TOSI, LEGA-TELO! - IL SINDACO DI VERONA ADESSO SI SCOPRE COLOMBA E VUOLE LE PRIMARIE DEL CENTRODESTRA: OK, MA QUALI?

Da La Stampa

Flavio Tosi prova ad esportare a livello nazionale la formula con cui ha vinto a Verona, una formula che va oltre la Lega Nord. Non a caso ipotizza che alle prossime elezioni politiche insieme al Carroccio si possano presentare anche «simboli non strutturalmente legati ai partiti», insomma liste civiche come quella che lo ha appoggiato nella sua corsa a sindaco o che ha permesso a Roberto Maroni, il segretario della Lega, di diventare presidente della Lombardia.

Maroni non c'era oggi alla presentazione della nuova fondazione di Tosi a Mantova e della sua candidatura alle primarie del centrodestra e non c'erano neanche altri big del partito come Luca Zaia, Roberto Cota o Matteo Salvini. Nessuna polemica, secondo il sindaco, che ha detto di averli sentiti e ringraziati perché «hanno capito lo spirito dell'iniziativa», ovvero l'idea di presentare un progetto che va oltre il partito.

Un candidato premier o candidato sindaco, ha spiegato, lo è di tutti i cittadini e non solo una parte. Per questo Tosi aveva chiesto di non portare bandiere o simboli al Palabam. Unica eccezione la pochette verde che ha fatto timidamente capolino dal suo taschino. Questo non significa che il sindaco escluda di poter diventare il nuovo segretario del Carroccio dopo Maroni. Si è limitato a dire che la candidatura al congresso dovrebbe «essere unitaria». Intanto ha iniziato a chiedere le primarie del centrodestra.

Il suo progetto non riguarda solo il Nord, come dimostra lo slogan "Ricostruiamo il Paese". «Non è una questione di Nord contro Sud ma di chi spende bene i soldi delle vostre tasche» ha spiegato ai cinquemila arrivati a Mantova, in pullman o auto. Esempi? La Puglia ha i conti in ordine e meno dipendenti in rapporto al numero di abitanti di quanti non ne abbiano Trentino Alto Adige o Val d'Aosta.

«Il buon governo e la riduzione degli sprechi - ha aggiunto - lo vogliono tutti». E allora andrà a raccontare la sua idea in tour anche nelle regioni meridionali. «C'è voglia di cambiare - ha detto - dopo vent'anni in cui le cose nel Paese non sono cambiate, non si sono fatte le riforme per veti incrociati, guerra fra bande, chi era con Berlusconi e chi contro, chi ha cercato di mettere il Nord contro il Sud».

La sua ricetta include: una nuova legge elettorale, un ricambio generazionale (che il Pd nella leadership, con Letta e Matteo Renzi, ammette, ha fatto), meno burocrazia, spese tagliate. Non si parla di uscire dall'euro perché «tantissimo è costato entrarci e certo non ci fanno uscire gratis».

Quello che bisogna fare è «rinegoziare» i patti con la Ue, far pesare la nostra voce perché «l'Italia all'Europa regala 8 miliardi di euro». E una volta eletti bisogna pensare solo a dare risposte ai cittadini.

Per questo ha apprezzato la posizione di Alfano, Lorenzin e degli altri che nel Pdl si sono opposti al capo per tenere in vita il governo, scelta non facile con cui «hanno messo a rischio la loro carriera politica» per l'interesse dei cittadini. Con loro si potrà discutere e in qualche modo anche con Renzi - rottamatore della sinistra - con cui sente qualche affinità, soprattutto perché entrambi soni sindaci e fra sindaci ci si capisce.

 

Tosi e KyengeFLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpegLA VERSIONE DI TOSI STEFANIA VILLANOVA E FLAVIO TOSILUCA ZAIA SPEZZA IL PANE UMBERTO BOSSI E ROBERTO COTA

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