1. VIA L’IMU! VIA LA TARES! FONDI ALLA RICERCA, ABBASSO L’IVA, PIÙ DONNE, MENO OBESI! 2. TUTTO MOLTO BELLO. MA “LI SORDI” DOVE LI PRENDE ENRICHETTO? SERVONO ALMENO 15 MILIARDI, E IERI NON HA PARLATO DI TAGLI ALLA SPESA, SE NON AGLI STIPENDI DI UN PAIO DI MINISTRI 3. ARRIVA AL SENATO E “RITRATTA”: “C’È UN GRANDE PROBLEMA, UN CARICO DI ASPETTATIVE ECCESSIVO”. CHE HAI CREATO TU! 4. ANDRÀ IN EUROPA A CHIEDERE DI ALLENTARE I VINCOLI DI BILANCIO E ROSICCHIARE 6/7 MLD DI DEFICIT. MA PER LE ALTRE RIFORME SERVE UNA MANOVRA

1 - LETTA, C'E' UN GRANDE PROBLEMA, TROPPE ASPETTATIVE
(ANSA) - "Mi sono reso conto che c'é un grande problema: c'é un carico d'aspettative francamente eccessivo" su di noi. Lo ha detto il premier Enrico Letta al Senato spiegando che dopo aver letto i giornali ed aver ascoltato i commenti in Parlamento "la giornata si è caricata di molte preoccupazioni".

2 - LETTA, NON BASTA GOVERNO, RESTA GRANDISSIMA EMERGENZA
(ANSA) - "Se non c'é la consapevolezza dell'oggettiva fragilità di quanto fatto e di quanto stiamo facendo e si pensa che tutti i problemi si siano risolti facendo un governo io credo che abbiamo sbagliato. La situazione rimane di grandissima difficoltà". Così il premier Enrico Letta nella replica al Senato

3 - LETTA,18 MESI?VITA GOVERNO LEGATA A ADEMPIMENTI CERTI
(ANSA) - "Ho parlato di 18 mesi per la Convenzione non perché irrispettoso del parlamento che è libero e sovrano ma perché ritengo che la vita del governo debba essere legato a adempimenti certi". Così il premier Enrico Letta torna sulla durata indicata ieri per un bilancio di governo.


4 - LA STRADA IN SALITA PER TROVARE I FONDI
Mario Sensini per il "Corriere della Sera"

Stop ai versamenti Imu di giugno, in attesa di un complessivo ripensamento delle tasse sugli immobili, blocco dell'aumento Iva di un punto, previsto da luglio, e poi il reddito minimo per le famiglie bisognose con figli, la detassazione delle assunzioni, il sostegno alle imprese. Vale almeno 15 miliardi di euro l'anno il programma di governo esposto ieri dal presidente del Consiglio, Enrico Letta.

Che tuttavia non ha speso molte parole, nel suo intervento alla Camera, per spiegare dove e come intende recuperare le risorse. Il governo si comporterà come un padre di famiglia, e «un buon padre di famiglia non fa debiti». Resta il fatto che quei 15 miliardi oggi nel bilancio pubblico non ci sono e da qualche parte bisognerà trovarli per realizzare quegli obiettivi.

La sospensione dei pagamenti Imu di giugno, in attesa di una revisione complessiva del sistema, significa rinunciare, almeno per ora, a un gettito sicuro di circa 10 miliardi di euro (tanti ne sono entrati a giugno 2012 tra prime, seconde case e altri immobili). Tutta l'Imu vale 24 miliardi, e l'abolizione dell'imposta solo sull'abitazione principale costerebbe 4 miliardi l'anno, più altrettanti per la restituzione di quella pagata nel 2012.

Poi c'è il nodo dell'Iva, con l'aliquota ordinaria che aumenterà di un punto, dal 21 al 22%, dal prossimo mese di luglio. Letta ha detto che il governo cercherà di scongiurare l'incremento, ma per questa operazione servono nell'immediato altri sei miliardi di euro: 2 per il 2013, 4 per il 2014 (e poi altri 4 l'anno). Anche il reddito minimo per le famiglie bisognose costa, come il sostegno alle imprese, la detassazione delle assunzioni, gli sgravi fiscali sul lavoro: tutte misure che hanno bisogno di una copertura, non ancora definita.

Finora circolano solo congetture perché il riserbo dei diretti responsabili è massimo. Si sa che Enrico Letta confida nella concessione, da parte dell'Unione Europea, di un maggior margine di manovra sugli obiettivi di risanamento. Qualcuno si è spinto a calcolarli in 6/7 miliardi di maggior deficit annuo. Alla Spagna sono appena stati due anni di tempo in più per ridurre il deficit e questo è un buon segnale, ma bisognerà andarci con i piedi di piombo.

Un conto, poi, è chiedere margini per aiutare le imprese, rilanciare l'economia e sostenere i cittadini più deboli, altro è chiederli per restituire una tassa sugli immobili che colpisce soprattutto i ricchi e che, fino a ieri, l'Italia era l'unico Paese europeo a non avere.
Letta ed il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, sarebbero pronti a varare anche una nuova tornata di revisione della spesa pubblica, con l'obiettivo di recuperare altri 4 miliardi l'anno (ma a regime e non in tempi immediati), come sollecitato dagli stessi saggi incaricati da Giorgio Napolitano.

