prete preti gay

LE DONNE SALVERANNO LA CHIESA AUSTRALIANA “DALLA PIU’ GRANDE CRISI DELLA SUA STORIA” – INCONTRI A PORTE CHIUSE IN VATICANO DOPO LO SCANDALO PEDOFILIA CHE VEDE COINVOLTO ANCHE IL CARDINALE PELL – PARLA L’ARCIVESCOVO DI BRISBANE: NELLA TERRA DEI CANGURI RIFLESSIONI “PIU’ INCLUSIVE” SUI CATTOLICI GAY

 

Christopher Lamb per La Stampa

 

A seguito di colloqui con alcuni alti funzionari vaticani tenutosi la scorsa settimana, un importante vescovo australiano afferma che la Chiesa, nel suo paese, sta affrontando la più grande crisi della sua breve storia.  L’ arcivescovo di Brisbane, Mark Coleridge, ha detto che la Chiesa è stata «scossa alle fondamenta» dallo scandalo degli abusi sessuali clericali ed è giunto il momento di adottare un nuovo approccio in cui ai laici - e in particolare alle donne - venga data maggiore responsabilità. 

PRETI PEDOFILI

 

Il vicepresidente della Conferenza episcopale australiana, l’arcivescovo Coleridge ha fatto parte di una delegazione riunitasi con una serie di funzionari della Santa Sede per discutere la «situazione» del cattolicesimo nel paese. Tra questi era presente agli incontri anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati ed ex nunzio apostolico in Australia, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e l’arcivescovo Giacomo Morandi, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. 

 

Tra gli argomenti discussi anche il caso del cardinale George Pell, tesoriere vaticano ed ex arcivescovo di Sydney, accusato di reati sessuali storici. Il cardinale Pell si è preso un congedo dal suo incarico di prefetto della Segreteria per l’Economia per difendersi dalle accuse che ha sempre fermamente negato. L’arcivescovo Coleridge ha detto che il caso Pell è stato affrontato per capire «il clima generatosi in Australia intorno a questo caso». 

 

I PRETI E IL SESSO

Tuttavia è la Royal Commission australiana e il modo in cui le istituzioni si occupano di abusi sessuali su minori che probabilmente ha avuto un impatto maggiore nel Paese, con i vescovi sottoposti a pesanti critiche per il modo in cui hanno gestito i sacerdoti colpevoli di aver commesso abusi.  Parlando al settimanale The Tablet, l’arcivescovo Coleridge sostiene che sia giunto il momento per la Chiesa di mostrare «maggiore autenticità» e che questa crisi rappresenta sia una «minaccia» che «un’opportunità», spiegando che la Conferenza episcopale ha programmato per il 2020 un «Consiglio plenario» per discutere del futuro. Un altro punto all’ordine del giorno, ha aggiunto il Prelato, è come si possa dare alle donne un ruolo di governance maggiore. 

 

I PRETI E IL SESSO

«È chiaro allora che la Chiesa australiana sta attraversando un momento di profondo, doloroso e permanente cambiamento - ed è per questo che i vescovi hanno deciso di istituire un Consiglio Plenario, argomento peraltro nel nostro incontro a Roma. Il Consiglio Plenario dovrà prendere decisioni coraggiose sul futuro, tenendo conto dei cambiamenti passati e di quelli in atto», ha detto l’Arcivescovo. 

 

«Significa anche che dovremo chiederci come includere i laici - specialmente le donne - non solo nella gestione della Chiesa (come già facciamo qui su larga scala) ma nel governo della Chiesa». 

 

Di seguito l’intervista con l’arcivescovo Coleridge. 

 

Una dichiarazione vaticana di sabato ha detto che la Conferenza episcopale australiana ha tenuto incontri con vari uffici della Santa Sede la settimana scorsa. Può darci maggiori informazioni in merito? 

Mark Coleridge

«In questo momento, la Chiesa cattolica in Australia sta affrontando la più grande crisi della sua relativamente breve storia. Ciò non è dovuto solo alla Commissione reale, anche se quest’ultima è stata un potente catalizzatore nel processo che ha portato alla crisi. Un fatto riconosciuto da molti a Roma, non da ultimo dall’Arcivescovo Paul Gallagher, attualmente segretario per i Rapporti con gli Stati ed ex nunzio apostolico in Australia. All’ inizio di quest’anno la Segreteria di Stato ha invitato l’arcivescovo Hart e il sottoscritto a venire a Roma con delle persone di fiducia per affrontare questo argomento. Abbiamo deciso di invitare Justice Neville Owen, presidente del Consiglio per la verità, giustizia e guarigione, che ha coordinato l’impegno della Chiesa con la Commissione reale. Il punto delle discussioni è stato lo scambio di informazioni e la riflessione su come lavorare insieme in modo più efficace per affrontare la crisi, considerata allo stesso tempo un momento di minaccia e opportunità». 

