UN UOMO SOLO ALLO SBANDO - SINDROME DA ACCERCHIAMENTO PER RENZI, CHE SI LAMENTA DEGLI ATTACCHI DI STAMPA E MAGISTRATI E PENSA SOLO AL REFERENDUM DI OTTOBRE: “SARANNO TUTTI CONTRO DI NOI” - PER IL DOPO-GUIDI IN POLE C’E’ DE VINCENTI
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Ieri mattina Matteo Renzi è salito al Quirinale per discutere con Sergio Mattarella della successione alla guida del ministero dello Sviluppo economico. Un incontro che sarebbe dovuto rimanere riservato, ma la notizia è trapelata lo stesso.
Renzi e Mattarella hanno vagliato insieme diverse ipotesi, soppesando i «pro» e i «contro». Il nome più forte, al momento è quello di Claudio De Vincenti. Ha dalla sua il vantaggio di essere stato sottosegretario al Mise e, quindi, di conoscere bene quel dicastero. Peraltro De Vincenti sta seguendo le pratiche del ministero anche ora che si trova a Palazzo Chigi.
claudio de vincenti con la moglie paola
Ma c’è un problema. Se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio traslocasse, chi lo potrebbe rimpiazzare? E anche questo aspetto della successione è stato esaminato da Renzi e Mattarella. Quest’ultimo ha chiesto al premier un nome di «alto profilo» senza problemi di «conflitti di interesse».
Insomma, la decisione non è facile e per questo Renzi e Mattarella hanno ritenuto opportuno prendersi più tempo, anche se la settimana scorsa il premier aveva in animo di chiudere in fretta questa «pratica». Ma poi ha cambiato parere. Il nome del successore non verrà fatto tanto presto. Ci vorrà almeno una decina di giorni prima di sciogliere questo nodo.
Ma da quando è scoppiato il caso «Guidi» non è certo questo il problema che assilla maggiormente il premier, anche se ovviamente si tratta di una questione delicata. Il presidente del Consiglio, come ha ripetuto più volte lui stesso in questi giorni, non vuole andare all’attacco della magistratura della procura di Potenza. Anche perché, in realtà, è lui a sentirsi sotto attacco.
Il premier, infatti, è convinto che sia partita un’offensiva contro il governo. Politica, mediatica e, in qualche caso, anche giudiziaria. Una strategia ben precisa che, ha spiegato ai fedelissimi, ha un «unico obiettivo»: «Farci arrivare sfiancati al referendum».
Non quello sulle trivelle, perché, nonostante il «caso Guidi» abbia acceso i riflettori su quell’appuntamento, i renziani sono convinti che al massimo potrà andare a votare alle urne il 40 per cento degli italiani. Il che vuol dire che il quorum non sarà raggiunto.
No, il referendum al quale il premier tiene sopra ogni altra cosa è quello costituzionale di ottobre: «Sarà il vero punto di svolta, perché dopo non ce ne sarà per nessuno», ha detto Renzi ai collaboratori. Perciò il presidente del Consiglio prevede «il colpo di coda» di tutti quelli che si sentono minacciati dalla sua vittoria referendaria.
E in questo schieramento composito («Vedrete, saranno tutti contro di noi», afferma il premier), secondo i renziani, c’è un po’ di tutto: pezzi dei cosiddetti «poteri forti», oppositori politici (esterni ma anche interni), alcuni magistrati (ma non la magistratura) e una parte dei mass media.
Non è un caso che ieri Filippo Sensi abbia «twittato» come colonna sonora della giornata la vecchia canzone di Antoine: «Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre...». Un tweet indicativo dello stato d’animo del premier e dei suoi.
E infatti Renzi ha avviato una controffensiva televisiva. Ieri, al Tg2, ha precisato: «Guidi ha sbagliato, ma non si tratta di un illecito. È una barzelletta la storia del governo delle lobby e dei petrolieri. Noi non prestiamo attenzione ai giochetti dei politicanti che vogliono fare polemica».