bonus 80 euro renzi

DOVE TROVA IL GOVERNO I SOLDI PER LA MANOVRA? TOGLIENDOLI ALLA CLASSE MEDIA! VIA GLI 80 EURO, LA MANCETTA CHE RENZI SI INVENTÒ PER VINCERE LE ELEZIONI EUROPEE E CHE FU UN INCUBO PER PADOAN. I 9 MILIARDI ANNUI ANDRANNO A FINANZIARE (L'INIZIO) DELLA FLAT TAX - SGRAVI PER FAMIGLIE E IMPRESE - CON L’AVVIO DEL REDDITO DI CITTADINANZA E UN PRIMO ALLENTAMENTO DELLA LEGGE FORNERO, LA MANOVRA DEL 2019 COSTEREBBE SULLA CARTA CIRCA 25 MILIARDI DI EURO

 

Mario Sensini per www.corriere.it

 

BONUS Renzi 80 Euro

Convince tutti, politicamente suona bene, ma soprattutto serve come il pane alla manovra. Lega e Movimento 5 Stelle hanno deciso di «rottamare» il bonus Renzi degli 80 euro. Introdotto nel 2016 dall’allora presidente del Consiglio, che ne fece una battaglia quasi personale con Angelino Alfano e Pier Carlo Padoan,il «premio» da 80 euro lordi mensili per i lavoratori dipendenti sotto i 26 mila euro di reddito costa la bellezza di 9 miliardi euro l’anno e finisce nelle tasche di 11 milioni di contribuenti.

 

Il vertice

Nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte ed i ministri economici sembra sia stata pronunciata la sentenza definitiva. Sarà azzerato, ed utilizzato per finanziare il primo modulo della flat tax per le persone fisiche, che debutterà con la Legge di Bilancio del 2019, insieme all’estensione della tassa forfettaria del 15% per le imprese.

 

Bonus complicato

Per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria,il «bonus Renzi» è troppo complicato. Non è uno sgravio (e non riduce la pressione fiscale complessiva, cosa che faceva dannare Padoan), e crea problemi al momento dei conguagli, con troppa gente costretta a restituirlo in tutto o in parte per aver superato il tetto di reddito. Meglio utilizzare i 9 miliardi per una prima riduzione delle aliquote o un accorpamento degli scaglioni Irpef. Il primo modulo della flat tax per i cittadini, appunto.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Il piano per le tasse

L’idea, confermata dal vertice di ieri sera, è quella definire da subito, con la legge di bilancio del 2019, ma triennale, il percorso dei tagli fiscali sulle famiglie per l’intero arco della legislatura. Un programma a tappe, ma credibile perché scritto in una legge. Il governo sfrutterebbe l’effetto annuncio, capace di incidere positivamente sui consumi e sulla crescita, ed avrebbe tempi più comodi per le coperture. Qualsiasi sgravio fiscale si decidesse per il 2019,avrebbe i principali effetti contabili nel 2020, cioè nel momento della dichiarazione dei redditi. Lo stesso discorso vale per le imprese. Qui il piano è ancora più semplice, perché basta alzare i tetti di fatturato sotto i quali si applica il regime forfettario dei minimi, con l’aliquota già al 15%.

 

 

 

Sgravi a famiglie e imprese

renzi padoan

Sia la Lega che il Movimento sono decisi a varare gli sgravi sia per le famiglie che per le imprese e dare così un segnale di cambiamento all’economia. Sulla copertura della manovra fiscale c‘è ancora qualche distanza. Se il sacrificio del bonus Renzi mette tutti d’accordo, come la «pace fiscale» che però darebbe un gettito una tantum, ci sono differenze sulla linea da tenere con la Ue nel negoziato per ottenere la possibilità di fare un deficit un po’ più alto. Salvini e i suoi sono prontissimi allo scontro, mentre Di Maio appoggia la linea di Tria della «compatibilità».

 

Manovra da 25 miliardi

Con la flat tax, l’avvio del reddito di cittadinanza e probabilmente un primo allentamento della legge Fornero sulle pensioni, la manovra del 2019 costerebbe sulla carta circa 25 miliardi di euro, di cui metà per sterilizzare gli aumenti dell’Iva. Sul fronte delle coperture, per ora, ci sono il bonus Renzi, un paio di miliardi di altre detrazioni per le imprese che potrebbero sparire, e il gettito della «pace fiscale». Altro fronte delicato tra Lega e 5Stelle, con questi ultimi che puntano a circoscrivere la sanatoria solo ai piccoli contribuenti, mentre la Lega la ipotizza anche per le imprese. Da come la si imposta dipenderanno anche gli incassi, che oscillano tra uno e 3 miliardi.

 

matteo salvini luigi di maio

 

 

Metà in deficit

Nelle intenzioni dell’esecutivo le coperture dovrebbero fermarsi qui. Metà manovra, 12 miliardi su 25, dovrebbe dunque essere finanziata in deficit per evitare che tagli di spesa o nuove entrate deprimano troppo l’economia. Non è detto che la Ue sia daccordo. Il negoziato è in corso e per il momento non depone male. Ma anche ieri sera i ministri della Lega sono stati chiari. Il programma di governo deve essere attuato. Checché ne dica Bruxelles.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…