C’EST FINI - SALLUSTI SI PRENDE LA SODDIFAZIONE DELLA VITA: “CARO PRESIDENTE DELLA CAMERA, IL FANGO ERA IL SUO. HA NEGATO, MENTITO, DEPISTATO, È STATO SPERGIURO, HA INFANGATO LO SCRANNO SUL QUALE SIEDE DA ABUSIVO” - “ORA ABBIA ALMENO IL CORAGGIO DI CHIEDERE SCUSA, ANCHE A NOI, DI RIMANGIARSI QUERELE E MINACCE, DI RITIRARSI A VITA PRIVATA, MAGARI INSIEME AL SUO INUTILE (E DANNOSO) AMICO BOCCHINO E AL SUO AVVOCATO BONGIORNO”...

Alessandro Sallusti per "il Giornale"

Fini ha casa, a con l'acca, ma anche Fini a casa, senz'acca. Lo aveva giurato lui: se provano che la casa di Montecarlo è di mio cognato, mi dimetto. Bene, noi le prove le avevamo già portate tutte con un'inchiesta giornalistica sul campo pilotata dal nostro Gianmarco Chiocci che meriterebbe una medaglia. Ma Fini, ricorderete, non fu di parola e restò al suo posto nonostante l'evidenza.

Non contento, lui e i suoi sodali cercarono di farci passare come una «macchina del fango», tesi che trovò non pochi consensi in nostri colleghi (alcuni anche illustri, vero Gad Lerner?) imbolsiti, invidiosi e soprattutto in malafede. Bene, a distanza di due anni, dalle carte sequestrate per un'altra inchiesta giudiziaria, che L'espresso pubblicherà sul prossimo numero, c'è la prova definitiva che noi del Giornale avevamo ragione e che Fini ha mentito ai suoi, al Paese e ai colleghi della Camera: dietro la società offshore che acquistò la casa di Montecarlo, svenduta da An, c'era Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, moglie di Fini.

Quindi, caro presidente della Camera, è vero che fango c'è stato, ma non era il nostro. Era il suo. Ha negato, mentito, depistato, è stato spergiuro, quindi ha infangato lo scranno della terza carica dello Stato sul quale lei siede da abusivo, in quanto eletto da una maggioranza, quella di centrodestra, che ha tradito, rinnegato e osteggiato in spregio ai basilari doveri istituzionali.

Lei presidente non solo ha fallito come politico, non solo si è prestato ai torbidi giochi della sinistra per scalzare il governo Berlusconi, non solo ha tramato nell'ombra, non solo è stato scaricato pure da Casini e Rutelli, ma cosa più importante ha umiliato i militanti di An, i compagni di partito, ha sfasciato una storia politica importante, e con le sue bugie da quattro soldi ha fatto perdere l'onore a una bandiera, quella tramandata dal Msi di Almirante, che meritava ben altro destino.

Ora abbia almeno il coraggio di chiedere scusa, anche a noi, di rimangiarsi querele e minacce, di ritirarsi a vita privata, magari insieme al suo inutile (e dannoso) amico Bocchino e al suo avvocato Bongiorno.

Con i vitalizi che incasserete non vi mancheranno gli spiccioli e forse neppure gli euro per completare l'arredamento di Montecarlo con tre sedie a dondolo e godervi finalmente la Costa Azzurra. Pagheremo noi, come sempre, ma tra i tanti soldi che ci avete fatto buttare al vento, saranno questi i meglio spesi. E magari, tanto per onore di verità, la Procura di Roma potrebbe riaprire un'inchiesta giudiziaria chiusa in modo frettoloso con l'archiviazione di un caso che invece ha ancora molto da raccontare, e che soprattutto non va dimenticato sotto elezioni.

2- FINI-MONDO - LA ROCAMBOLESCA CRONISTORIA DELL'ASSE BANANA-FINI, A PARTIRE DALLO SCAZZO DEL "CHE FAI MI CACCI?"

Sara Nicoli per il "Fatto quotidiano"

È l'aprile del 2010; l'alba della guerra intestina dentro il Pdl che porterà alla fine del ventennio berlusconiano. Gianfranco Fini firma un testo in dissenso con politica della maggioranza interna al Pdl. É l'inizio della battaglia.

22 aprile 2010. Il Presidente della Camera tiene un discorso in cui ribadisce la critica, rivendicando il proprio diritto al dissenso. Berlusconi risponde duramente al cofondatore del partito e lo invita a dimettersi dalla carica di presidente della Camera. É il giorno di quel "Che fai, mi cacci?" urlato da Fini contro Berlusconi in un'affollatissima direzione Pdl. L'immagine indelebile è quella di Berlusconi che affonda colpi dal palco e di Fini che sta lì davanti, agitandogli l'indice contro.

La sostanza è che il braccio di ferro tra il Cavaliere e presidente della Camera diventa pubblico. Fini viene cacciato dal partito e fonda Futuro e Libertà. Ma è a questo punto, a scissione consumata, che scatta la campagna del Cavaliere. Che mette in campo il suo intero impero mediatico. A cominciare dal Giornale di famiglia, l'appoggio di Libero e di Panorama. C'è un faccendiere di lusso che è stato sguinzagliato per incastrare il presidente della Camera. Si chiama Valter Lavitola, ma lo si scoprirà poi. Il Giornale titola: "Stroncato Fini".

Sempre il Giornale: è il 29 luglio 2010. Oggetto della campagna, un alloggio di 45m² a Montecarlo lasciato in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad AN nel 1999. É stato venduto dal partito nel 2008 ad una società off shore dell'isola Santa Lucia, per la cifra di 300 mila euro. Risulta affittato a Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna di Fini. É scandalo. Il 30 luglio 2010 Francesco Storace arriva primo presenta una sua denuncia alla Procura di Roma. Con una nota della Presidenza della Camera.

Il 1 agosto, il Fatto titola: "Fini deve rispondere ai servi del sultano". Il Giornale replica, il 3 agosto: "Fini, la casa di Montecarlo e i giornali di sinistra".

L'8 agosto Fini offre la sua versione dei fatti, ma la campagna di stampa non accenna a placarsi. Anzi, il livello dello scontro sale. Il Giornale titola: "Fini frequenta la casa di Montecarlo, ecco le prove".

Il 13 agosto, il Giornale scopre che Fini ha comprato una cucina per l'appartamento monegasco. Il Giornale titola: "É la prova: Fini mente". Fini querela Feltri: "Delirio diffamatorio".

Il 16 agosto si va nei dettagli: il Giornale : "Ecco la mappa della casa che smentisce Fini".

Fini il 25 settembre del 2010, stremato, affida la sua difesa ad un video: "Se dovesse emergere che l'appartamento di Montecarlo appartiene a Tulliani lascerò la presidenza della Camera".

Il 26 ottobre 2010 la Procura di Roma annuncia che non risulta esserci nessuna frode nell'affare, e chiede l'archiviazione delle indagini su Gianfranco Fini.

Il 27 gennaio 2011, l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini, tirerà fuori documenti attestanti che Tulliani sarebbe a capo della società proprietaria della casa di Montecarlo. La Procura non ci sente e archivia. Il Giornale titola: "Casa di Montecarlo: i giudici difendono Fini".

 

 

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