BRUNETTA UNCHAINED - “VERDINI VUOLE SALVARE IL SALVABILE MA RENZI VUOLE DISTRUGGERCI. LA SIGNORINA BOSCHI SA CHE SENZA “FORZA ITALIA” NON VANNO AVANTI - IL FUORIONDA TOTI-GELMINI È RICETTAZIONE”

Tommaso Labate per ‘Il Corriere della Sera'

«Ma certo che sono d'accordo con Rodotà e Zagrebelsky, che tra l'altro sono due autorevoli colleghi. La riforma costituzionale di Renzi è scritta coi piedi». Alle 17.56 in punto di ieri, Renato Brunetta si ritrova persino ad applaudire quel tandem di «professoroni» (il copyright è di Maria Elena Boschi) che da anni sono un punto fermo del fronte antiberlusconiano e che oggi accusano il premier di autoritarismo.

Poi il capogruppo di Forza Italia fa un passo in avanti. E detta le condizioni al presidente del Consiglio: «Vogliamo il rispetto dei patti. Per cui diciamo sì alla riforma del Senato a due condizioni. La prima è che la legge elettorale venga approvata in via definitiva prima di Pasqua. La seconda è che si ritorni alla bozza di cui Renzi aveva discusso con Berlusconi al Nazareno. Altrimenti...».

Il ministro Boschi dice che andranno avanti «anche senza Forza Italia». E giura che una maggioranza c'è.
«È falso. Renzi ha vinto il congresso e s'è preso quel che restava del Pci-Pds-Ds. Ma nei gruppi parlamentari del Pd è in estrema minoranza. Tanto alla Camera quanto al Senato».

La Boschi dice che non è vero.
«La Boschi sa benissimo che ho ragione io. Me l'ha anche detto, sa? Mentre approvavamo l'Italicum alla Camera, infatti, la dolce ministra mi telefonava per ripetermi di tenere compatti i miei deputati perché lei non era altrettanto sicura della tenuta di quelli del Pd. Per cui, invito la Boschi e anche Guerini a pensarci bene prima di parlare delle divisioni dentro Forza Italia. Invece che alle nostre pagliuzze, pensino alla trave che hanno nei loro occhi. Quanto a Renzi...».

Quanto a Renzi?
«Renzi non pensi di avere a che fare con D'Alema o con qualche altro dei suoi rottamati. Noi siamo più bravi di loro. E non ci frega, anche perché abbiamo capito benissimo che cosa ha in testa».

Che cosa?
«Come Monti e Letta prima di lui, Renzi vuole metterci alle strette con un atteggiamento tra lo sbruffone e il ricattatorio. E l'obiettivo finale è quello di fregarci il consenso. Ma visto che non abbiamo l'anello al naso, non glielo permetteremo. Il sì alla riforma del Senato arriverà solo alle due condizioni che le ho detto».

Una è l'approvazione immediata dell'Italicum...
«Ma lo sa che la legge elettorale non è stata neanche incardinata in Senato? Strano, vero? Glielo dico io perché. Perché Renzi, che sa benissimo di essere in difficoltà coi numeri di Palazzo Madama, vuole rinviare il tutto a dopo le elezioni europee. Così fa campagna elettorale facendo finta che sia tutto bello che approvato, come gli ottanta euro in busta paga e la farsa dell'Irap. E spera di metterci tutti davanti al fatto compiuto una volta che avrà vinto le elezioni. Ma non andrà così».

La seconda condizione è il ritorno alla bozza del Nazareno. Che diceva?
«L'accordo prevedeva sì il superamento del bicameralismo perfetto e la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie. Ma non si parlava di senatori non eletti, né di questa follia dei 21 membri scelti dal Quirinale, né delle altre distorsioni previste dalla riforma licenziata da Palazzo Chigi, che di fatto non esiste».

Al momento, quindi, Forza Italia dice no. Ma lei non può negare che tra voi ci siano dei distinguo...
«Non lo nego. E faccio anche i nomi. Verdini, per esempio, ha una linea responsabile e correttamente, dal suo punto di vista, prova a salvare il salvabile. Ma la stragrande maggioranza di noi, Berlusconi compreso, fa i conti con la realtà. Pensa che Renzi voglia distruggerci e farà di tutto per evitarlo».

Un po' la tesi dell'«abbraccio mortale» di cui parlano Toti e Gelmini...
«Altolà. Non commento il fuorionda. È una cosa rubata. C'è anche un reato previsto dal codice, si chiama ricettazione» .

Temete il 10 aprile, giorno in cui si conoscerà la sorte di Berlusconi?
«Al contrario. Berlusconi ha sempre dimostrato che nelle difficoltà dà il meglio di sé».

Lei continua a sostenere l'ipotesi di tornare alle larghe intese dopo il voto delle Europee?
«Le elezioni del 2013, vinte dal centrosinistra con un margine dello 0,37%, hanno dato quest'esito. Renzi, entrato in campo con una congiura di palazzo, se ne sta approfittando. Invece la strada dovrebbe essere - in tre punti - pacificazione, riforme istituzionali condivise, rilancio dell'economia» .

 

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