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ARMI PER I CURDI, ALLARMI PER GLI ITALIANI - MASSIMA ALLERTA TRA LE NOSTRE FORZE DELL’ORDINE: LA RIBALTA DI RENZI CI RENDE OBIETTIVI SENSIBILI: “CI VORREBBERO DEI ‘PETROSINO’ ARABI NELLA NOSTRA POLIZIA”
Francesco Grignetti per “La Stampa”
L’Italia ha scelto la ribalta. Ieri il premier Matteo Renzi spronava l’Europa a esserci, a muoversi. Indicava anche la strategia, al di là della mossa tattica di armare i curdi: «Portare con noi i Paesi arabi e isolare chi sostiene il terrorismo». Non per caso, quindi, gli 007 di tutt’Europa sono tutti in tensione. È fortissima anche la preoccupazione delle polizie. L’Interpol è già attivata. Da noi, il ministro Angelino Alfano con una circolare ha invitato prefetti e questori a stare in allerta più che mai.
La voce del nostro agente segreto non ha tentennamenti, quando gli si chiede se ora, il giorno dopo avere deciso l’invio di armi ai curdi, in Italia si rischia di più: «Guardi, la reazione inconsulta di qualche jihadista di ritorno è “il problema” già da diverso tempo. Non solo in Italia, peraltro, ma in tutt’Europa. Non ci siamo dimenticati di quel fanatico con passaporto francese che ha fatto una strage davanti a una sinagoga a Bruxelles o di quell’altro che ha sparato a sangue freddo a un poliziotto in Gran Bretagna. Tutti simpatizzanti dell’Isis».
Fin qui, però, i fatti di ieri. E domani? «Ora che ci siamo sovraesposti sulla scena mondiale, ed è stata una scelta politica di innegabile rottura con le pratiche del passato, l’allarme da noi c’è più di prima. È innegabile». L’associazione nazionale dei funzionari di polizia parla chiaro: «Alcuni recenti episodi - dice Lorena La Spina, il segretario nazionale dell’associazione - dimostrano che esiste un rischio concreto.
È più che mai necessario rafforzare tutto l’apparato di sicurezza, a cominciare dalle Digos e dagli Uffici immigrazione. E poi bisogna assumere nelle forze dell’ordine, anche attraverso una riserva di posti, i figli di immigrati regolarmente presenti sul nostro territorio».
Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo
È una politica intelligente negli arruolamenti, quella che l’Anfp chiede. Altro che tagli o automatiche traslazioni di soldati in polizia. «Il nostro Paese ha bisogno dei “Petrosino” di lingua araba nelle sale intercettazioni e nei servizi di pedinamento».
L’allarme, insomma, è forte. «La Siria - scrive Stefano Dambruoso, già magistrato e oggi parlamentare di Scelta civica, sull’ultimo numero della rivista dei nostri servizi segreti “Gnosis”- è attualmente l’area di crisi che esercita il più forte richiamo per i volontari stranieri di mezzo mondo». Dambruoso ricorda il caso di un estremista franco-algerino, Mohamed Merah, passato per i campi di addestramento e poi i combattimenti in Pakistan e Afghanistan, che di ritorno nel 2012 compì attentati a Tolosa e Montauban.
«Nonostante le partenze dall’Italia di siriani intenzionati a sostenere la rivolta siano numericamente contenute, l’attenzione delle forze di sicurezza nazionali è comunque concentrata». Ecco dunque, in prospettiva, il pericolo del reducismo jihadista. La maggior parte sono partiti da Francia, Gran Bretagna e Germania, ci sono però anche degli italiani, monitorati da tempo. E poi i classici circuiti dell’estremismo islamico.
Ora che l’Italia ha scelto un profilo altissimo, si temono rappresaglie. L’allarme è ancor più accentuato alle notizie di fonte inglese, smentite però dalla Farnesina, che le due giovanissime volontarie sequestrate in Siria venti giorni fa, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, potrebbero essere nelle mani dell’Isis. È noto che il sequestro di occidentali finora è stato uno dei modi migliori dei terroristi islamici per autofinanziarsi.
Secondo il «Guardian», sarebbero venti gli occidentali in ostaggio dell’Isis. Altri dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati in cambio un riscatto. Ma ora la situazione sul terreno potrebbe incrudelirsi ancor di più. Tanto che Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, dice: «Siamo ottimisti e speriamo di riabbracciare al più presto Vanessa e la sua amica Greta, anche se l’angoscia cresce».