biagio mazzotta meloni

DEEP STATE, IL CALVARIO DI OGNI ESECUTIVO (MA SENZA, NON SI GOVERNA) - CRESCONO LE TENSIONI TRA CENTRODESTRA E IL RAGIONIERE DELLO STATO BIAGIO MAZZOTTA - PER L'INTERA SESSIONE DI BILANCIO L'UOMO CHE HA IN MANO I CONTI DELLO STATO NEL DETTAGLIO NON È MAI STATO A PALAZZO CHIGI: NESSUNO CE L'HA CHIAMATO - PRIMA DI NATALE, DALLA MAGGIORANZA ERANO ARRIVATE CRITICHE ALLA RAGIONERIA PERCHÉ I SUOI TECNICI NON SAREBBERO STATI PRESENTI PER ASSISTERE LA COMMISSIONE BILANCIO DELLA CAMERA DURANTE LA STRETTA FINALE SULLA LEGGE FINANZIARIA…

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

biagio mazzotta

Ragioniere generale dello Stato da tre anni e mezzo, quando sostituì Daniele Franco allora passato alla Banca d'Italia, Biagio Mazzotta non sembra trovarsi nella lista dei dirigenti pubblici oggi più esposti allo spoils system. Non ci sono indizi evidenti che il governo di Giorgia Meloni voglia usare le proprie prerogative per sostituirlo con una figura più gradita.

 

In teoria potrebbe farlo, perché la riforma della Pubblica amministrazione firmata da Franco Bassanini nel 1997 dà a ogni nuovo esecutivo tre mesi dal giuramento per cambiare i funzionari pubblici nei ruoli di assoluto vertice. In pratica anche la presidente del Consiglio sa che non sarà facile trovare un sostituto all'altezza in tempi brevi: i tre mesi scadono il 24 gennaio e le competenze per guidare la Ragioneria generale non s'improvvisano.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Questo non vuol dire che regni il sereno fisso, fra il nuovo governo politico e uno dei corpi tecnici più indipendenti e strategici dello Stato. Durante la fase difficile e compressa di varo e approvazione della manovra, tensioni e incomprensioni non sono mancate. Di certo per l'intera sessione di bilancio il Ragioniere generale dello Stato - l'uomo che ha in mano i conti nel dettaglio - non è mai stato a Palazzo Chigi: nessuno ce l'ha chiamato. Questa è una rottura con la prassi consolidata di molti governi precedenti, perché la presenza del Ragioniere serve ad avere subito consapevolezza dell'impatto delle singole misure e dei limiti delle compatibilità finanziarie.

 

biagio mazzotta

La legge di Bilancio quei limiti non li supera. Per il 2023 era stato indicato un obiettivo di deficit al 4,5% del prodotto lordo e le norme in manovra sono coerenti con quello (benché resti da vedere se serviranno sussidi alle bollette anche dopo i primi tre mesi dell'anno, i soli già finanziati). Ma Mazzotta, che ieri non era immediatamente disponibile per un commento, non avrebbe affatto capito né gradito l'esclusione inedita dalla riunione al più alto livello politico.

 

Del resto dei segni di tensione erano già emersi. Subito prima di Natale, dalla maggioranza erano arrivate critiche alla Ragioneria perché i suoi tecnici - secondo le accuse - non sarebbero stati presenti per assistere la commissione Bilancio della Camera durante la stretta finale per mandare la legge finanziaria al voto in Aula. In realtà anche in questo caso sembra che nessuno li abbia invitati in Parlamento per l'intera sessione di bilancio.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Alla fine la stessa Ragioneria, numeri alla mano, ha chiesto non meno di 44 correzioni durante il rush finale dopo gli emendamenti di maggioranza. Resta il fatto che questi governi, come molti altri prima, ai tecnici dei conti dello Stato devono qualcosa. È grazie alla tradizionale prudenza della struttura di Mazzotta che i saldi di bilancio riescono a sorprendere in positivo, malgrado le tensioni sulla spesa.

 

È successo l'anno scorso con il governo di Mario Draghi e dell'ex Ragioniere dello Stato Daniele Franco come ministro dell'Economia. E sta succedendo di nuovo adesso, dato che il fabbisogno di cassa del settore statale - a 66,9 miliardi nel 2022 - è inferiore di 39,6 miliardi rispetto al 2021 e inferiore alle stesse previsioni del governo per l'anno scorso. Del margine sembra esserci anche sul costo dei sussidi al consumo energetico di qui a fine marzo.

giancarlo giorgetti giorgia meloni

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