IL GUFO BRUNETTA - CHISSA’ SE NEL “PACCO DEL NAZARENO” E’ PREVISTO CHE IL BANANA, SU RICHIESTA DI RENZI, METTA LA MUSERUOLA A RENATINO - E’ L’UNICO IN “FARSA ITALIA” CHE AZZANNA IL GOVERNO
Amedeo La Mattina per “La Stampa”
cena fund raising di forza italia silvio berlusconi
«Avvitare la riforma elettorale per settembre». Sono questi i termini usati da Palazzo Chigi per spiegare il senso dell’incontro tra Renzi e Berlusconi. Stop. Nessuna discussione sulle questioni economiche, nessun suggerimento richiesto dal premier al Cavaliere sui provvedimenti economici in vista di un presumibile autunno caldo (l’ex sindaco di Firenze nega decisamente che ci sarà). Soprattutto il vertice tra i due non deve alimentare alcun sospetto di scambi, e aiuti a favore del leader di Forza Italia.
Non è un caso che nell’intervista di ieri alla Repubblica Renzi abbia voluto sgombrare il campo in maniera radicale dai sospetti: «Mai una legge salva-Berlusconi». Un messaggio all’opinione pubblica di sinistra. Non è un caso, appunto, che queste affermazioni siano arrivare alla vigilia del vertice che dovrebbe tenersi giovedì (o mercoledì se l’inquilino di Palazzo Chigi riuscirà a liberare la sua agenda da altri impegni: i problemi con il ministero dell’Economia sono pesanti).
Tuttavia la «cultura del sospetto» (così l’ha definita il premier nella stessa intervista») continua a disseminare tarli. «La verità è che Berlusconi è talmente disponibile nei confronti di Renzi che sarebbe pronto a sostenerlo sulle riforme e sull’economia anche senza contropartita», spiega un po’ sconsolato un esponente di rango di Forza Italia che frequenta spesso Palazzo Grazioli e Arcore. Il problema è proprio questo: frenare l’ex Cavaliere nei suoi impeti affettuosi e di stima verso il fiorentino.
Ad esempio a quanto pare non sopporta più il modo con cui il suo capogruppo alla Camera Brunetta attacca e critica Renzi. Berlusconi condivide i rilievi puntuali del professore veneziano, vede tutte le lacune in cui si sta impanando Renzi. Ma è il modo e la forma di Brunetta che Berlusconi non condivide. È un caso che il premier sostiene che, «con buona pace di Brunetta&company», non ci sarà alcuna manovra correttiva? Quante volte il giovane leader ha detto al vecchio leader «ma quando la smette Brunetta?». E il vecchio leader a rispondere, «ma cosa vuoi, Renato è fatto così, è competente, conosce i conti pubblici meglio di me e di te e quando si mette in testa una cosa non gliela toglie nessuno».
Allora è meglio tenersi stretti sulle riforme costituzionali che stanno procedendo al Senato come un treno super veloce sui binari Pd-Fi, anche sullo scoglio dell’immunità. Vicini vicini anche sulla modifica dell’Italicum che i partiti minori vorrebbe smontare in molti parti. Soprattutto in quella in cui il voto dovrebbe essere dato al partito e non alle coalizioni, portando le soglie di sbarramento per chi non partecipa al premio di maggioranza e rimane all’opposizione a una percentuale bassissima (2-3%).
Renato Brunetta e Titti alla degustazione wisky per beneficienza
È la proposta di Quagliariello, che avverte: «Non si possono fare accordi a dure escludendo le forze politiche che fanno parte della maggioranza e sostengono il governo. Quando si formerà il gruppo unico di Ncd, Udc, Popolari per l’Italia e una parte di Scelta civica si potrà costatare che è più forte e numerosa del gruppo di Forza Italia».
Ma Renzi non sembra preoccupato di questo e non lo è nemmeno Berlusconi. I due vogliono «avvitare» la riforma elettorale in simbiosi.
Berlusconi, in versione il Padre della Patria, da questa posizione di forza pensa di «concedere» ai cespugli cadeaux sulla soglia di sbarramento per chi si coalizza (dal 4,5% al 4) e per chi non si coalizza (dall’8% al 5%). Preferenze sì ma il capilista (vuole sceglierli lui) devono rimanere bloccati. Se fosse per Verdini le cose andrebbero diversamente: o preferenze o abbassamento delle soglie, entrambi le cose è troppa grazia.