 

Uno degli argomenti discussi è stata la Commissione reale in materia di abusi sessuali su minori. Quando prevedete che saranno pubblicati i dati e quale tipo di impatto prevede che avrà sul cattolicesimo in Australia? 

Mark Coleridge1

«La Commissione reale presenterà la sua relazione finale il 15 dicembre 2017. Si tratterà di una relazione composta da più volumi che richiederà tempo per essere letta e assorbita. Conterrà molte raccomandazioni dirette agli organi governativi dell’Australia, che dovranno decidere in ultima analisi cosa fare dei consigli. La Commissione reale ha già avuto un enorme impatto sulla Chiesa in Australia, e la relazione finale è destinata ad aumentarlo ulteriormente. La Chiesa è stata scossa alle sue fondamenta, o, come ha detto una fonte ben informata, “ha spezzato il cuore della Chiesa australiana”. Eppure c’è una grazia ardente in tutto ciò, che richiama tutta la Chiesa a una maggiore autenticità. L’appello della Commissione reale e quello di papa Francesco convergono in quello che sembra essere uno degli strani sconvolgimenti dello Spirito Santo».

 

Si è parlato molto male della Chiesa in Australia, nonostante la sua significativa presenza in parrocchie, scuole e ospedali. Anche l’afflusso di immigrati ha aumentato il numero di fedeli. A oggi, qual è la situazione della Chiesa australiana? 

Mark Coleridge 2

«È vero che la Chiesa cattolica rimane una presenza significativa in Australia attraverso le nostre organizzazioni dedicate all’istruzione, alla sanità e all’assistenza sociale (in gran parte finanziate dal governo). Ma la nostra influenza sociale e politica si è notevolmente indebolita, così come la nostra autorità morale; e ciò è avvenuto in un momento in cui l’Australia sta discutendo questioni di grande importanza sociale. I vescovi hanno molto meno peso di un tempo e sono considerati più o meno benignamente come portatori di interessi da gestire piuttosto che leader da ascoltare.

 

<È chiaro allora che la Chiesa in Australia sta attraversando un momento di profondo, doloroso e permanente cambiamento - ed è per questo che i vescovi hanno deciso di istituire un Consiglio Plenario, un tema discusso anche nel nostro incontro a Roma. Il Consiglio plenario dovrà prendere decisioni coraggiose sul futuro, tenendo conto dei cambiamenti passati e di quelli in atto. Una delle novità più evidenti è la crescente importanza delle cosiddette comunità etniche, in cui ora si trova gran parte della vera energia spirituale della Chiesa. Non sono più da considerare come “satelliti esotici”». 

Long Van Nguyen

 

Il vescovo Vincent Long Van Nguyen ha recentemente detto che il modello di «sacerdozio esaltato, distaccato ed elitario è agli sgoccioli», mentre durante i vostri incontri con i funzionari della Santa Sede è stata discussa la questione di «una maggiore partecipazione dei laici nei ruoli decisionali nella Chiesa». In che misura? 

«Non sono sicuro che il tipo di sacerdozio descritto da monsignor Long sia così evidente in Australia come altrove. Ma c’è stato molto parlare (soprattutto nella Royal Commission) di clericalismo, e gran parte di esso ha colto nel segno. Questo non significa che stiamo per abolire le ordinazioni sacerdotali, ma significa che dobbiamo riconsiderare il reclutamento e la formazione dei candidati per l’ordinazione e la formazione permanente di coloro che sono già stati ordinati. Significa anche che dovremo chiederci come includere i laici - soprattutto le donne - non solo nella gestione della Chiesa (come già facciamo qui su larga scala) ma anche nel governo della Chiesa. Questa sarà un’altra questione per il Consiglio plenario».

 

la moglie del prete

L’Australia sta attualmente votando un referendum sul matrimonio omosessuale. Alcune voci nella Chiesa ne hanno parlato a sostegno, mentre molti sono contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nella Chiesa australiana è in atto uno spostamento verso un approccio più pastorale e comprensivo per i cattolici gay? 

preti gay

«Non è solo una questione di come accompagnare i cattolici gay. Certamente loro - ma anche altri che lottano per trovare il proprio posto nella comunità della Chiesa e per riconoscere la verità della propria vita nell’insegnamento della Chiesa. La grande domanda è come la Chiesa possa diventare più inclusiva senza abbandonare le verità della fede che abbiamo ricevuto piuttosto che quelle che abbiamo assemblato. Quella stessa domanda era al centro dei due Sinodi sul matrimonio e la famiglia, ed è alla base di “Amoris laetitia”. Si tratta di un lavoro in corso, e questo si vede nelle diverse risposte cattoliche al voto sul matrimonio tra persone dello stesso sesso in Australia. Tuttavia, a Roma non è stato affrontato questo argoment

Preti gayPRETI BACIO GAY

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)