BANANA SPLIT! - IL CAV. PREGIUDICATO È UNA POMPETTA IN PIENA: VUOLE TUTTI SOTTO CONTROLLO: FALCHI, COLOMBE E PITONESSE - SOLO UNA COSA NON GLI E’ PERMESSA: FAR SALTARE IL GOVERNO ALFETTA

Ugo Magri per "la Stampa"

La sensazione del Cavaliere è la stessa che provò dopo essersi sbarazzato di Fini nel 2013 (anche allora col timbro dell'ufficio di Presidenza): serenità. Anzi sollievo. Perfino una gioia feroce. L'altra notte ha brindato. E che i calici di vino bianco, il suo di analcolico, fossero alzati proprio per festeggiare la cacciata dei «traditori», prima ancora del ritorno alla vecchia insegna di Forza Italia, lo conferma il discorsino pronunciato da Berlusconi.

Il quale ha declamato una per una tutte e 24 le «deliberazioni», come le chiama lui, in base alle quali Alfano non potrà più occupare contemporaneamente le poltrone di segretario e di ministro dell'Interno.

Dello show sono stati testimoni quasi tutti i gerarchi rimasti fedeli, da Fitto a Verdini, dalla Gelmini a Rotondi, da Capezzone a Polverini, più l'ormai immancabile cane Dudù: da quando il suo padrone va sostenendo che «è intelligentissimo» e «gli manca solo la parola», tutti i visitatori fanno a gara per vezzeggiarlo con la sola eccezione di Brunetta (l'hanno udito che intimava al bòtolo: «Levati dai piedi!»).

Questo per mostrare quanto fossero infondate le speranze delle «colombe», alcune delle quali si sforzavano di vedere rosa dopo le parole di Silvio in conferenza stampa: «In fondo non ha chiuso tutte le porte, forse capisce di avere sbagliato...».

A giudicare dal «day after», Berlusconi non si pente di un bel nulla. Anzi, insiste. Fonti attendibili, persone che di sicuro ieri hanno conversato con lui, preannunciano nuove mosse schiacciasassi con l'intendimento di spianare la fronda interna. Il Consiglio nazionale dell'8 dicembre, quello dove Alfano medita di aprire un dibattito alto e nobile, magari addirittura di ostacolare il passaggio da Pdl a Forza Italia, quasi certamente si terrà prima, molto prima, entro un paio di settimane.

«Perché aspettare?», si domanda il Cav. Risposta sorridente: «Non ve n'è ragione». I suoi spargono la voce di aver raccolto (ma forse è pura «disinformazia») oltre 500 adesioni tra gli 800 membri del parlamento berlusconiano.

E poi l'uomo conta di giocarsi tutta, fino in fondo, la partita disperata della decadenza. Di spendere tra i banchi del Senato gli ultimi giorni che lo separano dal voto. Di intervenire in Aula al momento opportuno con parole incendiarie contro la sinistra e contro l'ingiustizia. Agirà in prima persona.

Non si fida più, sussurrano nella sua corte, di quanti gli avevano garantito che nel gruppo non c'era dissenso, tutto a posto, tutto sotto controllo... Giacché c'è, proverà a smembrare la truppa dei dissidenti, dove in verità più d'uno tentenna, dalla senatrice umbra che quando il 2 ottobre aderì al documento di Alfano non sapeva bene cosa firmava, all'ex vice-ministro già pentito del suo pentimento.

Ricapitolando. Con Angelino il rapporto è zero via zero. «Consummatum est», conferma chi sa di latino. Sul Consiglio nazionale, il Cav buone bruciare i tempi. Lascia cadere perfino l'idea di una separazione consensuale, avanzata con spirito costruttivo da Quagliariello, da Cicchitto, da Lupi. «Vogliono imitare La Russa, Crosetto e la Meloni? Auguri... Ma visto che i Fratelli d'Italia ci sono già, allora dovranno fare i Cugini d'Italia».

Sprezzante quasi quanto Gasparri. Da un personaggio così, la dissidenza non può attendersi un bel nulla, a parte la personale cortesia (ieri mattina Silvio ha chiamato Cicchitto per augurargli un buon compleanno). Del resto, commenta uno dei ribelli, «Berlusconi è peggio di Stalin, che dei liberi pensatori aveva tale considerazione da farli accoppare. Invece lui non solo li fa fuori, ma pretende pure che loro siano d'accordo».

Il capo della fronda, Alfano, sta maturando le sue decisioni. Soffre, riflette e tace. Avrebbe voluto guadagnare tempo, ma sembra impossibile. L'ora delle decisioni irrevocabili giunge pure per Schifani, fin qui il più in bilico. Altri, da Quagliariello a Sacconi allo stesso Cicchitto, hanno già capito come andrà a finire e si preparano alle barricate finali.

 

BERLUSCONI BY GIANNELLIpascale berlusconi ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI napolitano berlusconi

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