E con i loro collaboratori hanno ricominciato a studiare il dossier delle privatizzazioni, e le operazioni straordinarie per abbattere il debito e, per questa via, il deficit. Letta ed il suo ministro, tuttavia, dovranno muoversi attraverso una fitta rete di paletti politici.

Il Pdl è pronto a mettere sul piatto delle possibili coperture il pacchetto studiato in campagna elettorale per compensare l'abolizione dell'Imu. Quattro miliardi che arriverebbero per metà da un aumento delle tasse su giochi, lotterie e dalle accise su alcol e tabacco, per metà dall'accordo con la Svizzera (ancora tutto da definire) sulla tassazione dei capitali italiani nella confederazione, i cui effetti finanziari sarebbero anticipati dalla Cassa Depositi e prestiti. E ovviamente respinge ogni ipotesi di nuova tassa, tantomeno patrimoniale.

Il Pd caldeggia l'opzione del negoziato con la Ue, e tra le possibili fonti di finanziamento delle nuove misure mette in primo piano l'inasprimento della lotta all'evasione. E mette in guardia contro nuovi tagli alla spesa pubblica, l'aumento dei ticket sulla sanità, nuove manovre sugli assegni previdenziali. «Non sarebbe sostenibile una nuova manovra, neanche compensativa» ha detto ieri in Aula il responsabile economico del partito, Stefano Fassina.


5 - LA SCOMMESSA PER TROVARE I SOLDI
Stefano Lepri per "la Stampa"

Belle promesse, però mancano i soldi: è facile dirlo, e lo hanno già detto diversi politici, non tutti ostili. Enrico Letta ha deciso di muoversi su un crinale sottile, tra il rigorismo che gli è congeniale e il rigetto dell'austerità interpretato in toni diversi dai partiti.

Forse c'è dentro una scommessa: allentare la stretta di bilancio mentre si riafferma fedeltà all'obiettivo europeo di deficit, nella speranza di vederlo franare in autunno in tutta l'area e di non doverlo più rispettare.

Da una parte il nuovo governo riafferma continuità con le scelte di Mario Monti usando formule all'apparenza non equivoche; dall'altra fa proprie richieste onerose, lo stop alla prima rata dell'Imu chiesto dal Pdl, la revisione della riforma pensionistica chiesta dal Pd, il rinvio dell'aumento Iva, e altro ancora. Si annuncia di dare priorità al lavoro come suggerito dai «saggi», però non è chiaro se davvero il denaro sarà messo dove indicano le parole, riprendendo un modo di dire inglese.

Con realismo non vengono menzionati nuovi tagli alle spese. Da sola la riduzione dei costi della politica, pur urgente e doverosa, non basterà a far tornare i conti. Né li farà tornare la lotta all'evasione fiscale, che si promette «ferrea», ma che difficilmente sarà approvata da un Parlamento dove le forze di maggioranza non vorranno lasciare al Movimento 5 Stelle il monopolio della protesta anti-fisco.

Rinegoziare subito gli obiettivi europei - come chiedono gli oltranzisti dei due grandi partiti, tipo Renato Brunetta per il Pdl, Stefano Fassina per il Pd - non appare possibile: perché mai dovrebbe essere concesso a questo governo ciò che è stato fino all'ultimo negato al precedente? Più che altro, si intravede la speranza che l'austerità collettiva dell'area euro si riveli sempre più insostenibile con il passare del tempo.

La soluzione ideale, si sa, sarebbe che spendesse di più la Germania; non certo l'Italia, con il debito che abbiamo, macina di mulino secondo la similitudine evangelica di Enrico Letta. Purtroppo il rigore di bilancio viene ora attenuato in altri Paesi nordici, come l'Olanda, non in Germania. Anche nel caso si arrivi a un generale «rompete le righe» i tedeschi non saranno contenti. Ed è inutile prendersela con Angela Merkel, quando la cancelliera in realtà media, concilia, attenuando le spinte più ostili ai Paesi del Sud dentro la sua maggioranza e nell'establishment tedesco.

Non aiuta l'irresolutezza in cui sembra precipitato il governo francese; e le elezioni di settembre quasi di certo confermeranno la Merkel a Berlino. Il rischio è che in autunno cambi poco o nulla; e che intanto in Italia si siano soltanto rinviate Imu e Iva, si sia allentato qua, speso là, senza adottare misure innovative. Risulterebbe allora troppo dura, ormai impraticabile, una nuova stretta di bilancio con lo scopo di rispettare gli obiettivi 2013; di conseguenza, come lo stesso capo del governo ha spiegato ieri, si perderebbero margini di manovra per gli anni successivi.

Le forze politiche della maggioranza attuale sono all'incirca le stesse che sostenevano Mario Monti. Allora furono persuase ad adottare misure drastiche dal pericolo che l'economia naufragasse; e con la riserva mentale di dare la colpa al governo dei tecnici di tutto ciò che non piaceva. Oggi il rischio è più politico, è che crollino tutti i partiti; ma questo non necessariamente li spinge a cooperare, casomai solo a unirsi su misure popolari al momento, dannose poi. Speriamo che non accada.

 

 

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