IL BANANA RITORNA CAIMANO E SFANCULA IL “TASSATORE” RENZI (SALUTAME ITALICUM E SENATO) E ACCUSA BELLA NAPOLI DI AVER SPINTO FINI A MOLLARLO NEL 2010, PROMETTENDOGLI IN CAMBIO LA GUIDA DEL GOVERNO: “DODICI TESTIMONI HANNO SENTITO IN DIRETTA LA TELEFONATA DEL CAPO DELLO STATO CHE CERCAVA DI CONVINCERLI A FARMI CADERE”

Ugo Magri per La Stampa

Né Renzi né tantomeno Napolitano gli hanno evitato l'onta dei servizi sociali. Cosicché Berlusconi, in preda a un visibile risentimento, ieri da Vespa ha congelato il patto sulle riforme e ha preso di mira il Capo dello Stato accusandolo di fatti gravissimi. L'uomo non accetta che, mentre lui va ad accudire i vecchietti a Cesano Boscone, Renzi s'incammini indisturbato verso il trionfo elettorale. Ancor meno perdona al Colle di avergli negato la grazia. Dunque smette di collaborare e si pone di traverso.

La riforma del Senato, così com'è, gli risulta «invotabile». Sì, d'accordo, con il premier c'erano state delle solenni intese. Però poi la Boschi ha presentato un testo senza concordarlo con Forza Italia. Di approvarlo a Palazzo Madama entro il 25 maggio, giorno delle Europee, non se ne parla, «questa è l'unica cosa certa». Ma la vera sorpresa è sull'«Italicum».

Da una parte il Cavaliere lamenta che si sia perso nelle nebbie. Dall'altra sostiene che è tutto sbagliato: certi giuristi di sua fiducia gli hanno detto che, «se venisse abolito il Senato, la nuova legge elettorale diventerebbe incostituzionale» in quanto un partito del 25 per cento, vincendo anche solo di uno zero virgola, «prenderebbe il controllo dell'intero Paese, compresa la possibilità di eleggersi il Presidente della Repubblica».

Sono argomenti di sostanza, già sollevati da costituzionalisti del calibro di Rodotà o di Zagrebelski, che tuttavia suonano strani sulla bocca del loro arci-nemico. Incalzato dal conduttore e dai giornalisti in studio, Berlusconi ha specificato che sarebbe sua intenzione discuterne con Renzi.

Dunque in teoria ci sarebbe spazio per ritrovare l'intesa. E fonti berlusconiane si sono premurate di far sapere che in effetti potrebbe trattarsi di uno stop limitato alla campagna elettorale, per non concedere a Renzi e al Pd la chance di poter dire all'Italia: stiamo riuscendo a fare in tre mesi le riforme dove tutti (Silvio compreso) hanno fallito.

Altri, invece, brindano alla vittoria: sono quanti, a cominciare dal capogruppo «azzurro» Brunetta, da tempo premono per chiarire l'equivoco di un'opposizione che tale è di nome, non di fatto. Secondo loro, il patto è rottamato una volta per sempre.

Dal modo in cui Berlusconi si è espresso, è sembrata in effetti una pietra tombale. Oltretutto, l'attacco a Renzi è stato condotto su vari fronti. Il Cav l'ha dipinto alla stregua di un «simpatico tassatore», sostenendo che lo sconto fiscale degli 80 euro mensili verrà goduto da una platea ristretta di contribuenti, laddove tutti gli altri dovranno sborsare di più.

Rimprovera a Napolitano di avere autorizzato la «mancia elettorale», e non solo. In preda all'ira, Berlusconi ha rilanciato la teoria del complotto, anzi del «colpo di Stato» ai suoi danni. L'elemento di novità consiste nella «prova assoluta» che Napolitano avrebbe spinto Fini «a fare quello che ha fatto» nel 2010, promettendogli in cambio la guida del governo: «Dodici testimoni hanno sentito in diretta la telefonata del Capo dello Stato che cercava di convincerli a farmi cadere»...

 

 

BERLUSCONI BRUNETTA RENZI RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMASILVIO BERLUSCONI A PORTA A PORTA DA VESPA FOTO LAPRESSE RENZI BERLUSCONI COPIA ORIGINALE NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI Fini si rivolge a berlusconifini berlusconi

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”