1. A QUALCUNO È PIACIUTO MOLTO. IL ‘’MIRROR’’ L'HA CELEBRATO CON UN SONDAGGIO SUL SUO SITO: TOTTI È “IL GIOCATORE PIÙ FICO (COOL) CHE SIA MAI ESISTITO”? “SE UN QUALUNQUE ALTRO GIOCATORE AVESSE FESTEGGIATO UN GOL FACENDOSI UN SELFIE, SAREMMO STATI TRAVOLTI DAL DISGUSTO. MA TOTTI HA ALL’IMPROVVISO TRASFORMATO I SELFIE IN UNA COSA FICHISSIMA” 2. A QUALCUNO NON È PIACIUTO PER NIENTE: IL PRESIDENTE DELLA LAZIO, CHE SA DI LATINO ED È UOMO DI VASTE LETTURE, VI HA INTRAVISTO NIENTEMENO CHE UN’ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA 3. GRAMELLINI: “IL GESTO DI TOTTI ERA UNA MANIFESTAZIONE DI GIOIA E NON DI STRAFOTTENZA, QUALE SAREBBE STATO UN AUTOSCATTO SOTTO LA CURVA ABBACCHIATA DEGLI AVVERSARI” 4. “IL FOGLIO”: “LA PROSSIMA VOLTA CHE SEGNA AL DERBY, COSA FA, MANGIA L’ABBACCHIO SOTTO LA SUD? SI VESTE DA GLADIATORE? FA UN DUETTO CON VENDITTI? MUNGE UNA LUPA?”
1. JE SUIS TOTTI
Massimo Gramellini per “la Stampa”
Scendendo dai massimi sistemi all’unica religione di massa ancora praticata in Europa, il calcio, fa riflettere che il presidente laziale Lotito abbia considerato l’esultanza di Totti una provocazione. Dopo avere segnato il secondo gol, e che gol, il capitano della Roma si è fatto un autoscatto con i tifosi giallorossi. Si potrà discutere sulla sempre maggiore complessità delle pratiche di festeggiamento negli stadi.
E chi ha i capelli bianchi, o non li ha proprio più, forse rimpiangerà le esultanze composte dei campioni del secolo scorso, che si limitavano ad alzare le braccia al cielo e a scambiarsi pacche virili con i compagni.
Ma una cosa è sicura: il gesto di Totti era una manifestazione di gioia e non di strafottenza, quale sarebbe stato un autoscatto sotto la curva abbacchiata degli avversari. Eppure il presidente della Lazio, che sa di latino ed è uomo di vaste letture, vi ha intravisto nientemeno che un’istigazione alla violenza.
Come il filosofico Lotito sa bene, nel mondo della materia tutto è duale e dunque lo stesso gesto produce effetti sia positivi sia negativi. Un gol, per esempio, mette qualcuno di buon umore e getta nello sconforto qualcun altro. La differenza fra gioia e provocazione la fa l’intenzione. Anche delle vittime.
Spesso, infatti, ci si sente tali per narcisismo. Perché si è convinti che gli altri, quando fanno qualcosa che ci dà fastidio, stiano pensando a noi. Offendersi è diventato un modo di darsi importanza. Invece non siamo quasi mai al centro dell’attenzione altrui, purtroppo. Cioè per fortuna.
2. TOTTI CONOSCE SOLO LA RETE DELLE PORTE MA IL SUO SELFIE HA CONQUISTATO IL WEB
Luca Valdiserri per il “Corriere della Sera”
A qualcuno è piaciuto molto. Il Mirror ha celebrato il selfie di Totti durante il derby con la Lazio con un sondaggio sul suo sito: Totti è «il giocatore più fico (cool) che sia mai esistito»? Due risposte: sì e sì. «Se un qualunque altro giocatore del pianeta avesse festeggiato un gol facendosi un selfie, saremmo stati travolti dal disgusto. Ma Totti ha all’improvviso trasformato i selfie in una cosa fichissima».
A qualcuno non è piaciuto per niente: per l’onnipresente Codacons rappresenta una pubblicità del nuovo modello di smartphone e merita una squalifica.
