EIA EIA BACCALA'! BENITO IN TESTA NON AVEVA SOLO IL FEZ MA ANCHE UN BEL PAIO DI CORNA - LA FIGLIA EDDA NE ERA CONVINTA: “MIA MADRE SANTA DONNA QUI, SANTA DONNA LÀ, MA IO CHE CI HO VISSUTO VICINO PENSO CHE NON FOSSE POI QUESTA SANTA DONNA... C’ERA SEMPRE QUESTO SIGNORE FRA I PIEDI, E A ME DAVA FASTIDIO, PERCHÉ PAPÀ POTEVA FARE QUELLO CHE VOLEVA, SU QUESTO NON SI DISCUTEVA, MA MIA MADRE NO! NON POTEVA AVERE UN AMANTE!” - LA RELAZIONE RISALIREBBE AL 1923-24, PRIMA A MILANO, POI IN ROMAGNA: “SI OCCUPAVA DELLE TERRE, DEI PODERI. BELL’UOMO, TRA PARENTESI, ANCHE LUI” - UN GIORNO BENITO DISSE ‘’BASTA CON QUESTA STORIA’’ E L’AUDACE CONSOLATORE SCOMPARVE DALLA SCENA - DA ALLORA RACHELE VENNE ‘’’PROTETTA’’ DALLA VIGILANZA FASCISTA E NEL 1928 BENITO FECE TRASFERIRE A ROMA TUTTA LA FAMIGLIA... - DA "BENITO" DI GIORDANO BRUNO GUERRI
BENITO - GIORDANO BRUNO GUERRI
Estratti da “Benito” di Giordano Bruno Guerri, Rizzoli editore
Formosa, piccola, bionda, occhi azzurri, belle gambe, la caratteristica che più piaceva a Benito insieme al seno tanto e tondo. Era pure risoluta, Rachele, le sue quattro sorelle la chiamavano «paura di niente», una ragazza dei paesi suoi che fino a allora aveva fatto la guardiana di capre e la domestica a Forlì, un ciuccio da fatica. Benito la scelse (un po’ è come dire che se ne innamorò).
benito mussolini con la moglie rachele e la figlia edda ciano
Lei, e non era la sola, lo ammirava per la vita avventurosa, per l’impegno, per la cultura. Accettò il corteggiamento, però tenendogli testa sin dall’inizio, e ne aveva ben donde. Passionale quanto brutale, non in linea con gli ideali socialisti, Benito confermò una personalità gelosa e possessiva: pretese che Rachele tagliasse i ponti con gli altri corteggiatori, che bruciasse le loro lettere, che non andasse a ballare senza di lui (una tortura già allora, per un’adolescente romagnola), arrivò al punto di servire i clienti al posto suo.
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In privato Mussolini sosteneva che le donne devono badare alla casa, fare figli e portare le corna, tre attività che Rachele esercitò in abbondanza, da questo punto di vista fu una brava moglie.
A un giudice disattento, o superficiale, una donna simile può sembrare inadeguata al demiurgo cui tutto è permesso tranne accontentarsi.
BENITO MUSSOLINI EDDA GALEAZZO CIANO
Infatti Benito non si accontentava, né da spiantato né da duce. Gli italiani trovarono normale – quando lo scoprirono, dopo la caduta del regime – che da anni avesse un’amante giovane e bella, Clara Petacci, la consueta storia di un uomo maturo e potente che raccoglie l’entusiasmo di una ragazza innamorata del suo mito. Meglio, e ancora più semplicemente, la classica divisione tra moglie e amante.
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rachele e benito mussolini con i primi quattro figli edda, bruno, vittorio e romano
«Quando abitavo in via Rasella ero un gran chiavatore» raccontò a Clara Petacci «avevo quattordici donne, il pensiero di essere di una sola mi era inconcepibile. C’è stato un periodo che ne prendevo tre-quattro per sera, una dopo l’altra». Sospetto che millantasse sulle prestazioni serali, ma era serio quando, parlando con un giornalista straniero, disse che, se prima rischiava di «finire dentro», ora «a metterli dentro sono io».
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Rachele rimase a Milano, all’epoca non era consuetudine portare con sé la first lady, diremmo oggi. Aveva mantenuto l’atteggiamento di contadina romagnola e anche in seguito non comparve quasi mai in occasioni pubbliche, badava alla casa e ai figli.
