DE-CAMERON - LA COMMEDIA UMANA DI DAVID CAMERON, SEMPRE PIÙ VICINO ALLA SUA FINE POLITICA - L’OPPOSIZIONE LO ATTACCA PER LA DISASTROSA SITUAZIONE ECONOMICA INGLESE (LA PEGGIORE RECESSIONE DAL 1930 E 3 MLN DI DISOCCUPATI), DAL FRONTE INTERNO LO ACCUSANO: HA TASSATO GLI ANZIANI, LE ORGANIZZAZIONI DI BENEFICENZA E I PASTI CALDI TAKE AWAY, MA NON I RICCHI - E ORA CI SI METTE PURE LO SQUALO MURDOCH, CHE POTREBBE AFFONDARLO…

Andrea Malaguti per "la Stampa"

Martedì pomeriggio, mentre i suoi collaboratori festeggiavano a Downing Street il fidanzamento della collega Isabel Sperarman, il primo ministro David Cameron era rimasto insolitamente seduto a guardare la tv. A poco meno di due anni dalla sua elezione aveva l'impressione che le cose cominciassero a sfuggirgli di mano. Davanti alla commissione Leveson, da lui stesso voluta, stava deponendo James Murdoch e il capo del governo temeva - perché così gli era stato fatto capire - che il figlio dello Squalo avrebbe prodotto in aula l'ambigua corrispondenza con il Numero 10 e in particolare con il suo titolare. Vale a dire lui.

Alle cinque di pomeriggio sembrava sollevato. La deposizione di James era stata apparentemente indolore e adesso i suoi sforzi erano concentrati sulla necessità di spiegare al Paese i nuovi sconvenienti dati economici. Nonostante una manovra profonda e dolorosa - o forse proprio per quello - la Gran Bretagna era entrata ufficialmente in recessione dopo 35 anni, la crisi più violenta dal 1930. Era convinto che il giorno seguente, in Parlamento, sarebbe stato il tema forte del Question Time. Il leader laburista Ed Miliband lo avrebbe accusato ancora una volta di avere perso di vista i problemi reali del Paese. Ma a questo, gli pareva, si poteva rimediare.

«Voi ci avete trascinato in questo disastro, noi ne stiamo uscendo», avrebbe risposto. Più difficile sarebbe stato riuscire a rintuzzare la montante opposizione interna, divenuta incontrollabile dopo la presentazione della finanziaria e i nuovi dati sulla disoccupazione: tre milioni di inglesi in cerca di lavoro. Un incubo. L'oscura Nadine Dorries, parlamentare conservatrice di seconda fila, aveva puntato il dito contro di lui e contro il suo braccio destro. «Il capo del governo e il suo ministro del Tesoro sono due arroganti posh boy che non conoscono neppure il prezzo del latte». Sepolti.

La frase aveva fatto rapidamente il giro del Regno. Ma perché tutto questo furore? Per scelte ritenute trasversalmente insopportabili: la granny tax (tassa sui pensionati), la pasty tax (la tassa sui cibi caldi take away), la charity tax (tassa sulle associazioni di beneficenza), introdotte mentre le tasse dei super ricchi venivano ridotte dal 50 al 45%. E poi le posizioni ondivaghe sullo sciopero dei trasporti e sulla necessità di estradare pericolosi agitatori islamici come il predicatore d'odio Abu Qatada.

Per Cameron il quadro era evidentemente fosco, molto diverso da quello esaltante del maggio 2010. Allora era pieno di speranze e di promesse. «La sfida dei moderni conservatori è la rivitalizzazione della società attraverso la responsabilità sociale», teorizzava. Voleva restituire l'immagine di un uomo puro e invulnerabile.

Un uomo nuovo. Il padre della Big Society. Ma adesso, alla vigilia della consultazione elettorale per le amministrative del 3 maggio (500 seggi da assegnare in 181 consigli comunali tra la Scozia, il Galles e l'Inghilterra, Londra inclusa) quei discorsi gli parevano preistoria. La realtà aveva preso in mano i suoi proclami e ne aveva fatto carta straccia. L'ultima mazzata gli è arrivata mentre era invaso da questi pensieri.

A poche ore dal Question Time era emerso che uno dei più stretti collaboratori del ministro della Cultura e dello Sport, Jeremy Hunt, aveva intrattenuto una ricca, ingiustificabile e segreta corrispondenza con il gruppo Murdoch in relazione all'acquisto da parte di News Corporation del 100% di BSkyB (la piattaforma digitale di Sky). Il collaboratore era stato costretto a dimettersi. Ma ora che fare di Hunt? Come difenderlo? Come evitare davanti all'opinione pubblica l'equazione «Murdoch uguale trame oscure, uguale stomachevole manipolazione dei vertici della politica britannica a partire da Cameron»?

Il giorno dopo, di fronte a una House of Commons mai così riottosa, il premier aveva difeso il suo ministro. Anche perché, a novanta giorni dalle Olimpiadi, sarebbe stato impensabile muoversi diversamente. «Non abbiamo fatto nulla di scorretto», aveva detto. Ma la risposta non aveva convinto il Paese, che ancora oggi chiede la testa di Hunt. E non esclude di chiedere la sua, visto che anche Rebekah Brooks, ex pupilla di Murdoch, fa sapere di essere disposta a rendere pubbliche le mail tra lei e Cameron.

Intanto il Sunday Times ha pubblicato un sondaggio di YouGov. Se si andasse a votare oggi i Tory otterrebbero il 29% dei voti. La percentuale più bassa dal 2004 per un partito di governo. Un crollo di otto punti nel giro di una settimana. I Labour si aggiudicherebbero il 40%, i Libdem l'11%. Il 10% andrebbe ai nazionalisti dell'Ukip, capaci di intercettare i delusi di destra.

Devastanti i dati legati alla popolarità del primo ministro, in calo del 16% rispetto a un mese fa. Un inglese su due è convinto che abbia perso il controllo del Paese. Le elezioni del 3 maggio daranno riposte importanti, se Cameron dovesse perdere anche Londra (improbabile, non impossibile), per lui sarebbe la fine. Sempre che lo scandalo Murdoch non lo mangi prima. Consapevole del momento nero ieri mattina si è fatto intervistare dalla BBC. «Non c'è mai stato alcun accordo con la famiglia Murdoch», ha giurato, ma aveva l'aria di un clown triste sulla pista del circo.

 

RUPERT MURDOCH DAVID CAMERONDavid CameronJAMES E RUPERT MURDOCHJAMES MURDOCH David CAmeron corre sul lungomare di Blackpool ed miliband

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…