LE BOMBE A NEW YORK? UN MESSAGGIO PER LA CASA BIANCA: IL TERRORISMO NON È STATO SCONFITTO - ALLA VIGILIA DELL’ASSEMBLEA DELL’ONU, L’AMERICA RISCOPRE LA PAURA -IN AMERICA TORNA L’INCUBO DEI CANI SCIOLTI ISIS - TRUMP: "BISOGNA ESSERE MOLTO DURI" - LA CAUTELA DELLA CLINTON
Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”
Atto di terrore o di terrorismo? Quando in una via affollata di Chelsea un cassonetto della immondizia da oltre un metro cubo viene fatto scoppiare deliberatamente affinché i frammenti di metallo e vetro facciano il peggior danno fisico possibile ai passanti, l' unica alternativa linguistica per i responsabili dell' ordine pubblico dovrebbe essere questa. Il sindaco Bill de Blasio, tre ore dopo l' espulsione che ha squassato alle 20.30 di sabato sera il quartiere facendo 29 feriti, ha scelto una contraddittoria terza via nella sua prima conferenza, e l' ha ribadita nell' aggiornamento del giorno dopo, domenica a mezzogiorno.
«È stato un atto intenzionale, ma al momento non sono emersi elementi che lo possano far collegare al terrorismo. Comunque, New York non si farà intimidire». Lo scopo del sindaco rosso è di tenere lontana l' ipotesi dell' attentato di matrice islamica. Sul piano politico, a 50 giorni dal voto, è evidente che, in ogni caso, un attentato mette al centro dell' attenzione della gente la sicurezza. E su questo terreno le migliori credenziali le offre Donald Trump con la linea di Law & Order.
Nessun gruppo estremista, Isis o Al Qaeda, ha rivendicato finora questa azione, ma è noto, dopo le stragi di San Bernardino e di Orlando, che i «cani sciolti» negli Usa ispirati dalla ideologia estremista della jihad non hanno bisogno di legami organici per organizzare operazioni spontanee, e con mezzi di fortuna. Le bombe, ortodosse o improvvisate, vanno chiamate bombe subito, e poi si vedrà la firma. C' è da rispettare una comunità sconvolta che non dimenticherà mai la notte di terrore personale.
«Non posso ancora uscire, la polizia ci ha chiesto di pazientare», mi dice al telefono, con la voce ancora alterata dalla emozione 10 ore dopo lo scoppio, un' amica italiana «prigioniera» a casa sua, Sara Matiz, titolare di uno studio di architettura.
La professionista vive al numero 148 della 23esima strada, proprio di fronte al 131 che è stato l' epicentro dell' incidente.
Ecco la sua esperienza: «Alle 8 e mezza di ieri ho sentito una botta assordante, mai provata prima in vita mia, e il palazzo ha cominciato a tremare. Siamo subito tutti corsi giù per le scale e ci siamo ritrovati nella lobby, ma non abbiamo potuto uscire per strada. La polizia è arrivata in un minuto dallo scoppio e ha bloccato tutti gli ingressi degli edifici della zona.
Mio marito e mio figlio, che erano allo stadio, quando sono arrivati a casa, alle 10.30, sono stati accompagnati da un pompiere su per le scale perché gli ascensori erano stati bloccati per sicurezza. Ci hanno detto che in giornata dovremmo poter riprendere la vita normale».
Sono le 11 del mattino a Chelsea e sto girando a piedi, attorno al quadrato di strade protetto dagli agenti. È il day after della spaventosa serata di sabato, quando un' esplosione ha scosso il quartiere, letteralmente dalle fondamenta. Sull' angolo tra Quinta e 23esima c' è Eataly, che ha appena riaperto stamane, ma si passa solo dall' ingresso sulla Quinta perché l' altro, sulla 23esima, è off limits. Un supervisore del negozio, presente la sera prima, mi racconta che nel locale tutti hanno avvertito un tremolio sotto i piedi, ma non il rumore: «I clienti si sono spaventati, e tanta gente è entrata per ripararsi.
Per tirarli un po' su abbiamo offerto del Prosecco», mi dice ora, a spavento passato. La città reagisce forte del suo pedigree, ma è anche rassicurata da centinaia di agenti in divisa che, a squadre di 30 o 40, ho visto percorrere su e giù le strade dalla 23esima alla 27esima.
Dalle 5 del pomeriggio, il Nypd ha poi dovuto anche pensare alla sicurezza di Obama, arrivato in città con gli altri capi di stato, tra cui Renzi, per l' imminente Assemblea dell' Onu.
HILLARY CLINTON COLPI DI TOSSEOBAMA CLINTON