CONTI CHE NON TORNANO – DIETRO ALLA FIGURACCIA DELLA MANOVRA SENZA IL TIMBRO DELLA RAGIONERIA GENERALE (CHE HA FATTO INCAZZARE RE GIORGIO) C’È UNO SCONTRO AI VERTICI DELLA RAGIONERIA STESSA

Fabrizio Ravoni per "il Giornale"

 

Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso

Il Quirinale annuncia di aver ricevuto la legge di Stabilità dal ministero dell'Economia. Nella stessa comunicazione, però, la presidenza della Repubblica precisa che la legge «è in attesa di bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato».

La circostanza è rara, anzi mai verificata per una legge di Bilancio. Tant'è che Renato Brunetta sottolinea che, in assenza di bollinatura, la manovra «ha valore zero».

 

Il ministero dell'Economia con molto imbarazzo corre così ai ripari in serata, con una dettagliata nota nella quale ripercorre le tappe della presentazione, solo «anticipata al Quirinale», e annuncia che la bollinatura ci sarà oggi. Spiegazione che ha il sapore della «pezza a colore» e nulla toglie alla figuraccia poco rituale.

 

All'incidente procedurale si sarebbe arrivati infatti - così vociferano nei corridoi del ministero dell'Economia - per uno scontro ai vertici della Ragioneria generale dello Stato. Scontro che vede su posizioni contrapposte Daniele Franco, ragioniere generale dello Stato, ed Alessandra Dal Verme, alto funzionario della Ragioneria e terminale della Rgs a Palazzo Chigi (partecipa - come ricorda il curriculum - alle riunioni preparatorie del Cdm e del Cipe).

 

Il primo è stato voluto nell'incarico da Fabrizio Saccomanni, prelevandolo dalla Banca d'Italia (erano colleghi in via Nazionale). La seconda iniziò la carriera alla Rgs con Andrea Monorchio e vanterebbe una parentela con Paolo Gentiloni, renziano della prima ora. A quanto pare, sarebbe stata proprio la Dal Verme a garantire la copertura finanziaria alle varie iniziative lanciate dal presidente del Consiglio: dalla lievitazione della manovra da 23 a 36 miliardi in sette giorni, all'ultima degli 80 euro per i bebè. Sempre a quanto dicono nei corridoi di Via XX Settembre, Franco era all'oscuro delle garanzie assicurate dalla sua «collaboratrice». E con lui, il ministro: impegnato la settimana prima del varo tra Washington e Lussemburgo.

Giorgio  Napolitano Giorgio Napolitano

 

Il risultato è stato che quando Daniele Franco si è visto arrivare il testo dal gabinetto del ministro (elaborato in funzione delle coperture garantite dalla Dal Verme a Renzi), è caduto dalle nuvole. Per sei giorni al ministero hanno provato a trovare una soluzione a questa lotta fratricida della Ragioneria che - nei fatti - impediva di consegnare al Colle la legge di Stabilità. L'altra sera, tanto per fare un esempio, alla manovra mancavano ancora le tabelle sui tagli ai dicasteri.

 

Anche per queste ragioni, Daniele Franco si rifiutava (e si è rifiutato fino all'ultimo) di «bollinare» la legge. E così, senza il «bollino» della Ragioneria, è stata consegnata al Quirinale.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

La «bollinatura» è un retaggio ereditato dal Regno. Fino a pochi anni fa, il Ragioniere apponeva realmente un bollino di stagno alla legge di Bilancio. Era il segno che - da un punto di vista contabile - la legge era coperta. Ora quello stagno è stato sostituito da un timbro con la firma del Ragioniere. E solo lui può metterlo. Nemmeno il ministro. Nemmeno il premier. E Franco - almeno fino a oggi - non ha apposto alcun timbro a garanzia della copertura finanziaria alla legge di Stabilità. Proprio perché si sarebbe sentito «scavalcare» dalla Dal Verme.

 

DANIELE FRANCO DANIELE FRANCO

Le malelingue della Ragioneria sostengono che l'atteggiamento della Dal Verme sia stato stimolato dal fatto che Renzi (o chi per lui) le avrebbe fatto balenare la possibilità di nominarla (dopo averla messa nel cda dell'Expo) al posto di Franco in tempi relativamente brevi. Ma c'è anche chi dice che, ormai «bruciata» dalla vicenda, alla Dal Verme potrebbe essere preferito Biagio Mazzotta, altro alto funzionario della Rgs. A Palazzo Chigi, invece, sospettano che dietro l'atteggiamento del Ragioniere ci sia la «manina» di Saccomanni e di Letta.

 

Fin qui, i gossip che filtrano dal ministero dell'Economia. Il risultato concreto è che alla luce della mancata bollinatura, il Quirinale è stato ieri costretto a precisare che la legge di Stabilità sarà «oggetto di un attento esame, essendo per sua natura un provvedimento molto complesso» e probabilmente sollecitato il ministero dell'Economia a riparare la «gaffe». Infatti nei saldi contabili sono conteggiati anche 10 miliardi di privatizzazioni, da raggiungere anche attraverso l'Ipo delle Poste: iniziativa che non sembra incontrare i favori dell'attuale vertice.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…