A qualcuno ha fatto dimenticare le regole. «Totti, il selfie di una carriera» scrive la Uefa sul suo sito, anche se un Orsato più burocrate avrebbe dovuto ammonire il capitano giallorosso.
In ogni caso, ancora una volta, Totti ha lasciato il segno. Non ha account ufficiali né su Twitter né su Facebook né su Instagram, eppure il suo selfie è diventato virale e ha fatto il pieno di imitatori. Ognuno a modo suo. C’è chi gli ha sostituito la faccia con quella di Matteo Renzi. Chi gli ha messo sullo sfondo una scena del «Gladiatore» o gli attori di Hollywood. I laziali hanno sostituito la curva Sud con l’esultanza della squadra biancoceleste dopo la vittoria nella finale di Coppa Italia 2013 o gli juventini con una festa scudetto. C’è chi lo ha messo al centro dell’Ultima Cena o dell’Urlo di Munch.
Un esperto di comunicazione come Oliviero Toscani lo ha elogiato: «Totti è un genio e non solo come calciatore: ha la forza creativa di un pubblicitario. Emoziona, sorprende, ha una dote innata e non ha paura di fare certe cose. Lo scatto non è perfetto, è venuto tagliato, ma se vuole gli do una piccola lezione su come farli bene e in cambio lui mi insegna come tirare calci al pallone».
La Panini ha promesso che ne farà una figurina «speciale», sulle orme di quella famosissima di Parola, con la differenza che il difensore spazzò con quel gesto acrobatico la sua area di rigore e che Totti invece ci ha fatto un super gol nel derby.
Chi non l’ha presa bene, tanto da lanciarsi in una storica «gufata», è proprio il presidente della Lazio, Claudio Lotito.
«Posso dire che la Roma non vincerà lo scudetto — ha detto ospite a «Un giorno da pecora», su Radio2 — perché dal punto di vista tecnico la Juventus è sicuramente superiore. Il selfie di Totti? È stato un gesto inopportuno. Non c’entra nulla con il calcio, durante la partita non ha senso. Avete visto cosa è successo dopo. Al di là del gesto, che è innocuo, stimola una situazione esacerbata. Il mio capitano, Stefano Mauri, non l’avrebbe mai fatto». A Roma, nel derby che non finisce mai, non pochi tifosi giallorossi hanno «postato» che ogni capitano fa del proprio telefonino l’uso che preferisce.
Quanto allo scudetto, anche se la Juve è risalita a +3 dopo la vittoria di Napoli, Totti crede più alle sue sensazioni che alle doti di veggente di Lotito. «Ho ancora voglia di vincere molto con questa maglia e sono convinto che ci riuscirò — le sue parole al sito Bleacher Report —. Spero che i migliori momenti per la Roma debbano ancora venire». Nel caso non è esclusa la consulenza di Toscani per la celebrazione.
3. SERFIE
Jack O’Malley per “il Foglio”
Anche la figura dell’eroe nazionalpopolare ha un limite, e la Roma quel limite non lo ha superato, lo ha polverizzato. Credevo che la nonna di Florenzi avesse naturalmente portato alla sua fine naturale l’esibizione della romanità più sbrigliata (e ai più inaccessibile) sul campo di calcio ma il serfie di Totti è un passo più avanti, o più indietro. E tutti giù a elogiare il genio della comunicazione, l’artista dell’esultanza e il gran capitano del popolo, ma per che cosa?
Un selfie brutto che subito alimenta “meme” prevedibili come un Muntari che dà in escandescenze, con il faccione del capitano sovrapposto a quello di chissà chi altro (sempre per non allontanarsi dal nazionalpopolare). La prossima volta che segna al derby, cosa fa, mangia l’abbacchio sotto la Sud? Si veste da gladiatore? Fa un duetto con venditti? Munge una lupa?
Ma è così romanamente bello tutto questo affetto, questa epica di borgata, diranno i più romantici. Bello sarà per le fotogallery di Repubblica e per i commenti al bar, nel mondo del calcio vero è una sudamericanata, una vanità di provincia, roba da pischelli.