1. ALTRO CHE “RIPRESA FRAGILE”, COME DICEVA FINO A UN MESE FA PADOAN A PITTIBIMBO 2. LA VERITÀ È CHE SIAMO QUASI IN RECESSIONE E URGE UNA CLASSICA MANOVRA ESTIVA 3. SOLO CHE RENZIE NON VUOLE, E SI ASPETTA METÀ OTTOBRE E SI SPERA NEI MERCATI 4. UNA RIPRESA DELLO SPREAD O QUALCHE FATTORE INTERNAZIONALE PRODURRANNO L’ALIBI DI UNA CORREZIONE DA 7-10 MLD SUL 2014, ANNO IN CUI DOVEVAMO CRESCERE DELLO 0,8 5. ALLO STUDIO UNA SECONDA “PATRIMONIALINA”. STAVOLTA NON SI SALVANO MANCO I BOT

RENZI RENZI

DAGOREPORT

 

Un’estate sperando nello Stellone e un autunno caldo con tanto di manovra correttiva. Il trio Renzie-Delrio-Padoan sa che entro la fine dell’anno bisognerà mettere mano ai conti pubblici e prepara le contromosse al calo del Pil e alla stagflazione, ben sapendo che quell’obiettivo di crescita a +0,8% per il 2014 è ormai pura fantascienza.

 

Lunedì, quando l’Istat ha fatto comparire il segno “meno” di fronte alle stime del Pil per il secondo trimestre 2014, accompagnandole a dati sconfortanti sulla stagnazione dei prezzi (+0,3%), in Bankitalia e al Tesoro hanno preso atto che siamo nella più classica delle stagflazioni, ovvero una forma di depressione economica insidiosa dove il raffreddamento dei prezzi nasconde solo un coriaceo blocco delle attività produttive. “Il cavallo non beve”, si sarebbe detto ai tempi di Andreotti e Carli.

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Ieri, con i dati sulla disoccupazione in continuo aumento (siamo arrivati al 12,6%!), il frittatone avvelenato si è ricomposto alla perfezione nella padella, perché ormai lo sanno anche i bambini che finché non torna il lavoro non c’è ripresa. E gente come Padoan ha parlato fino a ieri di “ripresa fragile” passando perfino per pessimista, agli occhi di Pittibimbo e Delrio, quando invece era, semmai, fin troppo ottimista. Quale ripresa? I famosi 80 euro sono spesi in debiti e multe, non i nuovi consumi. Ma se si vuole confermarli anche per il 2015, costano parecchio.

 

GIORGIO NAPOLITANO E MARIO DRAGHIGIORGIO NAPOLITANO E MARIO DRAGHI

Un normale governo degli ultimi vent’anni starebbe già pensando alla manovra correttiva per il 2014, da fare a Ferragosto nella peggiore tradizione di opacità. Mancano, nella migliore delle ipotesi da 7 a 10 miliardi di euro. E c’è solo da sperare che non riparta lo spread, visto che già spendiamo 80 miliardi l’anno in interessi sul debito pubblico. Ma uno che “cambia verso” come Renzie non la farà mai la manovra estiva. Ha appena “abbassato” le tasse e non vuole perdere la faccia dopo aver pigliato il 40% alle Europee a suon di promesse e sorrisi.

 

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E’ un problema, perché alla fine lo sanno tutti che la manovra andrà fatta e prima “correggi” meglio è. Intervenire a ottobre, con 4 mesi scarsi a disposizione, non è la stessa cosa che intervenire d’estate, con quasi metà anno davanti. Gli uomini del ministro Padoan, che sui conti riferisce direttamente a Re Giorgio e alla Bce, si muovono con in mente la data del 15 ottobre.

 

RENZI E DELRIORENZI E DELRIO

Quel giorno andrà presentato il Def e saranno pubbliche anche le stime sul Pil del terzo trimestre. Se saranno negative, con due trimestri consecutivi con il segno meno, saremo anche formalmente un Paese in recessione. I mercati non gradiranno e si potrà dare la colpa alla loro ottusa severità, almeno politicamente. Sono ipotizzabili interventi sui risparmi e sulle rendite finanziarie. Insomma un’altra mezza patrimonialina, con un qualche prelievo sui pacchetti di Bot e Cct più sostanziosi.

 

Al momento, dalle parti di via XX Settembre, non sembrano esserci alternative credibili. I famosi 17 miliardi di tagli messi a bilancio con la Spending review sono già duri da portare a casa; gli eurobond vagheggiati dal sottosegretario Delrio non sono nell’agenda di Bruxelles; le privatizzazioni sono una tombola, visto come sta andando Fincantieri e come Poste frena su se stessa. E Renzi dovrà “correggere”, come quasi tutti i predecessori. Ma c’è da giurare che sarà bravissimo a inventarsi una ragione che purtroppo si vede benissimo a occhio nudo già oggi.

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