Come raccontò Vittorio, la madre non aveva intenzione di muoversi: per il pregiudizio – diffuso e fondato già allora – circa la sporcizia e la mollezza che regnavano a Roma, e perché nel capoluogo lombardo stava benone. Faceva la vita da sciura, si muoveva con l’autista per andare al mercato a discutere sul prezzo della verdura e a incontrare le amiche. La lontananza le permetteva di sopportare l’ingombrante infedeltà di lui.
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Abbiamo lasciato Rachele a Milano, città che alla fine abbandonò per la campagna. Accettava le distrazioni romane e l’attività politica che portava il marito lontano centinaia di chilometri, ma non sopportava che quando saliva al nord, piuttosto che stare con la famiglia preferisse alloggiare al Grand Hotel et de Milan, dove spesso andava a trovarlo Margherita Sarfatti.
Rachele da qualche tempo riceveva da lui un assegno mensile che in un certo senso sanciva la loro separazione. Superato il limite, o raggiunta una cifra bastante, smontò tutto e si rifugiò con i figli in un casale romagnolo, vicino a quella che divenne la residenza campagnola dei Mussolini, Villa Carpena.
Da allora, appena possibile, Rachele comperava un pezzo di terra là, un casale da restaurare qua, insomma cose solide da donna solida. Anche quando Benito divenne il fondatore dell’impero, lei non dimenticò che tutto poteva finire da un momento all’altro.
rachele e benito mussolini - 2
Si deve a Arnaldo la decisione di Benito di troncare la relazione con la Sarfatti. Il fratello mite e saggio convinse il duce anche a sposarsi religiosamente, per opportunità politica. Rachele, rassicurata a tal punto, tornò a Milano e prese alloggio in un elegante caseggiato in via Pagano: sei stanze grandi e luminose dove – le abitudini sono tali perché non cambiano – il marito andava a trovarla di rado.
Donna Rachele e Benito Mussolini
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Soltanto nel 1989, in un’intervista casalinga rilasciata a un amico, Edda parlò della possibilità – più di una possibilità – che Rachele abbia avuto un amante, almeno uno in tutta la vita: «Ne ero convinta, e lo pensavano anche altri. C’era sempre questo signore fra i piedi, e a me dava fastidio, perché papà poteva fare quello che voleva, su questo non si discuteva, ma mia madre no! Non poteva avere un amante!».
Non si trattava soltanto del papà-duce, sarebbe stato lo stesso in qualsiasi famiglia, al marito era concesso tutto, alla moglie, niente.
La relazione risalirebbe al 1923-24, prima a Milano, poi in Romagna: «Si occupava delle terre, dei poderi». L’audace consolatore era romagnolo, continua Edda: «Bell’uomo, tra parentesi, anche lui». Anche lui.
Benito ne ebbe sentore, e in famiglia ci furono liti più furenti del solito. «Mia madre santa donna qui, santa donna là» polemizza Edda «ma io che ci ho vissuto vicino penso che non fosse poi questa santa donna. Onestamente credo di avere ragione».
Un giorno Benito disse «Basta con questa storia» e l’intruso scomparve dalla scena. Stessa fine ignota – forse in una solitaria stazione del Sud o della Sardegna – toccò al nipote dell’uomo, un giovane ferroviere di nome Arrigo, amico di Edda, e a due suoi fratelli. Da allora Rachele venne «protetta» dalla vigilanza fascista e nel 1928 Benito fece trasferire a Roma tutta la famiglia.
GIORDANO BRUNO GUERRIRachele e Benito Mussolini con i figli Edda - Bruno - Vittorio e Romanoclaretta petaccirachele e benito mussoliniBenito Mussolini Claretta Petaccibenito mussolini con la figlia eddabenito mussolini con la moglie rachele guidi e i figli edda, vittorio, bruno, romano e anna mariaEDDA MUSSOLINI GALEAZZO CIANOEDDA MUSSOLINI CON GALEAZZO CIANO SOTTO GLI OCCHI DEL DUCEsarfattibenito mussoliniClaretta Petaccil edizione italiana della biografia sul ducebenito mussolini con la racchetta da tennis courtesy pasquale chessaBENITO MUSSOLINI CON I FIGLI benito mussolini e claretta petacci fucilati a dongo 28 aprile 1945 benito mussolini a torso nudobenito mussolini nei campi benito mussolini benito mussoilni marpioneBENITO MUSSOLINI SUONA IL VIOLINObenito mussolini circondato da ragazze benito mussolini 2benito mussolini quando fu arrestato dalla polizia svizzera nel 1903BENITO MUSSOLINI IN BARCAedda mussolini