nella realtà, a questa Armata Brancaleone del tutto inadatta alla sopravvivenza, il Flavio di un tempo avrebbe destinato meritati calci in culo. Oggi, costretto per esigenze di trama a misurarsi con le cravatte fucsia, l'arrivismo e i curricula degli aspiranti briatorini (abbonda la moderna terminologia con cui il nulla si è dato un suo nome: Agency manager, marketing manager, business advisor) soffre: "Sareste tutti da cacciare" e si sfoga in primo piano.

Emozionato e felice, nel solo istante del licenziamento. Con il braccio in alto, la fisiognomica imbalsamata e la voce stentorea: "Sei fuori!". Ai figli degeneri, agli abusivi interpreti del binomio figa-soldi ("Il successo si misura con il denaro" o anche "mai vista tanta gnocca al metro quadro"), ai disgraziati incapaci di distinguere il bene dal male: "Non vi è entrato nella testa il concetto di lusso", Briatore può indirizzare solo il disprezzo del genitore tradito: "Siete 10 caproni".

Quando capitò a lui riemergere dalla bolla di Cuneo (un giorno, elegantemente , tentò un parallelismo tra le asperità delle natìe Langhe e il Congo) dovette battersi. Bocciato dal padre, insegnante in 5° elementare ,"Mi diede l'esempio", fuggì a Milano. Reclutatore di ingenui dal portafogli largo come il vizio attorno al tavolo da Poker. Loro perdevano, lui godeva.

I concorrenti di The apprentice, smarriti nella parodia della scalata sociale: "Il team leader non mi ha convinto, però, cioè", persi in una semiologia che avrebbe invitato Nanni Moretti allo scudiscio: "Matteo è un cavallo di razza", le fanciulle pronte ad ammiccare per farsi scontare un orrendo souvenir: "Visto che siamo tutte belle donne, ci dai un aiutino?", i giovanotti tronfi, ma inabili ad acquistare un trancio di pesce come una mazza da golf, le vittime delle contumelie di un pingue signore che ha da tempo smesso di preoccuparsi delle ironie su condanne giudiziarie, babbucce firmate, giovani consorti, yacht e cafonalesimi di ogni epoca, sarebbero stati perfetti. Polli da allevamento.

Pulcini da spennare. Non servono neanche a questo. Così pigolano cercano di fottersi a vicenda senza intuire che tra una vista aerea del Duomo e una gita in barca premio con fragole e Champagne, conta solo la controfigura di Briatore. La sua simpatia del momento (una ragazza si gioca la permanenza per aver dissentito con una smorfia), i suoi controllati isterismi da finzione: "Qui ci vogliono gli attributi?", il disgusto sincero nel soppesare gli acquisti del gruppo: "Ma che è sta roba?" dice di due osceni gemelli da camicia a forma di dado inguainati nella plastica: "Sembra un contenitore per le urine, ‘ste cose mi fanno solo incazzare".

Al suo fianco, dalla parte del tavolo in cui si valutano le prove, si emettono i giudizi e si eliminano i concorrenti, siedono due figuranti. I sosia di Crudelia Demon e Franco Frattini, qui interpretati dalla storica assistente di Flavio, Patrizia Spinelli e da Simone Avogadro di Vigliano, discendente di Carlo Magno e sposato con una Heisenhower sono comparse puramente ornamentali.

Al centro di una Milano anni 80 in cui gli sconfitti di puntata trangugiano birra in bar di periferia e i trionfatori mangiano sushi: "Nel miglior ristorante della città", brilla una nostalgia per tempi in cui i mascalzoni indossavano la maiuscola. Con gli scarti, Il "Califfo" della F1, come l'artista a cui ha finito per somigliare, si annoia. Non riconosce gli epigoni. Non vede successori. Più pudico di sabato scorso, quando nel nulla di Milan-Atalanta venne inquadrato mentre con perizia ripuliva le proprie cavità nasali, il Briatore con copione è un re senza trono.

Ascolta desolato la voce narrante di The apprentice - Il timbro dal vocabolario familiare , in bilico tra "in", "out" e savoir-vivre. Abiura al recente passato: "Neanche una cubista indosserebbe guanti simili", distilla precetti: "Il libro delle scuse non ha molte pagine", ripete senza convinzione il mantra di ieri: "Se sei arrogante, cretino o fai troppa filosofia, sei fuori", ma manifesta uno spaesamento. Dentro c'è il vuoto. Per essere mostruosi ci vuole talento.

 

FLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE CON ELISABETTA GREGORACI FLAVIO BRIATORE Flavio Briatore Briatore Fede Gregoraci Zardo

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…